Le maggiori particolarità dell’Italia rispetto agli altri paesi imperialisti sono:
1. il Vaticano: la Curia Papale consacrata da Mussolini (1929) come Stato indipendente (a carico del Comune di Roma che le fornisce servizi d’ogni genere ed è asservito ai suoi riti e celebrazioni, di cui l’Anno Santo è solo un esempio, e dello Stato italiano che paga le spese e presta i servizi per le relazioni internazionali e altre del Vaticano) e accettata nella Costituzione del 1948,
2. la divisione Nord-Sud, risultato dei modi e tempi del passaggio dal feudalesimo al sistema capitalista, ossia della storia della rivoluzione borghese in Italia fino al Risorgimento che ha creato lo Stato unitario esteso ai confini attuali,
3. la permanenza e il rafforzamento di organizzazioni criminali (mafia, camorra, ‘ndrangheta e altre minori) formatesi nel corso del passaggio dal feudalesimo al capitalismo e diventate istituzioni e potenze nazionali (basta pensare al passaggio alla “seconda repubblica” tra gli anni ‘80 e ‘90) e internazionali.
In questo articolo ci concentriamo sul ruolo del Vaticano nel nostro paese. Tale ragionamento è utile soprattutto perché anche le organizzazioni che si dicono di sinistra o comunista, in un modo o nell’altro, quando trattano del regime sociale e persino del regime politico del nostro paese, mantengono e alimentano un velo sul ruolo del Vaticano e della sua rete di parrocchie e diocesi che fanno capo alla CEI (Conferenza Episcopale Italiana), di ordini e congregazioni (sacerdotali e laiche, maschili e femminili), opere pie, asili, scuole, università, ospedali, ricoveri, associazioni, istituzioni finanziarie (IOR e altre, ricordare il Banco Ambrosiano, ecc.), associazioni ex alunni, associazioni varie (dall’AGESCI, alla Caritas, a Comunione e Liberazione, ecc.), clero secolare e regolare.
Il Vaticano è una delle principali particolarità dell’Italia e chi la ignora vuol dire che non si occupa seriamente della conquista del potere e quindi della rivoluzione socialista o scambia la lotta per il socialismo con rivendicazioni economiche, politiche, ambientali o d’altro genere (“sociali”), lotta sindacale, elezioni locali e nazionali, oppure, sul versante solo per alcuni versi opposto, con congiure e azioni armate.
La Chiesa Cattolica Romana è uno dei pilastri del sistema imperialista mondiale e in particolare della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti europei, americani e sionisti e dispone dei mezzi (finanziari, umani, organizzativi, ecc.) per adempiere a questo ruolo. Il Vaticano è al centro di una vasta, ramificatissima e capillare rete di relazioni e contatti che copre praticamente ogni paese del mondo: quindi è un centro mondiale di influenze, di intrighi e di raccolta di informazioni, anche nei paesi in cui la Chiesa Cattolica non ha direttamente grande influenza sulla massa della popolazione. Già durante la sua lotta contro i gruppi imperialisti giapponesi per il dominio del Pacifico e durante la guerra mondiale che finì a Hiroshima e Nagasaki, gli imperialisti americani si avvalsero del Vaticano e della sua Chiesa per raccogliere informazioni sugli orientamenti della classe dirigente giapponese: conoscere il nemico è un’arma importante in ogni guerra.
Da metà degli anni settanta ad oggi il sistema imperialista mondiale è in crisi, una crisi che dal 2007 è entrata nella sua fase acuta e terminale. I contrasti tra gruppi dirigenti e correnti dilaniano le classi dominanti. La Chiesa Cattolica è travolta essa stessa dalla crisi. La Compagnia di Gesù ha eretto Bergoglio a campione del tentativo della Compagnia (e di altri) di salvaguardare la Chiesa Cattolica e il suo ruolo nel mondo con le strutture a ciò necessarie. Questo impone di cambiare quanto non è utilizzabile e riciclabile e suscita nella Chiesa stessa molte resistenze. Il precedente di Pio IX che aderendo alla rivoluzione borghese italiana per salvaguardare la sostanza della Chiesa, accelerò la fine dello Stato Pontificio e l’avvento del Regno d’Italia, è un incubo per i rinnovatori. Ma essi sono presi in un ingranaggio imposto dalla natura della Chiesa Cattolica e dalla crisi generale del capitalismo: il vecchio non sta più in piedi e il nuovo è contro di essa. Il nuovo è la rinascita del movimento comunista con la seconda ondata della rivoluzione proletaria.
È solo alla luce di questo contesto che è possibile capire, demistificare, denunciare e sfruttare l’opera di Bergoglio e della sua Compagnia e delle autorità della Chiesa Cattolica che vi collaborano. L’assunzione diretta, nel 2013 con Bergoglio, da parte dei Gesuiti della massima carica della Curia Papale è indice di una profonda crisi nella Chiesa Cattolica nazionale e internazionale: i Gesuiti fino ad allora, infatti, erano stati fautori di governare stando in seconda fila e manovrando gli altri (secondo la linea dettata all’inizio del secolo XVII dal cardinale gesuita Roberto Bellarmino). Questa crisi è molto importante per i comunisti promotori della rivoluzione socialista in corso in Italia. È fuori strada sia chi scambia Bergoglio per il nuovo promotore di un rivolgimento sociale, sia chi non cerca di giovarsi a vantaggio della rivoluzione socialista della sua predicazione “semi-socialista”.
Papa Bergoglio è quindi diventato un fenomeno della vita politica internazionale e nazionale. Privi di saldi principi, provati dai ripetuti fallimenti dei tentativi di ridiventare “sponda politica” delle masse popolari nelle istituzioni borghesi e non sapendo “a che santo votarsi” di fronte al disastroso corso delle cose, in numero crescente dirigenti di organizzazioni di sinistra o che si dicono comunisti diventano ammiratori di Papa Bergoglio. Il loro entusiasmo in qualche misura influisce sulle masse popolari e ne accresce il disorientamento. D’altronde Papa Bergoglio ripete e conferisce autorità a molti giudizi, pregiudizi e luoghi comuni “buonisti” della sinistra borghese.
Ma da dove viene e dove va l’opera di Papa Bergoglio? Sarebbe da ingenui (o proprio della cecità di chi non vuole vedere) non tener conto che se Bergoglio è diventato Papa, non lo deve solo né principalmente alle sue caratteristiche personali, ma a una decisione della sua Congregazione, la Compagnia di Gesù. Essa da tempo è potente nei vertici della Chiesa Cattolica, ma di proposito non aveva mai fatto assumere a un suo membro il ruolo di capo della Chiesa. Che abbia deciso di contravvenire a questa prassi secolare, è una conferma della gravità della crisi in cui si trova la Chiesa stessa.
I fatti, però, hanno la testa dura. Che fine fa il buonismo socialisteggiante di Bergoglio, e di chi ne tesse le lodi, se confrontiamo le sue parole con quello che la Chiesa potrebbe fare e non fa? Se confrontiamo le sue invettive contro la “proprietà privata” con i beni che gestisce la Chiesa? Se desse seguito a pagare le tasse sui patrimoni ecclesiali come chiede di fare alle masse popolari italiane? Se alla proposta di pregare per la salute del popolo colpito dall’epidemia da Convid-19 facesse seguito la rinuncia a ogni contributo statale per gli ospedali e le cliniche private che gestisce o mettesse in libero commercio tutti i farmaci presenti nella farmacia vaticana? Bergoglio, letto in questa maniera, non è che la riproposizione a sinistra della solita solfa pretesca “fai quello che dico ma non fare come faccio io”, solfa che da anni esponenti della sinistra borghese alla Bertinotti, Vendola e simili ripetono a ogni piè sospinto.
Come per il resto dei vertici della Repubblica Pontifica, però, il punto debole della Chiesa sono le masse popolari, fedeli e non, cui in un modo o in un altro deve rendere conto: perché altrimenti affannarsi a fare sparate simil rivoluzionarie e a sostegno dei poveri o degli ultimi? L’ultima parola sulla contraddizione tra quello che Bergoglio e la sua Chiesa dicono e quello che Bergoglio e la sua Chiesa fanno, spetta alle masse popolari. Che vadano fino in fondo ai loro ragionamenti simil-socialisti Bergoglio e i suoi! Le masse popolari impongano anche al Vaticano con la lotta, la mobilitazione e l’organizzazione le misure che sono loro necessarie per fronteggiare la crisi.
Il Vaticano ceda senza indennizzo tutte le strutture, il personale e attrezzature sanitarie di cui dispone, perché sono necessari alla cura dei contagiati e degli altri malati, a somministrare i tamponi e verificarne l’esito, a garantire cure e prevenzione ad anziani, disabili, immunodepressi e altre categorie a rischio e che necessitano comunque di assistenza particolare.
Stanzi tutti i fondi necessari di cui gode per garantire la stabilizzazione di tutto il personale precario che lavora negli ospedali pubblici e privati: altro che farsi bello dell’assistenza sanitaria che fornisce dietro assegni milionari dello stato italiano, quindi con i soldi nostri!
Bergoglio mostri nella pratica la buona volontà che proclama e di avere sul clero, sulle Congregazioni e gli Ordini religiosi e sui suoi fedeli il potere che a suo dire Dio gli ha conferito. Sciolga i cordoni della banca vaticana e li dia agli operai in lotta contro la chiusura delle aziende in cui lavorano perché rilevino quelle aziende e le facciano funzionare per produrre quello che serve alla società e alle masse popolari: sono centinaia le vertenze di questo genere!
Distribuisca gratuitamente alla popolazione mascherine, disinfettanti e altri dispositivi di protezione individuale (DPI), dia tutti i farmaci raccolti nella farmacia del Vaticano alle masse popolari che ne hanno bisogno, anziché approfittare della penuria di farmaci nel sistema sanitario pubblico italiano per vederli previo lauto pagamento speculando sulla salute delle masse popolari.
Sospenda gli sfratti a occupanti e morosi in affitto nei propri immobili, assegni gratuitamente un’abitazione dignitosa a chi ne è privo o vive in abitazioni insalubri e che non garantiscono dal contagio.
Si tratta di solo di una misera parte delle cose che il Vaticano di Bergoglio potrebbe fare domani mattina se alle belle parole facesse seguire dei fatti. La cosa non avverrà mai se la classe operaia e il resto delle masse popolari non faranno valere la propria forza, imponendo tutte queste misure, estorcendo ed espropriando i padroni e i loro soci col saio. Non si tratta quindi di giocare a fare gli anticlericali denigrando le masse popolari che si dicono cattoliche e credenti, l’immagine della povertà dilagante che si diffonde nel nostro paese e nel mondo opposta all’opulenza, lo sfarzo e alla doppia faccia dei vertici del Vaticano, certamente sono un motivo di indignazione, rabbia e insofferenza anche per loro. Questo perché la contraddizione principale non è tra fedeli e infedeli, come provano a raccontare i vertici della Chiesa cattolica, ma tra sfruttati e sfruttatori. Che anche per i fedeli, quindi, la lotta di classe diventi un’arma per vivere fino in fondo gli aspetti sani e progressisti della propria fede, eliminando i privilegi di chi da secoli la sfrutta per alimentare il proprio ruolo da oppressore oscurantista e parassitario.
Quando le masse popolari si organizzano, prendono in mano l’iniziativa e scendono in lotta, trascinano anche il resto delle masse popolari e costringono gli esponenti dei sindacati, delle istituzioni e dei partiti borghesi a rincorrerli e a mobilitarsi in loro sostegno: chi per non perdere o per cercare di guadagnare seguito e voti tra le masse, chi per timore che “l’incendio si propaghi”, chi per regolare i conti o fare le scarpe ai concorrenti, chi perché è sinceramente preoccupato e indignato di come vanno le cose e aspira a che vadano meglio. Questo vuol dire tenere in mano l’iniziativa, senza delegare a sindacalisti complici, esponenti di partiti e istituzioni borghesi anche se e quando fanno gli “amici del popolo”. Quanto più la rete degli organismi operai e popolari che promuovono questa lotta crescerà, si rafforzerà e si consoliderà, diventando punto di riferimento per il resto delle masse popolari, tanto più si determineranno le condizioni per imporre il governo di emergenza di cui c’è bisogno.