Per fermare la guerra, bloccare tutto

Una manifestazione con presidi ai varchi per bloccare il porto di Genova dove transitano e scalano le navi cariche di armamenti con cui i sionisti continuano il loro piano genocida contro il popolo palestinese e la sua resistenza.

Questa è la chiamata dei portuali del Calp che, sostenuti dagli studenti di Osa Cambiare Rotta e dai Giovani Palestinesi, hanno dato appuntamento per domani 25 giugno alle 6.00 davanti ai varchi portuali di San Benigno e Etiopia di Lungomare Canepa per continuare la lotta contro il traffico di armi dai porti italiani voluta dai guerrafondai che hanno in mano la direzione del paese.

Sempre domani i lavoratori della logistica del Si Cobas e di Adl Cobas aderiranno allo sciopero nazionale contro l’economia di guerra e il traffico di armi, contro il pacchetto anti sciopero targano Salvini e Meloni e per il rinnovo di un Ccnl che garantisca migliori condizioni salariali e di lavoro.

Simili sono i motivi per cui la rivista di mobilitazione dei ferrovieri Cub Rail si è fatta promotrice di un’assemblea online prevista per mercoledì 26 giugno alle 18.00. All’ordine del giorno il fatto che governo e Fsi stringono accordi per finanziare il sempre maggiore traffico di carichi di morte sulle linee ferroviarie, mentre piangono miseria quando si tratta di trovare fondi per il rinnovo contrattuale.

La settimana appena iniziata inaugura un’estate rovente per la lotta di classe del nostro paese. Mentre scriviamo è in corso a Roma anche la manifestazione nazionale contro il governo Maloni e le sue politiche antipopolari promossa da Potere al Popolo e alla quale hanno aderito diverse organizzazioni sindacali, politiche, studentesche e sociali.

Tutte le forze in campo che si mobilitano contro il governo guerrafondaio di Giorgia Meloni e i suoi finti oppositori, contro la complicità dell’Italia alla guerra imperialista, che passa necessariamente anche attraverso le mani degli operai che movimentano le merci belliche, rappresentano già i tasselli di quel fronte di cui oggi il paese ha bisogno per liberarsi dalla guerra e dalle Larghe Intese che la fomentano.

Le mobilitazioni di questi giorni, in particolare quella del 25 giugno a Genova, dimostrano che, nonostante esistano differenze, contraddizioni e divisioni, l’unità d’azione di tutti coloro che vogliono avere un ruolo positivo nella lotta di classe di questa specifica fase è possibile. Ma non basta solo agire in modo unitario per bloccare tutto e rendere il paese ingovernabile. I sindacati di classe e di base, le organizzazioni politiche e partiti anti sistema, insieme a tutte le forze sociali determinate a fermare la guerra devono costituire un Comitato di Salvezza Nazionale. Questo vuol dire darsi i mezzi per cacciare il governo Meloni, imporre un governo di emergenza popolare e fermare la guerra.

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