Non aspettare la sentenza del TAR, ma agire subito contro il rigassificatore!
E’ da almeno 10 anni che le varie forze politiche che si sono avvicendate alla testa del governo italiano si impegnano nell’adottare iniziative per la realizzazione di centri di stoccaggio e ridistribuzione per la realizzazione dei distributori di GNL (Gas Naturale Liquefatto) in tutto il territorio nazionale (vedi piano Destinazione Italia di fine 2013); sono previste strutture per la riconversione del gas in ben 14 siti lungo tutte le coste del paese. In pratica, l’Italia diventerebbe un vero e proprio hub europeo per il GNL, con tutte le conseguenze in termini di sicurezza e costi del caso.
Oggi il governo Meloni prosegue sulla strada tracciata di far diventare l’Italia lo snodo energetico dell’Europa alternativo alla Russia: nessuna emergenza, niente di nuovo, ma vecchi progetti che tornano a diventare attuali e mentre la crisi climatica si fa sempre più sentire, il GNL diventa l’affare del secolo!
Altro che energie rinnovabili, che potrebbero rappresentare una valida soluzione non solo per il raggiungimento dell’indipendenza energetica dell’Italia, ma soprattutto per l’abbandono delle energie fossili destinate comunque ad esaurirsi!
Oltre che della dannosità, occorre anche estendere la consapevolezza dell’inutilità di quest’opera non solo per la collettività piombinese, quanto per l’intero paese. Non si tratta infatti solo di sicurezza dei cittadini e dell’ambiente, ma di quale politica energetica portare avanti e quindi di lottare affinché, piuttosto che sbloccare opere che usano combustibili fossili vengano sviluppate le energie rinnovabili (e il sole, il mare e il vento da cui ricavarle non mancano!) unendosi a tutti quei comitati che stanno contribuendo a costruire la Rete contro i rigassificatori e depositi Gnl che il 19 novembre hanno lanciato una manifestazione nazionale che sarebbe opportuno si svolgesse a Piombino, dove oggi si esprime uno dei punti più avanzati di questa lotta.
Venendo a Piombino, emerge chiaramente che tutti gli attori in campo a livello governativo stanno dalla stessa parte: Draghi-Meloni, Giani e, seppur con qualche distinguo, anche il sindaco Ferrari.
In occasione dell’assemblea nazionale della Rete contro i rigassificatori e depositi Gnl del 19 novembre scorso ha chiaramente ribadito di non essere contrario ai rigassificatori in generale e alla politica energetica del “suo” governo, ma piuttosto soltanto all’installazione dell’impianto nel porto della “sua” città.
Questo è anche il minimo comune denominatore che unisce dall’inizio i quattro comitati popolari che dal’8 giugno lottano contro la realizzazione di quest’opera, ed è anche l’aspetto specifico che caratterizza l’impianto stesso rispetto a tutti gli altri previsti o già installati. Concentrarsi sulla specificità, e cioè che una tale opera non possa essere installata in un piccolo porto situato a due passi del centro abitato, ha fatto sì che buona parte della cittadinanza e delle realtà socio-economiche del territorio lottassero unite. Però diventa un limite e un elemento di contraddizione all’interno delle masse popolari se non si sviluppa e non si guarda oltre, una contraddizione che il nemico di classe agita immediatamente a suo favore con le accuse di essere “NIMBY”, mettendo alcune categorie contro altre (chi ha le compensazioni e chi no, chi ha lo sconto in bolletta e chi no..). Il tutto sempre ovviamente a favore dei lauti guadagni di SNAM e delle altre aziende e multinazionali implicate, le sole a guadagnarci da tutta questa faccenda.
Ma ora, dopo il respingimento secco della richiesta di sospensiva da parte del TAR su cui era stata posta tanta speranza, il sentimento di sfiducia comincia a serpeggiare e diventa necessario mettere in campo nuove azioni e ampliare l’obiettivo della lotta, considerando appunto l’aspetto generale che riguarda il futuro di tutto il paese e dell’intero pianeta e farne un punto di forza! Infatti, quella di Piombino non è una questione locale o al massimo regionale ma ha respiro nazionale, non solo per il rigassificatore ma anche per la ex Lucchini e in generale il polo siderurgico cittadino: che è (o per meglio dire era, grazie ai governi delle Larghe Intese avvicendatisi negli ultimi 30 anni) il secondo del paese. Piombino deve imporre la giusta attenzione alla Regione Toscana e al governo Meloni, è ora di dire basta!
Per ottenere queste “attenzioni” è necessario alimentare ulteriormente la mobilitazione popolare, ad esempio si può
1. promuovere una giornata di controllo popolare sui cantieri di SNAM, con tanto di stampa e amministrazione comunale al seguito, mobilitando gli studenti, i sindacati, le associazioni, gli operai siderurgici e i commercianti, per verificare il rigoroso rispetto delle oltre cento prescrizioni e pretenderne la chiusura immediata qualora se ne ravvisi la minima violazione;
2. allestire in piazza una tenda/presidio permanente come luogo di informazione e organizzazione dei cittadini in maniera che la prima udienza del TAR del Lazio prevista per l’8 marzo non venga considerata come l’unica soluzione possibile!
3. indire un referendum autogestito, come ha fatto il Collettivo di Fabbrica della GKN di Firenze, in cui chiedere alle masse popolari di Piombino se accettano o no la presenza di questi impianti pericolosi e inquinanti (a partire dalle decine di KG di cloro scaricati a mare quotidianamente), se intendono subire l’ennesimo scempio del territorio e fare da carne da cannone per le manovre degli imperialisti italiani, USA e UE che operano nel nostro paese!
4. portare la propria esperienza in tutta la Toscana e anche in altre città del paese dove sono in corso lotte e mobilitazioni di questo tipo, per confrontarsi e coordinarsi con chi lotta a Coltano contro la nuova base militare, con i comitati della Piana fiorentina impegnati da decenni per impedire il raddoppio della pista di Peretola (voluto sia dal PD che da tutto il centro destra), con i comitati contro la geotermia in Amiata, con i comitati contrari alla riattivazione delle centrali a carbone (Civitavecchia, Brindisi, Monfalcone..), a Napoli, Ravenna e nelle altre città dove vogliono mettere altri rigassificatori, fino alla Valle di Susa che da decenni resiste all’imposizione del TAV.
Il fronte di lotta è potenzialmente estremamente ampio e va allargato al massimo, va estesa nel modo più capillare possibile la rete di relazioni per raggiungere insieme l’obiettivo comune: impedire la devastazione dei territori fermando Grandi Opere spesso inuili se non dannose, porre le basi per imporre un governo che faccia gli interessi delle masse popolari, che adotti politiche energetiche non dettate dalle logiche di guerra degli imperialisti USA, UE e dalla NATO, che imponga un calmiere alle tariffe a partire dalle accise, che esegua le direttive delle organizzazioni popolari e operaie che si confrontano e le elaborano assieme: altro che i “piani” di SNAM e delle multinazionali come Jindal che vediamo benissimo verso quale baratro ci portano!
Non è il momento di abbandonarsi alla speranza che “qualcosa cambi” o alla rassegnazione che “nulla cambierà”, è il momento di organizzarsi e organizzare, mobilitarsi e lottare per fare un passo avanti nella direzione che la Storia ci indica: i lavoratori e le masse popolari devono diventare la classe dirigente della società!
Federazione Toscana P.CARC