Saluto del P.CARC al dibattito del 6 settembre presso la Festa dell’Unità Comunista di Labaro

I comunisti e la nuova fase politica – Saluto del Partito dei CARC a relatori e partecipanti al dibattito del 6 settembre presso la Festa dell’Unità Comunista promossa dal circolo di Labaro del Partito Comunista Italiano

Il ruolo decisivo dei comunisti. Il progresso della rinascita del movimento comunista è decisivo per la costruzione dell’avvenire del nostro paese. Il movimento comunista può e deve tornare a scrivere la storia perché è possibile e soprattutto necessario per far fronte al corso catastrofico delle cose promosso dalla borghesia in tutto il mondo. E’ cosi nonostante la nostra attuale debolezza, frutto delle sconfitta epocale in cui è incappato il vecchio movimento comunista sotto la direzione dei revisionisti moderni (i cui capofila nel nostro paese sono stati Togliatti e Longo) e poi della sinistra borghese (i Berlinguer, Occhetto, Bertinotti). È cosi nonostante gli sforzi della borghesia imperialista per infangare la nostra gloriosa storia e negare il valore della concezione comunista del mondo fondata da Marx e Engels e sviluppata da Lenin, Stalin, Mao, Gramsci per il nostro paese, che è stata e resta la scienza delle attività con cui gli uomini fanno la loro storia. I comunisti, ci ha insegnato Marx, si distinguono dal resto delle masse popolari per la comprensione delle condizioni, delle forme e dei risultati della lotta di classe e perché, sulla base di questa comprensione, promuovono e spingono in avanti la lotta delle classi oppresse dal capitalismo (anzitutto della classe operaia) fino ad instaurare il socialismo. Dunque, secondo la concezione comunista del mondo, non siamo lo schieramento di sinistra, progressista, ecc. nel teatrino della lotta politica borghese. Non siamo gli organizzatori delle lotte rivendicative delle masse popolari. Non siamo i promotori di questa o di quella azione contro esponenti, enti, istituzioni, cose che simboleggiano la classe dominante. Tutta la storia del secolo scorso, in particolare quella compiutasi a partire dalla gloriosa Rivoluzione d’Ottobre del 1917 in Russia, dimostra tutt’altro a chiunque si dedichi a fare un bilancio serio e volto ad estrapolare lezioni dall’esperienza. Il Partito dei CARC e la carovana del (nuovo)PCI, di cui il P.CARC fa parte, hanno condotto un serio bilancio di questa esperienza da cui hanno ricavato che i comunisti, per essere all’altezza del loro ruolo, devono assimilare la concezione comunista del mondo e su questa base concepire se stessi e organizzarsi in Partito Comunista per essere i dirigenti e i capi della confluenza delle mille forme di lotta e ribellione spontanea della classe operaia e delle masse popolari in un movimento di costruzione della rivoluzione socialista. I comunisti devono essere il vertice di una “guerra di posizione”, come la chiamava Gramsci, che avanza passo dopo passo con l’obiettivo di eliminare il potere della borghesia imperialista e instaurare il nuovo potere della classe operaia e delle masse popolari sul paese. E’ solo sulla base della comprensione del nostro ruolo che possiamo afferrare i nostri compiti nell’attuale fase di approfondimento della crisi del sistema politico borghese.

La crisi politica in corso. Il governo M5S-Lega insediato all’inizio di giugno 2018 dai vertici della Repubblica Pontificia (la combinazione di centri di potere, al cui centro è il Vaticano, che governa di fatto il nostro paese dalla caduta del fascismo) è stato il risultato del malcontento, dell’insofferenza e dell’indignazione delle masse popolari per l’operato dei partiti e dei governi delle Larghe Intese, dal PD e alleati a Berlusconi e soci. La causa di questo moto d’insubordinazione, cui la borghesia imperialista non è in grado di opporre soluzioni, è la seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale iniziata nel 1975 e piombata nel 2008 nella sua fase acuta e terminale. Questa crisi è alla base degli sconvolgimenti in corso in campo economico, politico, ambientale e del corso catastrofico delle cose di cui ognuno può facilmente rendersi conto. E’ questa la radice profonda della breccia che le masse popolari hanno aperto nel sistema politico e che nelle elezioni politiche del 4 marzo 2018 ha ridotto i voti delle Larghe Intese a 14,5 milioni (erano 34,8 nelle politiche del 2008) e portato a 16,4 milioni i voti di M5S e Lega, che nelle elezioni europee del 26 maggio 2019 ha ridotto i voti delle Larghe Intese a 11,2 milioni (erano 28.2 milioni nelle europee del 2009) e portato a 13,7 milioni i voti di Lega e M5S. E’ questo che fa crescere ogni giorno organismi e iniziative di lotta in ogni angolo del paese. Apparentemente il governo M5S-Lega è rimasto vittima del contrasto tra le due ali che lo componevano. In realtà M5S e Lega hanno entrambi accaparrato voti facendo promesse che non erano in grado di mantenere ed il loro governo era minato dall’impossibilità di creare condizioni di vita e di lavoro migliori per le masse popolari conservando la sottomissione del paese all’UE e alla NATO e, in ultima istanza, le aziende in mano ai capitalisti (queste sono le ragioni per cui esso è stato, fin dall’inizio, un governo provvisorio). La soluzione di governo M5S-PD-LEU che in questi giorni i vertici della Repubblica Pontificia stanno approntando è una toppa che, in definitiva, approfondirà ulteriormente la crisi politica. Perché è il tentativo raffazzonato di risolvere la breccia che si è aperta nel sistema politico con le elezioni del 4 marzo 2018, da cui è nato il governo provvisorio M5S-Lega, con l’installazione di un altro governo provvisorio anche se più sottomesso all’UE e alla NATO (senza la demagogia anti-UE di Salvini e con la fedeltà all’UE di cui il PD è garanzia). M5S e PD, nel tentativo di restare a galla, dovranno fare i conti con le masse popolari, promettere ammortizzatori sociali ecc. e al contempo prestare obbedienza ai diktat dell’UE e della NATO. Tuttavia, al di là del teatrino e dei contorcimenti in corso per installare questo nuovo governo, la situazione deve interessarci principalmente per gli appigli, i tasti, gli argomenti su cui potremo far leva per portare le masse popolari (e in particolare gli operai delle aziende capitaliste e i lavoratori delle aziende pubbliche) ad organizzarsi e a prendere in mano direttamente la situazione con un loro governo d’emergenza, sviluppare in senso rivoluzionario l’insofferenza delle masse popolari, vera artefice dei contorcimenti della politica borghese cui assistiamo in questi giorni.

Oppositori del corso disastroso delle cose o dirigenti della costruzione della rivoluzione socialista? Compagni, non confiniamoci al ruolo di “organizzare l’opposizione” perché significa lasciare il pallino, la direzione del nostro paese e della nostra vita ai loro distruttori anziché organizzare la costruzione del nuovo mondo del socialismo e del comunismo. Questa è la via d’uscita dal corso disastroso delle cose da cui deriva la crisi politica in corso. Per il cambiamento di cui hanno bisogno le masse popolari, la questione essenziale non è “un’opposizione di classe la più ampia e unitaria possibile” (come sintetizzato nella dichiarazione congiunta siglata il 30 luglio a Bologna da PCI, FP e La Città Futura), non è gareggiare con il M5S per accaparrarsi il suo elettorato “con un programma chiaro contro UE, euro e NATO (PC di Rizzo), non è agire da “megafono che porti a far pesare anche nel quadro istituzionale le istanze dei movimenti conflittuali” (Potere al Popolo). La rivoluzione socialista non scoppia, si costruisce! Per instaurare il socialismo è essenziale che i comunisti traccino il percorso per raggiungere l’obiettivo e lo seguano con tenacia e flessibilità. Devono “organizzare la rivoluzione”, adottare la “tattica piano” che già Lenin contrapponeva alla “tattica processo” caldeggiata dagli opportunisti di tutti i tempi e paesi. E’ impossibile fare una guerra senza un piano di guerra! I comunisti devono avere un piano di guerra che implica la promozione dell’organizzazione delle masse popolari, la forza principale del cambiamento. Senza questo si resta a chiacchiere elettoraliste e riformiste, ai buoni propositi della sinistra borghese, alla speranza che “la rivoluzione socialista prima o poi scoppierà”.

Il piano di guerra che è possibile attuare oggi. Per porre fine al catastrofico corso delle cose che la borghesia e il clero impongono all’umanità bisogna che i lavoratori avanzati si organizzino in ogni azienda capitalista e pubblica e in ogni zona, che i loro organismi mobilitino gli altri lavoratori a resistere ai padroni e alle loro autorità, costituiscano di fatto un nuovo potere opposto a quello della borghesia e del clero, si coordinino tra loro fino ad instaurare un loro governo d’emergenza. Il futuro del paese poggia sull’azione degli organismi operai e popolari e non su governi esitanti, scombinati e instabili come il governo M5S-Lega. Questa è “l’alternativa” (termine mai tanto usato a sproposito per indicare accrocchi elettorali, ecc.) che è possibile costruire e a cui chiamiamo i comunisti ovunque collocati, a dare il loro contributo. Lavorare alla moltiplicazione di organismi di questo tipo (il corrispettivo di quello che in Russia furono i soviet: i consigli degli operai, dei contadini e dei soldati) è anche il modo concreto per passare dalle parole ai fatti nel creare le condizioni per l’unità dei comunisti (che presuppone unità ideologica certo ma che può trarre forza dall’unità, tra compagni di diverse organizzazioni, per rafforzare l’unità della classe). Sono questi organismi la base su cui poggierà il futuro Governo di Blocco Popolare. Non è socialismo ma un governo democratico, nel senso che è espressione della maggioranza della popolazione e trae forza dalla partecipazione diretta, dalla mobilitazione, dal protagonismo popolare, un governo rivoluzionario, nel senso che inizia a scardinare i privilegi, a svelare i segreti, a spezzare i vincoli di classe. Non è socialismo, ma è il passo concreto per avanzare nella lotta per costruire una società socialista nel nostro paese. Discutere di un eventuale “fronte della sinistra di classe” ha senso solo se è strettamente legato al ragionamento sulle misure necessarie alla rinascita del nostro paese, sul governo che occorre al paese per sottrarsi alla morsa dell’UE e della NATO, sulle classi e le forza da mobilitare per arrivare all’affermazione di un simile governo.

Partito dei CARC

Sezione di Roma – Via Calpurnio Fiamma 136

Tel: 3462895385 – romapcarc@rocketmail.com

Rispondi

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

Questioni di lotta di classe

Poco prima dello svolgimento del corteo del 30 novembre...

Sulla situazione in Corea del Sud

La legge marziale d'emergenza di Yoon è una manovra...

Trasformare la guerra tra poveri in ribellione contro il sistema

Che ogni quartiere popolare sia avamposto della lotta al governo Meloni

Manuale di Storia contemporanea

La conoscenza della storia è uno strumento della lotta...