22 aprile: contro il governo, la guerra e il carovita

Si è svolta a Roma, il 22 aprile, la manifestazione per lo sciopero generale del settore privato indetto da USB. In totale erano circa 5000 i manifestanti: dagli operai dell’ILVA di Taranto ai lavoratori della logistica, dagli aeroportuali di Pisa ai portuali di Genova, protagonisti nelle settimane passate di mobilitazioni contro l’invio di armi (vedi “Mobilitazioni contro la guerra”,in Resistenza n. 4/2022).Numerosa la presenza di studenti, inquadrati soprattutto nell’Opposizione Studentesca d’Alternativa (OSA), in risposta all’esigenza di unificare le lotte.

“È l’ora della variante operaia”, “alzate i salari, abbassate le armi”: queste le parole d’ordine che hanno caratterizzato la manifestazione. In esse sta la sintesi di una serie di rivendicazioni che vanno dalla lotta al carovita al No alle delocalizzazioni, con cui idealmente i promotori e i partecipanti si sono ricollegati sia al movimento determinato dal CdF GKN sia alle mobilitazioni contro la partecipazione e il sostegno dell’Italia alla guerra della NATO contro la Federazione Russa.

“Dichiariamo guerra alla guerra” è stata, invece, la parola d’ordine con cui altre sigle del sindacalismo di base (Al Cobas, Sindacato Generale di Classe, Slai Prol Cobas, FAO, Sindacato Operai Autorganizzati, Lavoratori Metalmeccanici Organizzati) hanno aderito e rilanciato lo sciopero del 22, organizzando un presidio fuori della base NATO di Solbiate Olona (VA). Qui l’accento è stato posto anche sulla guerra che viviamo ogni giorno, quella che provoca 1400 morti sul lavoro all’anno, indicando apertamente che “il nemico ce lo abbiamo in casa: è il governo, la NATO e la grande finanza”. Al presidio erano presenti delegazioni di operai organizzati di fabbriche del gruppo Stellantis (Mirafiori), della Tenaris Dalmine, della Whirlpool, della Electrolux e di altre.

Anche la CUB Pubblico Impiego – Federazione del Veneto ha proclamato lo sciopero generale il 22 aprile, promuovendo un presidio fuori della base militare USA Ederle, a Vicenza. “Guerra e pandemia, stessa strategia. A pagare sono sempre i lavoratori”: questo l’incipit del documento di proclamazione dello sciopero, che denuncia i tagli alla sanità e le politiche criminali e discriminatorie di gestione della pandemia che fanno da contraltare alle ingenti risorse stanziate per l’aumento della spesa militare.

Partito da un appello di lavoratori iscritti a USB, lo sciopero è stato positivamente raccolto da altre sigle sindacali e gruppi di lavoratori, che hanno promosso presidi in varie parti del nostro paese.

Dopo le mobilitazioni dei lavoratori portuali e aeroportuali di USB contro l’invio di armi, il 22 aprile ha rappresentato la tappa intermedia che ci proietta verso lo sciopero generale contro la guerra del prossimo 20 maggio.

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