Sono questi i giorni in cui al centro del dibattito nazionale torna il tema dell’immigrazione, accoglienza e dell’integrazione, giorni in cui la giovane venticinquenne ivoriana, Sandrine, muore a Cona suscitando l’indignazione dei tanti immigrati “ospitati” nel centro, giorni di protesta, indignazione, rabbia. Ma sono questi anche i giorni in cui si disvela un altro capo dell’oppressione che la borghesia imperialista, insieme ai centri di potere che ad essa, in vario modo, fanno riferimento, impone alle masse popolari del nostro paese. Siamo abituati a vede il business dell’immigrazione come uno dei filoni in cui associazioni, congreghe religiose, forze di estrema destra, partiti nazionali dell’ala destra e sinistra della borghesia fanno affari, speculano e si arricchiscono sulla pelle dei migranti. È questa la lettura canonica. Ma perché si specula su queste persone? Il motivo di ciò può mai risiedere nel fatto che l’umanità è intrinsecamente cattiva? Oppure nella lotta tra popoli che vede l’occidente invaso da poveri e richiedenti asilo?
La risposta a queste domande non esiste, perché sono domande mal poste come mal poste sono le formulazioni buoniste della sinistra borghese come quelle razziste e xenofobe della destra. Sugli immigrati si specula in quanto essi sono pezzi delle masse popolari e ne sono una delle parte di deboli e quindi più facilmente opprimibili. Gli immigrati sono lavoratori, disoccupati, giovani, donne e bambini che subiscono questa doppia forma di oppressione di cui la principale non è il colore della pelle o la provenienza geografica ma quella di classe. Esempio fulgido da questo punto di vista è quanto accaduto nella giornata di ieri a Napoli.
Su Il Manifesto di questa mattina si legge: «Ieri mattina la routine viene interrotta da un ragazzo: si avvicina a un senegalese che vende borse e pellami e cominciano a litigare fino a venire alle mani. Si tratta di una richiesta di pizzo da parti di un clan locale ma niente da fare, viene mandato via. Dopo pochi minuti la ritorsione: arrivano in quattro o cinque armati di bastoni, si avvicinano allo stesso venditore per picchiarlo. Quando arrivano gli altri ambulanti si scatena una rissa, uno del commando tira fuori la pistola e spara a terra. Una dimostrazione di forza, come le tante «stese», le scorribande a mano armata che da alcuni anni si ripetono nel centro e in periferia, messe in atto dalle nuove leve dei clan». Nella sparatoria verranno coinvolte quattro persone: due senegalesi presi di striscio dai proiettili, un senegalese sparato a una gamba e una bambina di dieci anni sparata ad un piede. Posto che l’obiezione secondo cui “se il rifiuto di pagare il pizzo fosse stato di un italiano oggi si inneggerebbe a un nuovo eroe nazionale dell’antimafia”, può anche essere giusta; il dato principale è l’oppressione di classe che accomuna le masse popolari italiane tanto quanto quelle immigrate.
In un altro articolo de Il Manifesto di questa mattina si legge: «Di solito ai commercianti viene imposto l’acquisto di buste di plastica, i sacchetti per la merce o quelle per confezionare gli abiti, a prezzi maggiorati dal clan. Alle botteghe alimentari viene anche imposta la fornitura di latticini e pane da caseifici e forni controllati dalla camorra, anche questi a prezzi maggiorati e non sempre di buona qualità. Oppure c’è la richiesta estorsiva classica cioè di pagare il pizzo tre volte l’anno. Gli ambulanti invece devono pagare una quota fissa a settimana, che può variare dai 10 ai 20 euro. I migranti vengono a contatto con la camorra perché sono obbligati a rivolgersi ai clan per vendere la merce contraffatta, per cui pagano un prezzo alto e di conseguenza il loro margine di guadagno è minimo. Se poi devono anche dare la quota fissa settimanale allora diventa difficile andare avanti».
È quindi l’oppressione delle organizzazioni criminali, del Vaticano e delle diramazioni della sua chiesa, delle grandi aziende guidate dai grandi capitalisi, delle multinazionali e dei gruppi imperialisti americani, europei, vaticani e sionisti contro tutti gli elementi delle masse popolari a dovere essere combattuta e capovolta. Tutti gli elementi delle masse popolari a partire dalla classe operaia non hanno alternativa che lanciarsi senza riserve nella lotta rivoluzionaria è in essa che i giovani, le donne, gli immigrati e tutti gli altri possono trovare la reale e concreta liberazione. È la liberazione dall’oppressione di classe il presupposto fondamentale della liberazione dall’oppressione di genere, razza, identità sessuale o età.