Di seguito un appello steso da alcuni lavoratori dello spettacolo di Napoli come contributo al dibattito in corso all’interno dei vari comitati e coordinamenti di artisti e operatori della cultura che si stanno sviluppando sull’onda dell’emergenza Covid-19.
Nella società capitalista anche i prodotti delle attività artistiche sono nient’altro che una merce che va venduta e comprata per garantire profitti ai capitalisti. Questo rende tali attività appannaggio della borghesia e sostanzialmente inaccessibili alle masse popolari, per le quali l’arte è tutt’al più intrattenimento fine a sé stesso, e determina un divario crescente tra i pochi grandi artisti strapagati e i tanti artisti e lavoratori dello spettacolo costretti dopo anni di studio e di gavetta a elemosinare paghe da fame. L’emergenza Covid-19 con la chiusura di teatri, locali, festival, ha aggravato ulteriormente la condizione di questi lavoratori e a nulla sono valse le misure insufficienti del governo Conte 2 (dalla mancia del Reddito di Emergenza che esclude chi non ha versato un tetto minimo di contributi in un contesto in cui il lavoro nero è la regola, fino alle inapplicabili norme sulla riapertura degli spettacoli).
Lo sviluppo della mobilitazione e dell’organizzazione dei lavoratori dello spettacolo in varie parti d’Italia, la promozione di manifestazioni (vedi la manifestazione nazionale a Roma del 27 giugno), rappresentano certamente un fatto positivo. Il passo da fare ora, come indicato nell’appello, consiste però nel combinare le rivendicazioni con l’attuazione diretta delle misure che è possibile mettere in campo direttamente ( ad esempio attraverso scioperi al contrario) e con il coordinamento con altri settori delle masse popolari (in primis con la classe operaia) per contribuire anche in questo ambito alla costruzione della nuova governabilità del paese.
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Siamo artisti freelance, lavoratori dello spettacolo, operatori della cultura che a fronte dell’emergenza sanitaria che ha colpito gravemente il nostro Paese e della sua gestione scellerata hanno deciso di dire basta, di rifiutare l’etichetta di scansafatiche, individualisti o peggio giullari di corte e di organizzarsi per far fronte ad una situazione drammatica.
Le misure varate dal governo per la “Fase 2” dell’emergenza Covid-19 rappresentano una presa in giro per migliaia di lavoratori completamente abbandonati a sé stessi.
Il cosiddetto “Reddito di Emergenza” (REM), così come concepito per i lavoratori dello spettacolo (può percepirlo solo chi ha versato almeno 7 mesi di contributi nel 2019) oltre ad avere un importo risibile serve solo ad alimentare la guerra tra poveri tra chi è riuscito a versare, seppur saltuariamente, e i tanti artisti e operatori costretti a lavorare in nero (e che tuttavia non sono per questo meno professionali, preparati, artisticamente validi).
La ripresa degli spettacoli dal vivo poi, per tante piccole realtà è solo una chimera.
Le norme di distanziamento sociale previste dal decreto di maggio sono una beffa irricevibile che renderà impossibile per i piccoli locali e teatri riprendere la programmazione di spettacoli dal vivo, impoverendo l’offerta culturale di qualità e gettando sul lastrico decine di artisti, operatori e esercenti. È ora di reagire!
In questi mesi abbiamo compreso, come i tanti che stanno dando vita a comitati e collettivi di artisti, che non è più tempo di agire da soli, di voltare la testa dall’altra parte, di astrarci dalla società!
L’emergenza Covid-19 ci ha fatto comprendere che in un mondo in cui tutto è collegato, interconnesso, non è più possibile limitarsi a “coltivare il proprio orticello”, ma bisogna sviluppare un punto di vista complessivo sulla società, smettendo di portare avanti le nostre vertenze come fossero a sé stanti e mettendoci in rete con chi in ogni luogo di vita, di lavoro, di studio si organizza per far fronte alla crisi.
Rivolgiamo dunque, agli artisti e ai lavoratori dello spettacolo l’appello:
– a rivendicare misure a tutela dei lavoratori occasionali, i più esposti alla crisi, a partire dall’estensione del Reddito di Emergenza a tutti a prescindere dalla contribuzione versata e dall’esenzione SIAE e ENPALS per i piccoli spettacoli;
– a sostenere le lotte degli operai, dei lavoratori della sanità, ecc. coordinandosi in particolare con questi ultimi per far emergere i dati reali sull’emergenza;
– a definire e autorganizzare, in forma di sciopero al contrario, iniziative culturali di qualità (concerti, spettacoli, mostre) che servano a contrastare, dal basso, l’ulteriore impoverimento dell’offerta culturale conseguente all’emergenza Covid-19, imponendo al contempo alle autorità la creazione di nuove opportunità di lavoro utili e dignitose per gli artisti;
– ad adottare misure di distanziamento sociale effettivamente praticabili e utili ai fini del contenimento del contagio.