Proprio mentre in Italia lo sdegno per i rastrellamenti, la persecuzione e la morte di immigrati assume forma di decreto (Minniti) e alimenta l’insofferenza, l’odio e la rabbia delle masse popolari in tutto il paese, negli Stati Uniti i poliziotti che si resero protagonisti dell’uccisione di un afroamericano, colpevole di vendere cd falsi davanti ad un supermercato, vengono assolti e dichiarati innocenti dalla giustizia statunitense. Il colore della pelle, l’oppressione razziale e il razzismo sono temi che sempre più, con il procedere della crisi generale della borghesia imperialista, vengono all’ordine del giorno. Gli immigrati, i paesi oppressi e tutte le etnie ritenute “razze inferiori” contano morti giorno dopo giorno, li contano nel mediterraneo sui barconi, li contano in Messico per attraversare fili spinati elettrificati, li contano in Siria sotto le bombe di una guerra civile, li contano in Italia e nei paesi europei in cui i gruppi imperialisti hanno bisogno di volta in volta di nuovi nemici da gettare in pista nell’ennesima guerra tra poveri.
La crisi ha quindi anche le sembianze della persecuzione e discriminazione razziali, dell’oppressione degli immigrati, dei popoli oppressi, degli afroamericani, dei migranti e della loro resistenza. Queste sono un aspetto reale e permanente della storia dei paesi imperialista e nel caso degli USA è aspetto che si radica fin dalla loro fondazione. L’esperienza recente di Barak e Michelle Obama sono però la dimostrazione che non è la razza che fa degli afroamericani il bersaglio della mobilitazione reazionaria negli USA. Se un nero è ricco oppure abbastanza istruito, carrierista e intraprendente, l’essere nero non ne fa un bersaglio della persecuzione e discriminazione razziali.
Sempre più anche all’interno dei paesi imperialisti, quindi, si alimenta la lotta contro i sistemi politici della borghesia imperialista e contro le oligarchie che li controllano. Ci troviamo, sul piano interno ai paesi imperialisti, davanti a una crisi che parte dall’economia (crisi per sovrapproduzione assoluta di capitale) ma diviene crisi anche dei sistemi politici dei paesi imperialisti stessi, in primo luogo con la crisi del sistema politico dell’oligarchia che comanda a Washington. Donald Trump è la personificazione più rumorosa di questa crisi, protagonista nel teatrino politico USA. Occupa il posto di Presidente grazie al voto di larga parte delle masse popolari USA, ma non può tener fede alle promesse che ha fatto e alle illusioni che ha suscitato.
Da alcuni decenni le condizioni generali del proletariato e del resto delle masse popolari peggiorano anche negli USA nonostante le ricchezze che i gruppi imperialisti USA estorcono nel resto del mondo. E nelle masse popolari americane gli afroamericani pagano il prezzo più caro, come gli immigrati e in altri modi le donne. È un processo analogo a quello di cui sono vittima gli immigrati in Europa. In una società in cui la divisione e l’oppressione di classe si acuiscono, nei gradini più bassi della scala quanto più si scende tanto più cresce la proporzione dei gruppi vittime di discriminazioni ereditate dalla storia e delle vittime della ricolonizzazione dei vecchi paesi coloniali. Non è la xenofobia che aumenta,, gli arabi, gli asiatici e gli africani ricchi sono accolti a braccia aperte come investitori, come clienti e come turisti. Sono l’oppressione e lo sfruttamento che aumentano. È l’oppressione di classe che diventa più feroce.
Noi comunisti dobbiamo denunciare la persecuzione e la discriminazione razziali e contro le donne. Dobbiamo però denunciare ancora più l’oppressione e lo sfruttamento di classe che sono il contesto in cui la persecuzione e la discriminazione razziali e di genere si acuiscono. Sono anche il terreno su cui è possibile porre fine a queste: solo con l’instaurazione del socialismo è possibile porre fine alle discriminazioni razziali e di genere. Se non contribuisse ad alimentare la lotta di classe, la denuncia della persecuzione e della discriminazione razziali e di genere resterebbe una sequela di grida impotenti e di implorazioni.
La rivolta delle masse popolari USA troverà altre strade grazie all’attività dei comunisti USA e all’aiuto del movimento comunista internazionale. Le masse popolari sono sempre più insofferenti del catastrofico corso delle cose che la borghesia imperialista impone. La borghesia imperialista non riesce più a governare come ha governato nei decenni che abbiamo alle spalle. La situazione è rivoluzionaria. Sta a noi comunisti fare la rivoluzione socialista usando la concezione comunista del mondo come guida nella nostra azione!
Dato il ruolo mondiale dello Stato federale americano, la crisi del sistema politico borghese USA influenzerà il corso delle cose in tutto il mondo. Essa conferma che la borghesia imperialista è un gigante dai piedi di argilla, una belva oramai impotente a dirigere l’umanità, anche se ancora capace di fare grandi danni. L’andamento della crisi del sistema politico borghese USA dipende anche dalle lotte in corso nel mondo, ma la sua soluzione in definitiva dipende dallo sviluppo del movimento comunista negli USA: a questo sviluppo possono però contribuire e contribuiscono i comunisti di tutto il mondo, principalmente lavorando alla rinascita del movimento comunista nel loro paese. Il primo paese imperialista che romperà le catene della CI farà scuola anche alle masse popolari americane, come e meglio di come a suo tempo fece l’Unione Sovietica guidata prima da Lenin e poi da Stalin.
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Da Il Manifesto del 04.05.2017
Non incriminati gli agenti che uccisero l’afroamericano Sterling
Stati uniti. La decisione del Dipartimento di Giustizia. Ieri, nello stesso giorno, licenziato il poliziotto che a Dallas ha ucciso un 15enne. Trump a New York, al via le proteste
Gli agenti che nel luglio dello scorso anno a Baton Rouge, in Louisiana, hanno ucciso il 37enne afroamericano Alton Sterling non verranno incriminati, così ha deciso il Dipartimento di Giustizia.
Sterling era stato fermato perché vendeva illegalmente CD davanti a un supermercato, si era dato alla fuga e la polizia aveva cominciato a sparare quando si era resa conto che il fuggitivo era armato anche impossibilitato a raggiungere l’arma, senza nemmeno tentare di disarmarlo.
L’omicidio di Sterling aveva dato il via a una serie di proteste durate diversi giorni in tutto lo Stato e in molte altre città americane, il video dell’aggressione, diffuso tramite i social media, era immediatamente diventato virale ma, secondo la polizia, non mostrava l’esatta dinamica degli eventi, tuttavia confermava che i due agenti avevano cominciato a sparare senza essere sotto attacco.
Il giorno successivo all’uccisione di Sterling, in Minnesota un agente uccise Philando Castile, anche lui afro americano, dopo averlo fermato per un controllo della sua auto; la sua fidanzata, trasmise in diretta l’accaduto tramite facebook live facendo aumentare l’ondata di proteste che alla fine portò all’uccisione di cinque poliziotti a Dallas, da parte di un veterano afro americano affetto da sindrome da stress post traumatico.
L’assoluzione dei due agenti responsabili della morte di Sterling è la prima decisione del nuovo e discutibile capo del Dipartimento di Giustizia, Jeff Sessions, e mette l’amministrazione Trump sotto esame per vedere come tratterà i casi di poliziotti coinvolti in sparatorie a sfondo razziale, casi in cui l’amministrazione Obama aveva preso posizioni chiare cercando di non criminalizzare la polizia ma chiedendo di agire nei confronti degli agenti colpevoli e invocando leggi in difesa della minoranza afro americana, target di questi attacchi armati.
Il dibattito si era spostato sul ruolo in sé dei corpi di polizia statunitensi, usati ormai come esercito privato dei sindaci, super preparati a far fronte ad un attentato terroristico ma non più a gestire piazze pacifiche o la normale amministrazione cittadina.
Alcune città avevano preso provvedimenti significativi come nuovi training obbligatori per i poliziotti, capi della polizia particolarmente aggressivi erano stati sostituiti con altri con atteggiamenti più socialmente sensibili, ma nella nuova America di Trump questo sembra improbabile.
Nello stesso giorno della decisione riguardante il caso Sterling, la punizione per l’agente che a Dallas ha ucciso un quindicenne afro americano disarmato è stata il licenziamento.
Jordan Edwards era in un’auto insieme con altri quattro teenager e si stava allontanando da una festa, il poliziotto ha sparato tre colpi contro la vettura e un proiettile ha colpito mortalmente alla testa il ragazzo; il poliziotto, Roy Oliver, inizialmente ha dichiarato di aver sparato in quanto l’auto aveva tentato di investirlo, ma è stato smentito dai filmati delle body camera.
Niente galera, ma la perdita del posto fisso. Questo segna un cambiamento di rotta con le intenzioni dell’amministrazione precedente ed avviene alla vigilia della prima visita del presidente Donald Trump a New York dal suo insediamento alla Casa Bianca e che avverrà giovedì, in una città che non lo ama, a partire dal sindaco De Blasio che non fa mistero dei propri sentimenti nei confronti dell’attuale presidente.
Sono state organizzate manifestazioni in ogni luogo dove è prevista la presenza di Trump che proprio per evitare di creare ulteriori problemi è stato invitato a non pernottare a New York ma in New Jersey.