Giorgia Meloni è il nuovo fascismo?

I risultati delle elezioni vedono Fratelli d’Italia come primo partito, sancendo la vittoria del centro-destra e provocando le prime reazioni tra i compagni: “quello di Giorgia Meloni sarà il governo più a destra della storia della Repubblica”; “Dopo 100 anni tornerà al governo la faccia nera dei servi del capitale”.

La preoccupazione quindi è quella di un ritorno al fascismo, dell’istaurazione di un nuovo “regime autoritario” in stile ventennio. Ma davvero ci sarà una svolta reazionaria in tal senso?

Da una prima analisi dei risultati elettorali un dato è sicuro: il Parlamento che si insedierà sarà composto dagli stessi partiti di Larghe Intese che componevano quello che fino al 21 luglio, giorno dello scioglimento delle Camere, ha attuato diligentemente l’agenda Draghi.

La sola novità sta nel fatto che nella nuova legislatura la maggioranza sarà composta dai partiti che nei mesi scorsi hanno ostentato un’opposizione a Draghi – Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni e la Lega di Salvini per l’appunto – a scapito dei paladini dell’attuazione della sua agenda, come il PD di Letta, Azione di Renzi-Calenda e Forza Italia di Berlusconi.

In questa fase di crisi generale del capitalismo, in cui le condizioni di vita e di lavoro delle masse popolari peggiorano e la mobilitazione ribolle, formare un governo che sia sottomesso agli USA, alla NATO, all’UE e alla BCE non potrà fare altro che aprire nuove contraddizioni per la classe dominante, il cui unico obiettivo è continuare con l’attuazione dell’agenda Draghi.

Non è passata nemmeno una settimana dalle elezioni, che Giorgia Meloni ha fatto sapere a Zelensky che avrà il pieno sostegno da parte dell’Italia. Ha delegato Guido Crosetto, cofondatore di FdI, per chiedere a Draghi di gettare le basi per la nuova Legge di Bilancio da presentare entro questa settimana per togliere un peso al nuovo esecutivo. Ha confermato l’intenzione di abolire il Reddito di Cittadinanza.

La missione del prossimo esecutivo sarà dunque quella di proseguire con l’applicazione del programma comune della borghesia imperialista, oggi incarnato dall’agenda Draghi, proprio come avrebbe fatto qualsiasi altro partito di Larghe Intese, proprio come avrebbe fatto il PD, che prima delle elezioni aveva messo in guardia l’elettorato dai rischi che la vittoria della destra avrebbe procurato al paese.

Far aleggiare lo spettro di una deriva autoritaria è uno strumento con cui i partiti del centro-sinistra hanno cercato e cercano di riaccreditarsi agli occhi delle masse popolari. Un tentativo piuttosto maldestro se si pensa alla propaganda messa in atto dal PD contro i Decreti Sicurezza di Salvini, emanati nel 2018 durante il governo M5S-Lega, definito anche questo il più a destra della storia.

Si tratta di Decreti che sono stati modificati nel 2020 proprio con soddisfazione del governo M5S-PD rispetto ai temi dell’immigrazione ma che hanno lasciato immutate tutte le norme che prevedono l’intervento della polizia per manganellare i lavoratori in sciopero o picchetto, piuttosto che quelle che prevedono l’aumento delle pene pecuniarie e detentive per chi si mobilita. È proprio di queste che il PD oggi si avvale nelle regioni in cui governa! Basta ricordarsi di quanto successo in Emilia Romagna e in Toscana ai lavoratori del SI COBAS.

Chi è intenzionato a mettere le mani in pasta per cambiare questo corso delle cose non deve cadere nell’antifascismo padronale che presta il fianco a partiti servi del capitale e guerrafondai, intenzionati ad affermare gli interessi dei capitalisti che rappresentano.  Deve invece trasformare la delusione e la paura per il futuro del paese in un movimento di opposizione dal basso, da costruire attraverso la mobilitazione e l’organizzazione delle masse popolari contro il carovita e la guerra, lo smantellamento dell’apparato produttivo e la sua delocalizzazione, contro la sottomissione delle aziende al capitale speculativo, finanziario e bancario, contro la privatizzazione e riduzione dei servizi essenziali come la sanità e la scuola pubbliche, contro le grandi opere pubbliche inutili e dannose, contro la crisi ambientale e climatica, contro l’abbrutimento morale e l’intossicazione culturale della massa della popolazione.

Serve dare seguito alle azioni radicali messe in campo durante la campagna elettorale, promuoverne e partecipare a quelle che spontaneamente le masse popolari organizzano.

Segnaliamo alcuni appuntamenti delle prossime settimane:

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