GKN e Caterpillar: organizzazione, unità e coordinamento

Riportiamo uno stralcio del comunicato congiunto dei lavoratori GKN e Caterpillar, a commento della presentazione del “Ddl antidelocalizzazioni”, messo in campo dal governo al posto di quello elaborato e proposto dal Collettivo di Fabbrica GKN. 
Lasciando il merito della questione alle parole dei lavoratori, indichiamo l’importanza dell’incontro e del confronto fra operai: aziende diverse con gli stessi problemi cercano una soluzione comune. Il Disegno di legge elaborato dai lavoratori si può imporre con la mobilitazione coordinata, allargando il più possibile il fronte operaio e solidale, facendo convergere i fronti di lotta più disparati sul comune obiettivo del cambiamento necessario al paese. Nessuno si salva da solo.

Ha avuto luogo stamattina al Senato l’evento di presentazione del Ddl AS 2335 in tema di delocalizzazioni in cui sono intervenuti anche la Viceministra allo Sviluppo Economico Alessandra Todde e il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio.

Secondo l’RSU GKN “si continua a ribadire con questo nuovo Ddl ciò che abbiamo già capito: lo Stato e il Governo di questo paese non hanno nessuna intenzione seria di dotarsi di strumenti per una reale politica industriale. Ancora una volta siamo di fronte a un disegno di legge che si muove tra incentivi alle aziende non realmente monitorati e proceduralizzazione delle delocalizzazioni. Il concetto secondo cui porre dei vincoli alle aziende non serve di per sé o, peggio, le fa scappare è ormai vetusto. Così come è vetusto, vecchio, superato continuare a illudersi che gli incentivi a babbo morto alle aziende impediscano i licenziamenti. Sono le ricette di 40 anni di impoverimento salariale, professionale e anche industriale di questo paese. Diciamola tutta: l’idea che quando una multinazionale o un fondo finanziario devastano il territorio, lo Stato può intervenire mettendo in sicurezza il valore aggiunto e le professionalità, è qualcosa che non volete e che non vi interessa. Guardiamo alla situazione di Gkn. Qua un privato è arrivato e ha sottratto lo stabilimento al fondo finanziario. Perché non lo poteva fare lo Stato? E naturalmente il privato che arriva qua non è che non userà fondi pubblici: avrà bisogno di soldi della comunità, degli ammortizzatori sociali. E magari poi del Pnrr, e magari poi di corsi per la formazione pubblici. Insomma, i soldi pubblici ci sono, ma la politica industriale pubblica no. E si vede: ricordiamo infatti che Gkn non tornerà mai più a produrre semiassi. Decenni di storia industriale cancellati da un fondo finanziario. Le macchine saranno probabilmente lentamente delocalizzate insieme a tutte le nostre competenze. E qua ci si prospettano mesi e mesi di ammortizzatori in attesa di chissà quale nuovo soggetto industriale. Mesi in cui ovviamente – e forse qualcuno ci spera anche – la comunità della fabbrica risulterà logorata e dispersa, con posti di lavoro bruciati. Questa è una vertenza che “ha vinto”. Immaginatevi voi una che non ha vinto”.

Secondo Diego Capomagi, RSU Caterpillar “questo disegno di legge sugli incentivi alle aziende così come l’emendamento del governo alla legge di bilancio sulle delocalizzazioni non rispondono alle esigenze delle lavoratrici e dei lavoratori messi di fronte a un processo di delocalizzazione. Il risultato è solamente quello di una gestione ordinata della delocalizzazione, un aumento delle multe e la restituzione degli incentivi, cosa da poco per dei colossi finanziari come le imprese multinazionali. I lavoratori hanno bisogno di tutele vere e soprattutto di una legge che rimetta al centro quella che è la responsabilità sociale dell’impresa così come prevista nella nostra Costituzione. È necessario che questo elemento diventi un sentire collettivo non solo della politica ma anche della società civile. Qui non si tratta solo di far pagare cifre irrisorie rispetto agli enormi costi dei disastri sociali che creano le imprese che delocalizzano. Si tratta piuttosto di creare, migliorare e mantenere quello che è il tessuto produttivo di un territorio e non prendersi il giocattolo e portarselo via in barba alla storia, al sudore e alle lotte di chi quella fabbrica, quel sito produttivo lo ha fatto crescere.”

Leggi il comunicato integrale, completo degli interventi dei giuristi solidali di Telefono Rosso e di Giuristi Democratici.

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