25 settembre Cgil e Uil in piazza contro il ddl 1660. Con uno sguardo rivolto al 5 ottobre, il P.Carc aderisce e partecipa

Mercoledì 25 settembre, dalle ore 16.30 Cgil e Uil hanno indetto un presidio a Roma davanti al Senato, in Piazza Vidoni, dove si discuterà il ddl 1660, già approvato alla Camera. Contemporaneamente la mobilitazione toccherà le prefetture delle principali città d’Italia.

Tra le rivendicazioni della mobilitazione, si legge nella nota di indizione, il contrasto a questa “norma che ha il chiaro intento di azzerare la libertà e il diritto delle persone a manifestare il proprio dissenso, che introduce nuovi reati penali, e quindi il carcere, nei confronti di chi occupa strade, spazi pubblici e privati. Un ddl, quindi, che limita l’iniziativa e le mobilitazioni sindacali per difendere i posti di lavoro e contrastare le crisi aziendali e occupazionali. Che chiude in carcere le donne in gravidanza o con figli entro un anno di età, che introduce il reato della resistenza passiva rendendo impossibile ogni forma di dissenso pacifica, magari dovuta alle condizioni disumane di molte carceri. Un ddl che introduce nuovamente interventi ad impronta securitaria e di criminalizzazione quando si parla di migranti. Tutto questo mentre il Governo decide di abolire i crimini contro la pubblica amministrazione, spesso reati spia di infiltrazioni mafiose”.

Benché fossero già in preparazione proprio per il 25 settembre iniziative per denunciare l’asservimento dei media italiani ai sionisti sotto testate giornalistiche e televisive, il P.Carc aderisce all’appello della Cgil e parteciperà ai presidi sotto le prefetture, mettendoli in sinergia con quelle già definite, nell’ottica di allargare il fronte contro il ddl 1660 e promuovere l’unità di tutte le forze che oggi si oppongono alle misure reazionarie e antipopolari del governo Meloni.

La chiamata di Cgil e Uil, infatti, si inserisce in un contesto di opposizione a questa legge già avviato, in particolare con la formazione della rete “Liberi di lottare”, formata da organismi popolari, sindacati di base e organizzazioni politiche.

La mobilitazione dispiegata e unitaria dei principali centri di organizzazione e mobilitazione delle masse popolari – dalla Cgil ai sindacati di base, dalle organizzazioni politiche contrarie al governo Meloni ai movimenti e organismi operai, studenteschi e popolari – è un ingrediente fondamentale della lotta contro questo decreto e il clima censorio e repressivo in corso nel nostro paese.

Un clima che in queste settimane sta manovrando per vietare il corteo in solidarietà con il popolo palestinese del prossimo 5 ottobre. Una data di lotta che va difesa, sostenuta e confermata ad ogni costo, in quanto primo tentativo da parte del governo Meloni di attuare nei fatti il contenuto del ddl 1660.

Svolgere la manifestazione del 5 ottobre, violando ogni eventuale divieto – questo sì eversivo – del governo Meloni è il primo terreno su cui dare gambe e sbocco a questa lotta.

I lavoratori, gli iscritti e tutta la parte della Cgil intenzionata a far saltare il ddl 1660 devono sostenere quella mobilitazione e scendere in piazza al fianco del movimento di solidarietà con il popolo palestinese e della resistenza palestinese.

Il governo Meloni è in crisi. Resta in piedi perché la classe dominante non ha tra le mani un’alternativa credibile e immediata con cui sostituirlo, ma soprattutto perché il movimento di resistenza dei lavoratori e del resto delle masse popolari non esprime ancora una forza tale da farlo cadere e imporre un governo che faccia gli interessi delle masse popolari e attui le misure dettate dai comitati, collettivi di fabbrica e studenteschi, dai sindacati di base e dalla parte sana di Cgil, dai partiti anti Larghe Intese e da tutte le forze sociali e popolari che si mobilitano per cambiare il corso catastrofico delle cose.

L’autunno alle porte si prospetta rovente per la lotta di classe del nostro paese e ogni mobilitazione, ogni sciopero e iniziativa contro le manovre lacrime e sangue del governo Meloni deve diventare tappa per rafforzare la lotta per cacciarlo. Deve diventare tappa per costruire la prospettiva di governo che serve per liberare il paese dai guerrafondai, dagli speculatori e dagli affaristi imponendo un governo di emergenza popolare che metta mano, decreto per decreto, agli effetti più gravi della crisi che oggi gravano sui lavoratori, sui giovani, sulle donne e sulle masse popolari tutte.

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