Il 28 marzo abbiamo partecipato alle manifestazioni che i sindacati dei metalmeccanici, Fiom, Uilm e Fim hanno organizzato in occasione dello sciopero per il rinnovo del contratto collettivo nazionale.
La Fiom ha comunicato un’adesione con picchi del 90%, ma parlando con gli operai abbiamo raccolto valutazioni contraddittorie: tenendo come riferimento la propria zona qualcuno confermava quelle stime, mentre altri le ridimensionavano sensibilmente. Ma, più che i numeri, riteniamo molto importanti i contenuti e le idee che abbiamo raccolto in quelle piazze.
La mobilitazione dei metalmeccanici è un motore acceso, in questa fase la benzina che lo muove è la lotta per il rinnovo del contratto, ma nella parte più cosciente e avanzata esiste la consapevolezza del ruolo che la classe operaia può e deve avere nella più generale lotta politica in corso nel paese.
Non cerchiamo di convincere nessuno dell’importanza di legare ogni mobilitazione a quella dei metalmeccanici, lavoriamo per fare in modo che il peso e il valore della mobilitazione dei metalmeccanici confluisca nella più generale mobilitazione delle masse popolari, ad esempio in quella contro la guerra e il riarmo e in quella in solidarietà al popolo palestinese.
Allo stesso tempo lavoriamo affinché la parte già organizzata e attiva delle masse popolari sostenga la classe operaia nel fare della campagna referendaria per l’abrogazione di alcune parti del Jobs Act (si vota l’8 e il 9 giugno) uno strumento per sviluppare il ruolo politico della classe lavoratrice.
Non ci interessa affatto entrare nelle dinamiche tipiche della concorrenza fra organizzazioni sindacali, anzi contrastiamo ogni forma di concorrenza: quello che ci interessa, quello a cui lavoriamo, è che la classe operaia usi ogni tipo di mobilitazione – quella per il contratto dei metalmeccanici, quella contro la repressione aziendale, quella per sicurezza – per rafforzare la propria organizzazione indipendentemente dalle tessere sindacali; lavoriamo affinché nelle aziende si costituiscano organismi simili a quelli che erano i Consigli di Fabbrica, che si occupano di quello che succede dentro e fuori le aziende.

Da Torino
Paolo Palmeto
Mopar Rivalta – Gruppo Stellantis
Sono un operaio Stellantis e sono stato Rsu Fiom per trent’anni. Sono qui nonostante nel mio stabilimento non ci sia stata la dichiarazione di sciopero dei sindacati confederali. La situazione in Stellantis è particolare perché non rientriamo nel contratto collettivo nazionale dei metalmeccanici. La Fiom, almeno formalmente, ha l’obiettivo di rientrarci e per questo le abbiamo chiesto di indire sciopero oggi, ma non lo ha fatto, allora ci siamo rivolti ai Cobas che, in effetti, hanno coperto lo sciopero e ci hanno dato la possibilità di partecipare.
In Stellantis, dicevo, applicano un contratto molto discutibile, votato solo dalla minoranza dei lavoratori in un clima di ricatto. Quindi, possiamo dire che ci è stato imposto. Mi aspettavo una mobilitazione più decisa proprio a partire da questo, ma mi sembra che con il passare del tempo i sindacati si siano rassegnati…
(…) Nella storia, in linea di massima, gli operai sono sempre stati contro le guerre, anche perché sono quelli che poi subiscono di più in queste situazioni. Adesso si parla di riconversione industriale per la produzione di carri armati e questo è assolutamente inaccettabile. Ma parliamo anche delle condizioni dentro gli stabilimenti, che sono costantemente peggiorate sia a livello di sicurezza che di diritti in generale.
Landini è andato in quella piazza, il 15 marzo, anche con parole d’ordine giuste, ma quella non è la nostra piazza. La nostra piazza è quella del 12 aprile a Milano per la Palestina, e anche se sicuramente tanti iscritti parteciperanno a titolo individuale, è a piazze come quelle che la Fiom deve aderire!
Operaio di Napoli
Da Firenze
Matteo Carresi
Rsu Fiom alla Mouts Srl
Lavoriamo per la moda e non abbiamo vertenze particolari in ballo. Qui si parla semplicemente del futuro dell’azienda e del futuro di tutti noi, perché se si ferma la metalmeccanica in Italia si porta dietro tutto. Perché nessuno più paga le tasse, non si pagano più contributi, e dato che siamo quelli più tassati si ferma tutto il comparto e poi di seguito tutto il paese. Quindi, questi incravattati ci pensino bene a fare quello che fanno.
A proposito di incravattati, penso tu ti riferisca a Federmeccanica, Confindustria, ecc. Questo è il secondo sciopero di otto ore in due mesi, però a quanto pare questi soggetti non ne vogliono sapere di muoversi. Secondo te, quali sono i passaggi, le vie, i metodi da mettere in campo per sbloccare la situazione?
Io penso che non ci sia una ricetta particolare, tutto dipende dal numero. Cioè noi siamo delle formiche e ci trattano come formiche, però le formiche quando sono unite non le ferma nessun predatore, nessuna creatura vivente si può contrapporre alle formiche, se sono unite.
Quindi, quello che penso io è che noi dovremmo intanto scendere in piazza il più possibile e dopodiché iniziare veramente a chiedere a questi famosi incravattati cosa vogliono fare, ma non soltanto del nostro futuro, ma anche del loro. Perché, come ripeto, siamo un ballo tutti, anche le persone che non si sentono coinvolte, come diceva De André: per quanto voi vi crediate assolti, siete per sempre coinvolti. Perché un giorno tocca a me e un giorno magari tocca a te. Noi, tra un pochino sono due anni che si lavora senza contratto nazionale ed è una cosa vergognosa, a fronte, ad esempio dei dividendi mostruosi dei dirigenti Stellantis. Cioè questi si stanno riempiendo le tasche con il lavoro della gente come noi e poi scappano, anzi, sono già scappati, perché la maggior parte non paga le tasse in Italia, ha le case a Monte Carlo, i soliti furbetti. Il solito atteggiamento proprio del padrone che non è mai, mai, mai sazio, vuole sempre di più, sempre di più. Però, alla fine, questa è una cosa che gli scoppia in mano.
In una situazione di crisi generale, in una situazione di guerra mondiale, come pensi che si possa legare la lotta per il rinnovo del contratto alle altre lotte, stante il ruolo storico dei metalmeccanici e della classe operaia nella lotta di classe nel nostro paese?
Quello che penso io è che adesso ci sono le bandiere dei sindacati, della Fiom, dei metalmeccanici e va bene. Ma bisognerebbe tornare a casa, farsi una doccia e prendere le bandiere della Palestina. Poi ritornare a casa, farsi una doccia e prendere un altro striscione. Perché le battaglie sono di tutti. Cioè il fatto che adesso caschino le bombe in Palestina e non qua è soltanto una botta di culo. Non c’è nessun merito in questa cosa. I prepotenti sono ovunque. Se non si combattono tutti insieme, in ogni momento, in ogni istante, quello che capita ad altri adesso, capiterà a noi domani. Quindi, svegliamoci ragazzi, svegliamoci.
Noi diciamo che serve creare l’alternativa politica, perché il problema è politico, non solo sindacale. Quindi si parla di come arrivare anche a cacciare questo governo e imporne uno che faccia veramente i nostri interessi
Esponente Fiom di Firenze
Ennio Lamanno
Rsu Fiom alla Emmeci gruppo Coesia
Quali sono secondo te i passi in più da fare per sviluppare la mobilitazione?
Continuare con gli scioperi, anzitutto, perché è lo strumento più grande che abbiamo, più democratico, principale e importante. Noi non ci fermeremo. Gli scioperi sono sempre più partecipati, questo è il secondo in due mesi, ma abbiamo iniziato già dall’anno scorso. Io li ho fatti tutti e siamo sempre di più. C’è tanta adesione, c’è anche tanta rabbia, perché ci siamo svegliati. Perché a oggi non si parla più, come negli scorsi rinnovi, di discutere sulla nostra proposta votata con più del 98%, quindi di discutere magari sul soldo in più o soldo in meno: oggi Federmeccanica vuole imporre la sua proposta, che è totalmente fuori dal mondo. E quando si iniziano a toccare i diritti, la parte normativa, la tua vita, il lavoro, allora ci si inizia a incazzare veramente.
(…) Oggi bisogna prendere seriamente una posizione, non si può stare indifferenti, perché l’indifferenza si è visto che governi ci ha regalato anche qui, in Italia. Il partito più grosso è quello dell’astensione. Noi anche, come metalmeccanici, stiamo promuovendo un referendum l’8 e il 9 giugno e bisognerà andare a votare perché riguarda i diritti sul lavoro, ma anche il diritto di cittadinanza. Se paghi le tasse in Italia, è giusto prendere la cittadinanza.
Sergio Tarchi,
funzionario Fiom
Sono un operaio in distacco, ormai da alcuni anni. Le vertenze sul territorio, all’inizio, erano solo quelle legate all’indotto della moda, però mi sto accorgendo che c’è un rallentamento generale. Ieri mi è capitato di partecipare a un tavolo e l’azienda ipotizzava già una possibile riconversione in chiave militare. Naturalmente noi non siamo per nulla d’accordo su questa impostazione, però questa tendenza, questa possibilità di fare utili sulla pelle della gente, mi pare che sia abbastanza generalizzata.
Siamo in un momento in cui ci sono troppi altoparlanti che vociferano più di guerra che di pace, della minaccia rappresentata dalla Federazione Russa, ecc. Francamente, io non lo capisco, non lo condivido: sappiamo benissimo come sono andati i fatti a partire dal 2014, quindi nessuno oggi può cascare dal pero e puntare il dito verso nessun altro.
Questo è il secondo sciopero di otto ore che fate come metalmeccanici negli ultimi due mesi, quali sono secondo te i passi in più da fare?
Intanto si spera che la situazione cambi e si riapra la possibilità di un confronto. Noi già in passato abbiamo fatto delle forme di lotta più articolate, come lo sciopero a scacchiera, e devo dire che hanno funzionato abbastanza bene.
Io penso che in un momento come questo, in cui le lotte sono all’ordine del giorno per la questione salariale, per l’aumento del costo della vita, per le ingiustizie che ci sono, per la mancata sanità, bisogna ripensare a un conflitto che sia di lunga durata. Sempre nell’ottica di resistere un minuto di più dell’avversario. Per farlo, serve ricominciare a ragionare in termini di cassa di solidarietà, perché altrimenti non riusciremo a portare avanti una lotta coerente con la fase.
In una situazione di crisi generale, in una situazione di guerra mondiale, come pensi che si possa legare la lotta per il rinnovo del contratto alle altre mobilitazioni in corso?
Noi diciamo che serve creare l’alternativa politica, perché il problema è politico, non solo sindacale. Quindi si parla di come arrivare anche a cacciare questo governo e imporne uno che faccia veramente i nostri interessi.
La cosa complicata, per iniziare, è che nessuno, ma veramente nessuno, in politica si interessa dei lavoratori. Io penso che in questi tempi la delega non funziona più, ognuno ci deve mettere il suo pezzettino. Il movimento dei lavoratori ha bisogno di un nuovo soggetto politico che non esiste ancora e l’auspicio è che gli stessi lavoratori riescano a ricostruirselo, perché soltanto i lavoratori possono rappresentare i propri interessi.
Il problema è che abbiamo davanti un deserto di coscienze e quindi prima di arrivare a questo serve un grande percorso di ricostruzione e di sentimento, utilizzando anche formule e parole nuove. Però bisogna rimettere al centro il conflitto di classe, che è sempre la bussola regolamentatrice dello stato delle classi subalterne.
Vorrei dire a tutti i lavoratori informatici che dovremmo renderci conto di quanto siamo forti, perché se ci fermassimo tutti, in maniera compatta, metteremmo in difficoltà tanti servizi, si fermerebbero le banche, si fermerebbero tante cose. Il nostro agire avrebbe ripercussioni a livello nazionale.
Annamaria – operaia di Roma
Da Napoli
Rsu della Fiom Avio-Aereo di Pomigliano d’Arco
Questo è il secondo sciopero di otto ore che fate negli ultimi due mesi, quali sono secondo te i passi in più da compiere?
In realtà, è stato deciso un percorso. Parlando con i lavoratori che soffrono questo disagio e che vorrebbero avere un contratto chiuso nel breve termine, noi spieghiamo proprio questo iter, quello di cercare di arrivare ad avere dei rapporti di forza tali per arrivare a uno sciopero generale che faccia da cassa di risonanza alla nostra voce.
Nelle fabbriche stiamo facendo anche piccoli scioperi a scacchiera, saltuari, in maniera tale da creare problemi alla produzione. Stiamo bloccando anche gli straordinari e, per creare un altro problema, anche gli accordi sulle ferie.
Creiamo problemi per spingere la controparte a chiudere questo contratto. Ma sulle nostre proposte, non sulla controproposta aziendale.
Operaio della Leonardo Aerostrutture
Quali sono secondo te i passi in più da fare per conquistare il contratto?
Sicuramente, se si alza lo scontro, si parlerà anche di fare manifestazioni di altro genere rispetto a quelle fatte finora. Al di là del decreto legge infame che hanno fatto, il ddl 1660, bloccheremo strade, ferrovie, palazzi importanti, perché alla fine, se non alziamo lo scontro, non si arriverà mai al contratto.
Fateci caso, il ddl 1660 avrebbe dovuto essere approvato proprio anche in previsione del rinnovo del contratto dei metalmeccanici, che in pratica è la categoria più importante d’Italia, perché siamo un milione e seicento mila. Quindi siamo noi che dobbiamo aprire questo tipo di discussione nel paese.
Rispetto alla guerra? Bisogna prendere una posizione chiara proprio come sindacato, perché storicamente il sindacato di Di Vittorio era contro gli interventisti. Perché noi siamo per la pace, anzi siamo contro la guerra, che è diverso, perché poi la guerra la fanno i figli degli operai.
Landini è andato in quella piazza, il 15 marzo, anche con parole d’ordine giuste, ma quella non è la nostra piazza. La nostra piazza è quella del 12 aprile a Milano per la Palestina, e anche se sicuramente tanti iscritti parteciperanno a titolo individuale, è a piazze come quelle che la Fiom deve aderire!
Queste sono le cose importanti!
Non si può basare l’economia sulle armi e poi mancano i beni primari, la sanità, la scuola, i trasporti e così via.
Da Bergamo
Claudia Caffaro
RSU alla Isis
Lavoro in una multinazionale che produce display tecnologici, per farvi capire i display delle autostrade, i tabelloni luminosi dei comuni, degli autobus, ecc. Siamo quasi cinquecento dipendenti. È da poco che sono delegata, quasi tre anni, e sto cercando di imparare a fare bene il mio lavoro.
Ho saputo che oggi la maggior parte dei dipendenti ha aderito allo sciopero, quindi per noi questa è già una piccola vittoria.
Da noi ci sono problematiche di sicurezza, in questo momento, perché gli spazi sono talmente ridotti e c’è tanto materiale in giro che è diventato pericoloso lavorare. Quindi stiamo organizzando assemblee tra magazzinieri, perché tutti stanno lavorando sotto pressione e sarebbe opportuno cercare di ottenere risultati immediati sulla sicurezza. Su quella non si deve transigere. Anche su questo fronte bisogna cercare di intervenire il prima possibile anche con gli scioperi, continuare a fare sciopero e bloccare la produzione, non programmare lo sciopero, ma prendere alla sprovvista l’azienda: arrivo, timbro e decido che tra un paio d’ore ce ne andiamo a casa. Così lo sciopero inizia a diventare un problema vero per l’azienda…
Da Roma
Annamaria
Rsu alla Lutech
Siamo un’azienda del settore informatico e oggi siamo qui a manifestare, per l’ennesima volta, per il rinnovo del nostro contratto nazionale. Di fatto Federmeccanica non sta portando avanti la trattativa, anzi ha presentato una sua piattaforma che distrugge il contenuto del contratto, l’universalità del contratto e tutto ciò che contiene. Direi che è una cosa veramente pericolosa, in un contesto generale in cui vengono sovvertite tutte le regole democratiche che sono state costruite negli ultimi cento anni. Dobbiamo sentirci tutti responsabili in questo momento, tutti i lavoratori, tutti i cittadini. Ecco perché siamo qui oggi per il contratto e voteremo per i referendum dell’8 e 9 giugno.
La nostra azienda lavora in tutti i servizi: lavoriamo per clienti esterni, siamo nella funzione pubblica, siamo nelle telecomunicazioni, siamo nelle banche. Vorrei dire a tutti i lavoratori informatici che dovremmo renderci conto di quanto siamo forti, perché se ci fermassimo tutti, in maniera compatta, metteremmo in difficoltà tanti servizi, si fermerebbero le banche, si fermerebbero tante cose. Il nostro agire avrebbe ripercussioni a livello nazionale. Peccato che, invece, siamo convinti che non sia così.
Siamo noi lavoratori che dobbiamo riconquistare la consapevolezza del fatto che tutti insieme siamo forti.
Sappiamo che in alcune aziende, proprio grazie agli scioperi e alle mobilitazioni, qualcosa inizia a scricchiolare e stanno facendo pressioni su Federmeccanica per riavviare la trattativa sul contratto.
Per questo penso che dobbiamo continuare con le lotte, dobbiamo probabilmente arrivare anche a uno sciopero generale. Stiamo andando verso un’economia di guerra, quando ci sono centinaia di lavoratori che non riescono a raggiungere la fine del mese. Ecco, come lavoratori dovremmo essere i primi a creare quella crepa che comunque si aprirà, perché quando si va in guerra, e ci stanno portando in questa direzione, saremo costretti a scendere in piazza per altri motivi. I lavoratori hanno sempre aperto queste lotte e quindi credo che oggi tocchi a noi.
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Iveco Brescia. Comunicato di adesione della Fiom allo sciopero dei metalmeccanici del 28 marzo
Lavoratrici e lavoratori Iveco,
sono tre mesi che il contratto di lavoro è scaduto per quanto riguarda la parte economica e una vera trattativa non è mai cominciata. Come già scritto nel volantino precedente, l’azienda continua a rimandare in attesa di vedere come si evolve il rinnovo del contratto dei metalmeccanici.
Un’azienda che si vantava, escludendo la Fiom dal tavolo, di avere creato nuove relazioni sindacali e di avere come obbiettivo i salari tedeschi, ora tace e non procede a concludere un rinnovo semplice, dove in sostanza si parla esclusivamente di salario, con la nostra ragionevole ed equilibrata richiesta di poco più di 180 euro e che, con la volontà di tutte le parti, si potrebbe chiudere in pochi incontri.
Dall’altra parte i lavoratori si trovano ad affrontare continuamente l’aumento del costo della vita (vedi il carrello della spesa, le bollette, tasse comunali che aumentano, la riforma dell’Irpef da parte del governo che ha abbassato il netto in busta paga, ecc.), così non può continuare…
I lavoratori dipendenti, insieme ai pensionati, sono gli unici che pagano le tasse in questo paese e sono gli unici a creare ricchezza, mantenendo quel poco di welfare che è rimasto.
Il 28 marzo è previsto uno sciopero unitario nazionale dei metalmeccanici con manifestazione a Brescia, concentramento in Piazza della Repubblica, ore 9:30, per concludersi sotto la sede di Confindustria.
Come Rsa Fiom dello stabilimento di Brescia riteniamo che anche i lavoratori di Stellantis e di Iveco, che non sono metalmeccanici di serie B, debbano farsi sentire e partecipare alle iniziative, perché senza lotta non abbiamo mai portato a casa nulla e per concludere proclamiamo per la giornata del 28 marzo 8 ore di sciopero dove chiediamo a tutti di partecipare alla manifestazione.
I lavoratori metalmeccanici non possono aspettare i comodi dei padroni, il salario ci serve per vivere dignitosamente e non per sopravvivere e se la trattativa non avrà un risvolto positivo nel mese di aprile continueremo con le iniziative già nei primi giorni di maggio.
Brescia, 25/03/2025 – Rsa Fiom Om Iveco Brescia