Attilio Fontana ha annunciato che dal 13 dicembre la Lombardia sarà zona gialla. Liberi tutti.
Viene da chiedersi quale sia la credibilità – e non solo il titolo – che ancora lo qualifica per aprire bocca in situazioni che non siano un’aula di tribunale mentre tenta di difendersi, arrampicandosi sugli specchi. Eppure ancora parla. Ancora pontifica. E soprattutto è ancora al suo posto e decide.
Mentre va in scena il teatrino della politica fra commissione di inchiesta regionale per la gestione del Covid19, mozioni di sfiducia per Gallera che vengono respinte con la stessa frequenza con cui lo stesso Gallera dà dimostrazione del suo profilo istituzionale (in ultimo si è fotografato mentre violava il DCPM per darsi arie sul social circa le sue qualità podistiche!), negli ospedali succede di tutto e di più, peggio persino di ciò che successe a marzo e aprile.
Ne sono esempio le proteste dei medici e degli infermieri all’ospedale di Brescia, i provvedimenti disciplinari contro il personale sanitario all’ospedale di Oglio Po (CR) e l’incredibile vicenda degli ospedali S. Carlo e S. Paolo di Milano. Incredibile, nel senso che davvero si fatica a ritenere “normale” che a fronte di una denuncia della situazione di degrado in cui i medici sono costretti a lavorare (vedi lettera dei medici in appendice), delle minacce di rappresaglia contro chi ha denunciato (provvedimenti disciplinari se non licenziamento), delle conferme dell’avvenuta rappresaglia e delle rassicurazioni dai vertici della Regione che “non ci saranno rappresaglie”, il direttore sanitario, Stocco, faccia il bello e il cattivo tempo.
Come non è normale che Fontana e Gallera siano ancora al loro posto. Come non è normale che un’opposizione degna di questo nome si pieghi a divieti, prescrizioni e volontà di una manica di delinquenti che governano la Regione e comandano in tutti i distretti sanitari in ragione di nomine “politiche” di amici degli amici.
Operazioni diversive di carattere nazionale (il dibattito sulla riforma del MES, che in definitiva è stata approvata in Parlamento) e locale (la ricandidatura di Sala, “benedetta” dall’Immacolata) intorbidiscono le acque, ma non riescono a nascondere il punto.
Il punto è che i responsabili di oltre 20mila morti in Lombardia (questi i numeri ufficiali, senza contare chi è morto abbandonato dalle autorità sanitarie in casa propria senza cure e senza assistenza nella primavera scorsa) sono ancora al loro posto. Perseguitano medici e lavoratori della sanità. Fanno affari d’oro. Speculano.
Non sono bastate denunce, proposte e mozioni di sfiducia, richieste di chiarimenti o di controlli negli ospedali.
Facciamo appello ai consiglieri Regionali di opposizione, a quelli che si sono messi in prima linea nella denuncia dell’operato della Giunta Fontana-Gallera e che hanno a cuore la sanità pubblica: ai consiglieri del M5S (Fumagalli, Piccirillo, Forte, …), a Usuelli e anche a Carmela Rozza, che nei giorni scorsi ha chiesto di fare un controllo (ovviamente negato) al Pronto Soccorso del San Carlo: prendete l’iniziativa per rompere il muro di gomma dietro cui si è barricata la Giunta. Come?
Promuovete ispezioni negli ospedali pubblici (S. Carlo e S. Paolo di Milano in primis) e privati (il “pacchetto di prestazioni” a 450 euro del S. Raffale ancora grida vendetta);
garantite presidi dentro gli ospedali in cui medici e infermieri possano in completa sicurezza rendere pubblico tutto ciò che li ostacola in quel lavoro di cui a parole autorità e istituzioni si riempiono la bocca senza mai fare niente di concreto per riconoscerlo e favorirlo;
attivatevi per eliminare i vincoli di fedeltà aziendale contenuti nei contratti della PA che, anziché premiare quei medici e infermieri che denunciano situazioni condizioni di lavoro inadeguate e nocive per l’utenza, sono l’arma usata dai vertici aziendali per minacciare, sanzionare e licenziare.
Ognuno di voi ha relazioni dirette con gli apparati nazionali dei vostri partiti e, tramite di essi, con i gruppi del Senato e della Camera, con i Ministri, con il governo, con i gruppi al parlamento europeo. Ognuno do voi è chiamato a usare quei legami per entrare negli ospedali e rompere i divieti imposti da un pugno di nominati, scelti per quanto sono bravi a leccare i piedi al loro padrone e a spolpare la sanità pubblica. Uscite dagli uffici di rappresentanza e chiamate la popolazione a presidiare a oltranza la sede della Regione fino a cacciare la giunta stragista di Fontana e Gallera.
Siamo “in zona gialla” ha detto Fontana. E ha anche aggiunto che è solidale con chi violerà il DCPM di Natale.
E’ ben più giustificato uscire di casa per cacciarlo dalla testa della Regione che non per affollare le vie del centro per le spese di Natale, per i pranzi e i cenoni!
Basta scuse e basta piagnistei, in ballo c’è la vita e la salute di milioni di cittadini. O fate parte della soluzione oppure, vostro malgrado, diventerete parte del problema!
Prossime mobilitazioni
14 Dicembre: sciopero San Paolo San Carlo a Milano. Ore 8:45 presidio al San Carlo con ritrovo sul piazzale antistante l’atrio centrale. Alle 10 presidio al San Paolo (Ritrovo di fronte all’ingresso principale). Alle 14.30 presidio sotto il Palazzo della Regione Lombardia
Tendone del tampone sospeso della Brigata Sanitaria Soccorso Rosso in Piazzale Baiamonti: il 12 Dicembre dalle 12 alle 15; il 13 Dicembre dalle 16 alle 20
13 Dicembre: Tenda della Salute al Parco Martesana (zona Anfiteatro) dalle 10:30 alle 13.
12 Dicembre in Piazza Fontana alle 14 concentramento degli studenti, dalle 17:15 presidi.
Appendice: la lettera dei medici degli ospedali S. Carlo e S. Paolo
Lettera sanitari San Paolo / San Carlo
novembre 2020
Egregi Direttori,
come Professionisti impegnati nella gestione dell’emergenza Covid (emergenza prevista, attesa e che, ciononostante, vede la nostra struttura largamente impreparata), Vi scriviamo per esprimere la nostra grande preoccupazione per la situazione che si è creata in ospedale e il nostro fermo dissenso verso una politica che ci impedisce di esercitare la nostra professione in scienza e coscienza, soprattutto a causa della carenza di mezzi tecnici e umani indispensabili nel frangente in cui ci troviamo ad operare.
Ci riferiamo innanzitutto alla drammatica, e purtroppo ben nota, carenza di posti letto, non solo in terapia intensiva, ma anche nei reparti di degenza ordinaria e nei reparti con possibilità di monitoraggio, dove ricoverare pazienti candidati a trattamenti subintensivi, indispensabili per la cura di gran parte dei pazienti Covid. Prevedendo opportune implementazioni tecniche e la presenza di un adeguato numero di Professionisti, formati secondo standard internazionalmente validi e riconosciuti, molti pazienti affetti da polmonite da covid, in particolare quelli non candidabili a terapia intensiva, potrebbero essere adeguatamente trattati anche in aree di degenza medica, come avviene in molti altri ospedali.
Ci riferiamo, ancor di più, alla gravissima e ampia insufficienza numerica, nota ben prima della pandemia, di personale medico, infermieristico e ausiliario, specialmente di area critica, neppure lontanamente colmata da personale assunto ad hoc, introdotto in reparti altamente specializzati con una formazione sempre più spesso frettolosa e sommaria.
Purtroppo, in assenza di queste risorse critiche, ci vediamo costretti a operare scelte relative alla possibilità di accesso alle cure, che non sono né clinicamente né eticamente tollerabili. Contro la nostra volontà e, soprattutto, contro la nostra coscienza umana e professionale, ci vediamo forzati a dilazionare l’accesso a terapie e tecniche potenzialmente curative (intubazione orotracheale e ventilazione non invasiva) e non poter trattare tempestivamente, con adeguata assistenza e in ambiente appropriato
tutti i pazienti che ne potrebbero beneficiare.
Di queste “scelte”, anche se dettate da decisioni politiche apicali miopi, noi avvertiamo il peso; di queste responsabilità morali, di nuovo, noi avvertiamo il peso. Scelte di chi avrebbe potuto decidere, e non ha deciso per tempo, anzi, con dovuto anticipo, di riorganizzare, di richiamare più personale formato, di aprire più posti letto monitorati per pazienti affetti da covid.
Con grande fatica cerchiamo, tuttavia, di offrire i migliori trattamenti a tutti i nostri pazienti, qualunque sia la loro gravità, gestendo per molti giorni in Pronto Soccorso il maggior numero possibile di pazienti, finché non riusciamo a offrire loro un posto letto. E anche quando non siamo in grado di guarire, cerchiamo energie e risorse per garantire sollievo e dignità nelle fasi finali della malattia, tanto nei reparti quanto sulle barelle del PS.
Ci sentiamo abbandonati nella cura dei nostri malati e non percepiamo né una radicale presa di posizione a loro favore, né alcuna tutela nei nostri confronti da parte dei vertici aziendali.
Chiediamo più attenzione alle necessità di ricovero urgente dei pazienti critici e una maggiore tutela qualora ci vedessimo costretti ad operare scelte dettate da condizioni che trascendono la cura dei malati stessi.
Chiediamo, inoltre, un’urgente e sostanziale implementazione dell’organico di Pronto Soccorso e dei reparti di Area Critica, che da troppo tempo lavorano in condizioni di costante sovraccarico, ulteriormente aggravato dall’attuale emergenza.
Chiediamo, infine, più attenzione alle esigenze di cura e di ricovero per tutti i pazienti che accompagniamo nelle fasi ultime di malattia e che hanno diritto di ricevere una ancor più doverosa e dignitosa assistenza nel fine vita.
Speriamo che questa lettera riceva la dovuta attenzione e smuova un sistema di emergenza sanitaria intra ospedaliera che sta collassando e che sta determinando gravi ripercussioni per i pazienti e per noi operatori.
Per parte nostra non siamo disponibili a fare da sponda a carenze tecniche e di organico che sono note da tempo e che abbiamo denunciato. Ogni scelta dettata non da necessità cliniche, ma da carenze di sistema (mancanza di posti letto, mancanza di presidi, carenza di assistenza ai pazienti per mancanza di personale), e che pertanto si contrappone alla nostra volontà di operare sempre secondo scienza e coscienza, non verrà in alcun modo avallata.