Meloni di carta e ambasciatori del Catonga

“Nel passato, le classi dei proprietari di schiavi, dei signori feudali e la borghesia, prima della loro conquista del potere e per qualche tempo dopo, erano vigorose, rivoluzionarie e progressiste; erano tigri vere. Ma col passare del tempo, dato che i loro antagonisti, la classe degli schiavi, la classe dei contadini e il proletariato, diventarono gradualmente più forti, lottarono contro di essi e diventarono sempre più formidabili, queste classi dominanti si trasformarono gradualmente nel loro opposto, diventarono reazionarie, diventarono arretrate, diventarono tigri di carta. Alla fine sono state o saranno rovesciate dal popolo”.

(da Ancora sulle divergenze tra il compagno Togliatti e noi, Opere di Mao Tse-tung Edizioni Rapporti Sociali).

L’offensiva che la resistenza palestinese ha condotto contro lo Stato sionista d’Israele lo scorso 7 ottobre ha raggirato il più esteso e sviluppato sistema di controllo, ha eluso il più sofisticato servizio segreto, ha sbaragliato il secondo esercito più equipaggiato, armato e tecnologicamente avanzato del mondo e ha sferrato un colpo durissimo all’apparato militare sionista. Si conferma, abbiamo detto, che gli imperialisti sono tigri di carta.

Nel nostro paese c’è stato un altro esempio ben più grottesco ma comunque esemplificativo di cosa questa sintesi formulata per la prima volta da Mao voglia dire.

Giorgia Meloni, presidente del consiglio, è stata oggetto di uno scherzo telefonico (che risale a più di un mese fa ma è stato reso pubblico solo di recente) organizzato da due comici russi che si sono spacciati per il presidente della Commissione dell’Unione Africana. Per orchestrare questo scherzo – che sembra ispirato alla scena del film Totòtruffa62 in cui la celebre maschera napoletana si spacciava in una telefonata per l’ambasciatore del Catonga – i due comici russi hanno semplicemente composto il numero di palazzo Chigi e con loro stessa sorpresa in men che non si dica sono stati messi in contatto diretto con la presidente del consiglio. Nessun protocollo di sicurezza è stato rispettato.

E qui il primo ragionamento. Per quanto si mostrino forti e impenetrabili gli imperialisti sono a bordo di una nave che fa acqua da tutte le parti!

Ma non è tutto. Giorgia Meloni, in un inglese piuttosto improvvisato, si è prodigata in questa telefonata con il presunto leader africano, nella discettazione di analisi e giudizi sull’attuale situazione internazionale. In mezzo a queste chiacchiere da bar tra la quarta carica dello stato italiano e un “ambasciatore del Catonga” a caso, il capo del governo pensa bene di sputare il rospo rispetto allo stato attuale della guerra in Ucraina.

Quale? Gli imperialisti hanno un problema enorme a tirarsi fuori dalla palude in cui sono andati a ficcarsi. Devono mettere fine a questa guerra trovando un accordo che limiti i danni e non appaia troppo come una debacle o una figuraccia. Tutte cose che bisogna dirsi dietro le quinte ma che alle masse popolari non si devono dire. Che non si sappia che l’ennesima guerra condotta dagli imperialisti in giro per il mondo (come nella maggior parte dei casi accade) l’hanno già persa.

E allora giù smentite, rimozione dagli incarichi di chi doveva vigilare, difese a spada tratta dei falsi paladini dell’antifascismo padronale e impercettibili oppositori della Meloni come Fazio e Littizzetto (oggi al soldo di un’emittente americana) e articoli su articoli preoccupati di impedire che ciò indebolisca il governo e la Repubblica pontificia. Che non si pensi nelle fabbriche, nelle scuole, nei quartieri e nelle piazze di tutto il paese che è possibile cacciare il governo degli scimmiottatori del fascismo e di tutti i partiti delle larghe intese. Non si pensi che le masse popolari facendo valere la forza della propria organizzazione possano imporre un governo diverso, che sia loro espressione e traduca tutte le loro rivendicazioni, urgenze e bisogni in misure, leggi e decreti da far ingoiare ai padroni e ai loro ridicoli servetti sciocchi del teatrino della politica borghese.

Ma le toppe sono già peggio del buco. In tutto il mondo milioni di persone si stanno mobilitando contro il criminale stato di Israele e l’occupazione della Palestina. Negli Usa è in corso una strisciante guerra civile con scioperi e manifestazioni di ogni genere che si moltiplicano. In Italia si moltiplicano invece le mobilitazioni indette dai sindacati di base e della Cgil, quelle contro la guerra, l’occupazione della Nato o promosse dalle altre mille forme di organizzazione e resistenza alla crisi.

E allora allarghiamolo questo buco. Strappiamola questa toppa. Quali che siano le misure repressive e di controllo, per quanto brutale possa essere l’oppressione, le masse popolari non possono essere soffocate; per quanto il nemico sia forte, finché resta in piedi il sistema di dominio della classe dominante le masse popolari si ribellano e si ribelleranno. Le masse popolari organizzandosi possono darsi i mezzi per rovesciare la classe dominante, le sue autorità e le sue istituzioni e diventare loro la classe dirigente del paese e della società. Possono distruggere le tigri di carta.

MC

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