Il 16 febbraio ricorre l’anniversario della strage operaia del cantiere Esselunga di via Mariti a Firenze, una delle tante che si sono verificate in Italia nel 2024, che fanno clamore a differenza dello stillicidio quotidiano che i media di regime occultano accuratamente. Domenica ci sarà un presidio indetto dal comitato sorto in occasione del massacro, a cui parteciperemo e a cui invitiamo a partecipare.
Sono stragi che hanno elementi comuni ben precisi, nonostante i responsabili (padroni, Confindustria, istituzioni) facciano di tutto per deviare l’attenzione e dipingerle come eventi dettati dal “fato” o da altre cause imponderabili e ingestibili, per fare passare il concetto che sono inevitabili e quindi che le masse popolari devono accettarle e rassegnarsi, se vogliono portare a casa ogni mese un salario di merda. Le cose non stanno per nulla così!
Gli elementi comuni di questi omicidi di massa sono la catena infinita degli appalti e subappalti che sfuggono ai già rari controlli di un personale ispettivo ridotto all’osso, sono la sete di profitto che fa lesinare le aziende su materiali per le costruzioni, tempi di realizzazione e DPI e le spinge a violare le pur numerose misure di sicurezza. Tanto, indagini e processi si protraggono per anni finendo quasi sempre nel nulla di fatto (le stragi ThyssenKrupp e ponte Morandi lo dimostrano), a differenza di quanto accade per qualunque proletario che viene colpito subito e pesantemente.
Un altro elemento importante di questa combinazione mortale per i lavoratori è il governo Meloni, che ha alimentato questa spirale con l’eliminazione del reddito di cittadinanza che limitava, un minimo, il ricatto occupazionale; oggi sventola la foglia di fico della patente a punti per le imprese sorretta anche dai sindacati di regime, che si sono limitati a qualche sciopero di circostanza e un po’ di lacrime da coccodrillo versate insieme al resto del teatrino.
Il minimo comune denominatore e l’origine di questa situazione è la crisi del capitalismo, che impone ai padroni la ricerca spasmodica dei profitti da parte pena essere soppiantati da qualche “collega” con meno scrupoli.
E’ un sistema che spinge all’esasperazione della produttività, a risparmiare sulle misure di sicurezza ed eliminare procedure che per loro sono soltanto ostacoli che frenano la loro corsa al guadagno; se tutto questo non basta, passano a reprimere quei lavoratori che non si piegano al ricatto e denunciano, organizzano i colleghi ed escono dalle aziende per coinvolgere il resto delle masse popolari nella lotta.
La classe operaia e le masse popolari possono invertire questo disastroso corso delle cose imponendo il controllo e l’applicazione dal basso della sicurezza, una questione che diventa sempre più collettiva nel momento in cui collassano i ponti ed esplodono le dighe, i cantieri vengono abbandonati diventando fonte di degrado ambientale e urbano, i morti e feriti rimangono sulle nostre spalle mentre le bonifiche delle produzioni e dei siti inquinanti non sono fatte (alla faccia del lavoro che manca!). L’unico modo per impedire che simili episodi accadano ancora, è che i lavoratori prendano in mano con decisione la lotta per la sicurezza e si organizzino di conseguenza nelle fabbriche, nei cantieri e negli appalti!
E’ possibile farlo fin da subito, imponendo ad ogni costo il rispetto delle non poche leggi in materia che già esistono con ogni mezzo possibile: la mappatura preventiva dei rischi, le denunce pubbliche e anonime, scioperi, fermi della produzione e assemblee sindacali, il coinvolgimento di tenici ed esperti di provata fiducia. Non si parte da zero, esiste un vasto patrimonio pregresso a partire dall’esperienza dei Consigli di Fabbrica degli anni Settanta, che ci dimostra ancora oggi che è possibile, uniti e organizzati, lottare e imporre salute e sicurezza nelle aziende, che si possono eliminare gradualmente i morti e feriti di questa vera e propria guerra che la classe dominante conduce contro chi ogni mattina si alza per andare a lavorare a differenza di loro.
Servono organizzazioni di lavoratori che dal basso sostengono, incalzano e mobilitano le RSU, i RLS, i sindacati, nel dare battaglia contro ogni tipo di irregolarità, che alimentano il protagonismo operaio e popolare, che rispediscono al mittente la repressione e danno vita a organismi in altre aziende, quartieri e territori che affiancano quelli già esistenti, creando una rete capillare di controllo, inchiesta e azione!
Questo movimento dal basso deve contribuire allo sbocco politico che serve, non solo alla classe operaia ma a tutte le masse popolari che resistono al disastroso corso delle cose: cacciare il governo Meloni e imporne uno che applichi in modo ferreo e immediato le leggi sulla Sicurezza che ci sono e ne approvi di nuove che le organizzazioni dei lavoratori stenderanno, che aumenti pene e sanzioni ai padroni che le violano e facciano dei (veri) corsi di formazione, che faccia realmente degli omicidi dei lavoratori un tema di interesse generale e un intervento prioritario e non a chiacchiere come adesso. Serve un governo che dia la massima agibilità sindacale e politica possibile ai sindacati e alle organizzazioni operaie e popolari, invece che limitarne continuamente l’azione come accade ora.
Queste sono alcune delle misure che il Governo di Blocco Popolare può assumere fin da subito per dare gambe alla soluzione del problema, un problema che è principalmente politico e in seconda battuta sindacale!
Sta ai lavoratori, alle masse popolari e ai comunisti coordinarsi e organizzarsi per imporlo facendo valere la propria forza inarrestabile
Federazione Toscana P.CARC