Il 16 aprile si è tenuta in Val di Susa una nuova manifestazione No TAV. Circa cinquemila persone, provenienti dalla valle e da varie parti d’Italia, hanno marciato da Bussoleno al presidio di San Didero, dove si sarebbe dovuto costruire il nuovo autoporto funzionale al progetto della TAV. Tra i presenti: sindaci e amministratori della valle, moltissimi giovani e giovanissimi, militanti da Francia e Austria, diversi partiti comunisti e di sinistra e forze sindacali. Come P.CARC abbiamo partecipato con un nostro spezzone.
Il corteo non si è limitato a ribadire la contrarietà all’Alta Velocità, ma è stato caratterizzato da parole d’ordine contro la guerra, contro l’aumento delle spese militari deciso dal governo e contro la devastazione ambientale. La polizia, che si è “casualmente dimenticata” di chiudere la strada dove esso sfilava causando disagi a chi manifestava e agli automobilisti, si è poi fatta trovare asserragliata all’interno del fortino militare che circonda il cantiere di San Didero. La giornata si è conclusa con una prolungata battitura delle recinzioni.
Questa mobilitazione, assieme a quella di marzo della GKN e alle iniziative dei portuali del CALP contro le manovre di guerra del governo, confermano il ruolo d’avanguardia che queste organizzazioni operaie e popolari hanno: esse, già oggi, sono assunte a punto di riferimento dalla parte più avanzata delle masse popolari su questioni che riguardano direttamente il governo del paese. La via dello sviluppo del coordinamento tra queste e altre organizzazioni con ruoli simili, attorno all’obiettivo di cacciare Draghi e imporre un governo di emergenza popolare, è l’unica strada realistica per mobilitare le masse popolari a farla finita con questo governo che ora ci trascina anche in guerra al carro della NATO.
Per portare le masse popolari organizzate ad assumere il governo del paese, il ruolo delle organizzazioni operaie è decisivo, cosiccome è decisiva anche l’esperienza di un movimento pluridecennale come quello No TAV. Un movimento che ha saputo aggregare un intero territorio, dagli abitanti ai sindaci, facendo in ogni occasione leva sul protagonismo popolare, costruendo una miriade di comitati territoriali, legandosi strettamente alla tradizione partigiana della valle. Un movimento che si è costantemente sviluppato, nonostante la continua e feroce repressione dello Stato, rifiutando la logica della divisione tra militanti “buoni” e “cattivi” (uno degli slogan più noti dei No TAV recita: “siamo tutti black bloc) e facendo fronte con l’organizzazione (costruzione di presidi e numerose attività autogestite) alla militarizzazione del territorio. Un movimento che si è posto come alternativa concreta alle istituzioni della borghesia:
– mobilitando tecnici ed esperti per studiare il progetto del TAV al fine di dimostrarne il carattere speculativo e nocivo per l’uomo e l’ambiente e per realizzare altri progetti che fossero nell’interesse delle masse popolari;
– non limitandosi a rivendicare alle istituzioni la chiusura dei cantieri, ma contrapponendosi direttamente alle loro decisioni, con mille iniziative volte ad impedire la prosecuzione dei lavori.
L’esperienza dei No TAV indica ad ogni organismo popolare la via da seguire; è di insegnamento per chi, in ogni territorio, scuola o azienda, vuole organizzarsi e mobilitarsi per porre fine al catastrofico corso delle cose; mostra che la classe dominante non riesce a sedare la ribellione popolare, che anzi si sviluppa, se chi la promuove è determinato a vincere. Usiamo in ogni territorio gli insegnamenti che la lotta No TAV ci consegna, avanziamo nella lotta per prendere in mano il governo del paese!