Torino. Della presentazione di “Dal fiume al mare”

Giovedì 27 febbraio, come Edizioni Rapporti Sociali, abbiamo presentato il volume “Dal fiume al mare” insieme ad Udap (Unione Democratica Arabo-Palestinese) e Kalimaat.
Ringraziamo l’ARCI Kontiki per averci ospitati e aver reso possibile la cena palestinese, il cui ricavato va a sostegno dei progetti dell’Associazione Rihanah attiva nel campo rifugiati di al-Azzeh, a Betlemme.

“Dal fiume al mare” è un libro che tratta di resistenza, di liberazione, di Palestina e di patriottismo, andando al di là del semplice inchiostro. È un libro partigiano che si rivolge agli italiani poiché discute della massima forma di solidarietà che possiamo dispiegare, la più alta e necessaria: impedire che l’Italia continui ad essere complice dell’occupazione sionista della Palestina e del genocidio in corso. Questa la nostra responsabilità, il nostro contributo.

La presentazione, intervallata da letture di stralci del testo a cura di Kalimaat, si è sviluppata su quattro fili conduttori: 1. Nakba e questione della “diaspora”, di ieri e di oggi; 2. Resistenza, il suo perché, le sue forme e la sua legittimità; 3. Prigionia e solidarietà; 4. Occupazione sionista e quale contributo dare.

Sintesi principale emersa è che quella palestinese è una guerra di liberazione nazionale, per la propria autodeterminazione e come tale non può essere giudicata se non in chiave di legittimità, a partire dalla sua “testa”, il Fronte della Resistenza. Lo stretto legame che questo ha con le masse popolari palestinesi è un fattore chiave non solo per resistere all’oppressione e al genocidio, ma anche per passare dalla difesa all’attacco, come in occasione del 7 ottobre 2023.

Inoltre, lo spaccato culturale contenuto in “Dal fiume al mare” mostra la profondità e la “durezza” delle radici palestinesi: anche questo è un termometro della difficoltà di riuscire ad estirparlo dalla propria terra.

Il racconto in prima persona, sulla propria pelle, dei palestinesi presenti all’iniziativa ha consentito di dare concretezza alla guerra in corso e a quanto avviene quotidianamente in Palestina, così come però e soprattutto a trasmettere dignità e orgoglio nella lotta per la propria libertà: una spina dorsale che non può essere spezzata.

Il coraggio e la necessità di lottare, condizioni per imparare anche qui ad osare lottare, osare combattere e osare vincere.

A noi quindi, in Italia, avanzare nel togliere ai sionisti quel retroterra politico, finanziare e militare che rappresenta il nostro Paese: sabotare la guerra qui e ora (che qui a Torino significa, ad esempio, impedire la costruzione della Cittadella dell’Aerospazio in corso Marche), promuovere un’unità d’azione oltre i settarismi insieme a un sano dibattito politico franco e aperto e cacciare il governo Meloni e tutti i governi delle Larghe Intese, sostituendoli con un governo che sia espressione degli interessi delle masse popolari quello che noi chiamiamo Governo di Blocco Popolare.

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