Riportiamo di seguito due articoli che trattano degli avvenimenti inerenti al referendum in cui le masse popolari inglesi sono chiamate a decidere se uscire o rimanere legati alla UE.
Ciò che ci interesse mettere in evidenza a noi è la direzione “fragile” della borghesia imperialista. Il Governo inglese è diviso in due: una metà di loro è a favore dell’uscita dalla UE, l’altra no.
Allo stato attuale ogni operazione che mette in campo la Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti diventa un boomerang che si ritorce loro contro. Le masse popolari di ogni paese (vedi anche la battaglia contro la Loi Travail in Francia) resistono e rispondono ai soprusi con gli strumenti politici e ideologici che hanno in mano.
Diceva Mao Tse-tung:” Grande è la confusione sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole”.
Da Il Fatto Quotidiano del 17 giugno 2016
Uk, uomo spara e accoltella deputata laburista Jo Cox: è morta. Sospese campagne su referendum Brexit
La parlamentare attaccata in strada vicino a Leeds. Pare si sia trattato di un agguato, ma le ricostruzioni sono ancora confuse. Arrestato l’aggressore, ha 52 anni. Cameron: “Tragedia”. Secondo i vertici del suo partito, poteva diventare la prossima candidata per la carica di primo ministro. Renzi: “Atto di odio che non prevarrà”.
E’ stata accoltellata più volte e colpita con tre spari al grido di “Britain first”, cioé “prima la Gran Bretagna“, slogan politico usato in chiave nazionalista e anti immigrati. Una delle pallottole è arrivata “vicina alla testa”. La parlamentare laburista Jo Cox, 41 anni e madre di due bambini, è morta sul colpo a seguito di un’aggressione avvenuta nel suo collegio elettorale nello Yorkshire. Era stata trasportata al Leeds General Infirmary ma fin da subito è stato impossibile rianimarla. Era ospite di un evento nella biblioteca in Market Street, nella cittadina di Birstall, vicino a Leeds. “La morte di Jo Cox è una tragedia” per la Gran Bretagna, ha detto il premier David Cameron. “Era una parlamentare impegnata e premurosa, i miei pensieri vanno a suo marito Brendan e ai suoi due figli piccoli”. Tutte le campagne pro e contro la Brexit sono state sospese.
Secondo quanto emerso dalle testimonianze pare sia stato un agguato, visto che l’aggressore l’avrebbe aspettata fuori dall’edificio. L’uomo, 52 anni, è stato arrestato. Si chiama Tommy Mair e la sua abitazione è stata posta sotto sequestro dalla polizia che sta effettuando delle perquisizioni all’interno della casa e sta ispezionando il giardino. I vicini hanno riferito che abita lì da oltre 40 anni, dei quali gli ultimi venti da solo, dopo la morte della madre e della nonna.
A fronte di una dinamica che però è ancora confusa, la polizia britannica mantiene il riserbo sul possibile movente e non conferma né smentisce che l’uomo, prima di colpire, sia stato sentito gridare “Britain first”. Secondo quanto però scrive The Independent, l’attacco sarebbe collegata alle posizioni politiche della donna, che è schierata contro la Brexit in vista del referendum britannico sull’Ue del 23 giugno e a favore dell’immigrazione. Gli agenti hanno comunque invitato ogni testimone a farsi avanti, precisando che sono state recuperate “alcune armi”.
Sospese campagne su referendum Brexit – Boris Johnson, ex sindaco di Londra, una volta appresa la notizia del ferimento della deputata ha sospeso il tour sul bus della campagna referendaria Vote Leave. Fra i maggiori esponenti euroscettici, Johnson ha definito il fatto come ”assolutamente orribile”. Stop anche alla campagna contrapposta Remain. Una decisione apprezzata dal primo ministro David Cameron che ha cancellato il suo comizio pro Ue a Gibilterra. “Scioccato” dalla notizia dell’aggressione anche il neo eletto sindaco di Londra, Sadiq Khan, così come il leader dei laburisti britannici, Jeremy Corbyn. E una volta appresa la notizia della morte, Nigel Farage, leader dell’Ukip, si è detto in un tweet “profondamente rattristato”. Nello stesso messaggio, ha offerto “le più sincere condoglianze alla sua famiglia”.
Jayda Fransen, numero due di Britain First, partitino di estrema destra britannico nato da una costola degli ultranazionalisti del Bnp per iniziativa di un vecchio militante unionista protestante reduce dell’Ulster, si è detta “estremamente scioccata” da quanto accaduto e dalle parole pronunciate dall’aggressore prima di sparare. “E’ ovvio che per ora si tratta di chiacchiere”, ha detto Fransen citata dal Guardian online, “aspettiamo le conferme”. In ogni caso ha assicurato che il suo movimento non c’entra e che “non è assolutamente il tipo di comportamento che noi giustifichiamo“.
Sull’uccisione della deputata britannica è intervenuto anche Matteo Renzi che ha parlato di “un orribile atto di odio che getta un’ombra sul cuore di tutti noi; odio che non prevarrà mai né in Inghilterra né altrove”.
Il marito: “L’odio non ha un credo, una razza o una religione, è velenoso” –“Oggi è l’inizio di un nuovo capitolo nella nostra vita, più difficile, più doloroso, meno gioioso, meno pieno di amore“. Sono le parole di Brendan Cox, marito della deputata laburista uccisa a Birstall. “Io e gli amici di Jo continueremo a lavorare ogni momento della nostra vita per amare e nutrire i nostri figli e per la lotta contro l’odio che ha ucciso Jo”, ha continuato Brendan aggiungendo: “Jo credeva in un mondo migliore e ha combattuto in tutti i giorni della sua vita con energia e amore”. Secondo il marito, “avrebbe voluto due cose: che ora i nostri preziosi bambini siamo immersi di amore e che tutti si uniscano nella lotta contro l’odio che l’ha uccisa. L’odio non ha un credo, una razza o una religione, è velenoso“.
L’incidente: le testimonianze –L’intero incidente sarebbe durato fra 15 e 20 minuti. L’aggressore “le dava calci anche mentre era distesa a terra”, ha raccontato a Press Association il testimone Hichem Ben Abdallah, aggiungendo che l’uomo ha estratto la pistola e ha sparato due colpi contro la deputata dopo l’intervento di un passante a favore della vittima. Ben Abdallah, 56 anni, si trovava nel bar accanto alla biblioteca quando ha sentito urlare ed è uscito fuori. “C’era un tipo che si comportava in modo molto coraggioso e un altro tipo con un cappellino da baseballbianco che lui stava provando a mettere sotto controllo; l’uomo con il cappellino da baseball all’improvviso ha estratto una pistola dalla borsa”, ha raccontato a Press Association, aggiungendo che il passante che provava a frapporsi ha continuato a farlo anche dopo avere visto la pistola.
Secondo Abdallah, la persona intervenuta a difesa della vittima, è un “uomo molto coraggioso della lavanderia a secco, che ha provato a fermare l’aggressore ma non ha potuto perché all’improvviso lui ha estratto la pistola”. “Stava litigando e lottando con lei e la pistola ha sparato due colpi; lei è caduta fra due auto e io sono arrivato e l’ho vista sanguinare a terra”, ha proseguito il testimone. “Era un bersaglio facile per lui quando le ha sparato“, ha detto ancora Abdallah. Il proprietario del bar riferisce che dopo 15 minuti sono arrivati i servizi di emergenza e l’hanno soccorsa con una flebo.
Ben Abdallah racconta inoltre di avere saputo da un altro passante che la deputata è stata anche accoltellata. Ed effettivamente un altro testimone oculare, Clarke Rothwell che gestisce un bar vicino, ha detto alla Bbc che ritiene che la deputata sia stata raggiunta da spari e accoltellata diverse volte. Lui parla però di tre spari e non di due: “È stata raggiunta da tre spari, una prima volta quando è caduta al suolo e poi altre due volte. La terza volta lui si è avvicinato per spararle in direzione della testa”. “Nel frattempo – aggiunge – la accoltellava anche, con il suo coltello”. Alla domanda se ritenga che Cox possa essere intervenuta in una lite, Rothwell ha detto di ritenere che la lite è stata “sempre fra il tipo che aveva la pistola e la donna che è stata raggiunta dagli spari”.
Chi era Jo Fox – Helen Joanne Cox, meglio conosciuta come Jo, era in in Parlamento da poco più di un anno, ma si era già costruita la fama di oratriceschietta e valida lavoratrice. Relativamente giovane per gli standard politici britannici, con i suoi 42 anni da compiere mercoledì prossimo, la deputatalaburista era vista come possibile candidata a Downing Street. Strenua sostenitrice della campagna per il ‘remain’, la permanenza del Regno Unito nell’Unione europea nel referendum del 23 giugno, Fox era sposata e aveva due figli.
Nel 1995 si è laureata all’università di Cambridge e ha lavorato per anni per Oxfam, l’organizzazione non governativa e umanitaria, prima di essere eletta l’anno scorso come deputata per il seggio di Batleye Spen. È stata inoltre consulente della moglie dell’ex premier Gordon Brown, Sarah e per la baronessa Kinnock. Da pacifista, è difensore delle vittime della guerra civile siriana ed è presidente dell’associazione parlamentare Amici della Siria. Per questo, nello scorso autunno si astenne dalla votazione a Westminster sui raid aerei britannici contro lo Stato islamico in Siria, insistendo sulla necessità di una soluzione di più ampio respiro al conflitto.
Presidente della Rete Donne laburiste, Cox ha nominato Jeremy Corbyn per la leadership del partito l’anno scorso per poi votare alla fine per la candidata di Tony Blair, Liz Kendall. Cox è sempre stata impegnata in politica con il Labour e ha portato avanti diverse campagne, come quella contro le morti premature dei bambini e quella per il benessere delle donne in gravidanza. È stata anche consulente per la Bill e Melinda Gates Foundation e per la fondazione anti-schiavista The Freedom Fund. Secondo la leadership laburista poteva diventare la prossima candidata labour per la carica di primo ministro.
Perché un giovane di sinistra deve sostenere la Brexit
di Julian Jones
YUCAXIT, YONXIT, YOLOEXIT. Trovare la giusta abbreviazione tra tutte quelle possibili per identificare un “Caso Giovanile per l’Uscita” o una “Uscita dei Giovani di Sinistra” può essere sorprendentemente complesso. Di fatto, è molto più complicato che spiegare i benefici di una uscita dalla UE a un pubblico di giovani.
C’è un sentimento soverchiante che pervade la maggior parte dei giovani nei confronti l’Unione Europea: è un offuscante romanticismo che suggerisce che un continente unificato sotto gli auspici della UE e della sua bandiera blu debba necessariamente essere una buona cosa. Questo è forse il principale ostacolo in una discussione sugli effetti positivi di una Brexit.
L’infatuazione della nostra generazione per la UE deriva da una fuorviante nozione romantica che ogni organizzazione “continentale” – che sia la NATO o la UE – debba essere “internazionalista”, predicando solidarietà e mutua coesistenza tra i suoi popoli.
Fino a tempi recenti, con l’ascesa di Corbyn alla leadership del Labour Party, i politici progressisti sono stati talmente lontani dal dibattito pubblico che la nostra generazione confidava, piuttosto invano, in una visione di una UE sociale, che ci guardava con uno sguardo in qualche modo positivo, sebbene vago e fuorviante.
La gioventù Britannica è invaghita di questa falsa visione di una UE senza frontiere e del libero mercato. Un recente sondaggio effettuato da Opinium ha trovato che il 53% dei giovani (dai 18 ai 34 anni) ha opinioni favorevoli verso Bruxelles, contro il 29% che voterà per uscire dalle UE.
Fondamentalmente, la UE consegue la sua accettabilità sociale e culturale presso i giovani democratici e presso il pensiero liberale e progressista, proclamando l’idea che Unione Europea ed Europa siano la medesima cosa.
È d’obbligo ricordare che l’Europa è composta da un insieme di nazioni che senza alcun dubbio condividono forti legami storici, geografici e sociali. Questo non significa però che queste nazioni debbano essere unite in una deformata unione economica che ha un crescente bisogno di un’ulteriore unione politica per sopravvivere.
La rappresentatività simbolica dell’Europa sulla scena globale non dovrebbe essere quella di un’organizzazione non democratica che lavora al comando dei 30.000 lobbysti che circondano Bruxelles.
Nè un’Europa illuminata dovrebbe imporre austerità e meccanismi fiscali e legali correttivi ai paesi che non vogliano sottostare all’austerità, come invece esige il Trattato Finanziario Europeo.
Per portare un esempio recente di umiliazione imposta di routine da Bruxelles, l’Unione Europea ha minacciato di sanzionare la Spagna con una multa di più di 2,1 miliardi di euro per la sua incapacità di mantenere basso il suo deficit. In risposta, il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy ha stilato una lettera al presidente della Commissione Europea, Jean Claude Junker, implorando un rinvio temporaneo e promettendo ulteriori tagli ai servizi pubblici nel caso in cui il suo partito vada a vincere le prossime elezioni. L’ironia della questione è naturalmente nel fatto che il governo del Partito Popolare Spagnolo è stato uno scolaro modello dell’austerità europea.
Ciò che è chiarissimo è che ogni taglio ulteriore alle riforme del mercato del lavoro si ripercuoterà principalmente sui giovani spagnoli, i quali secondo le ultime stime contano una percentuale di disoccupazione pari al 46.5% per la popolazione sotto ai 25 anni.
I valori condivisi in Europa – se davvero dovessimo accettarne l’esistenza – non sono sicuramente quegli stessi valori di austerità e di interventi attuati con mano pesante negli affari economici degli stati sovrani.
Se i giovani progressisti realmente vogliono concretizzare la loro visione romantica di un’Europa che metta la solidarietà al centro delle sue funzioni ed incoraggi la crescita, gli investimenti nei servizi pubblici e nel mercato del lavoro, devono accettare la fine dell’Unione Europea.
La maggior parte dei giovani, in particolare progressisti, magari è d’accordo con la maggior parte delle argomentazioni euroscettiche, ma è ancora orientata a votare per restare nella UE, argomentando la possibilità di riformare l’UE e tutte le istituzioni che la compongono. Una ipotesi appetibile forse, ma non c’è stato nessun impegno per spiegare al pubblico come questa riforma dovrebbe essere fatta, e se esista un qualsiasi meccanismo per attuare un cambiamento a livello di UE.
In Gran Bretagna, esistono modi stabiliti per protestare contro le ingiustizie e cambiare le cose – e non solo attraverso le urne elettorali. A livello delle strade e delle piazze vi sono punti nevralgici tangibili per eventi politici e manifestazioni, siano essi i municipi, Downing Street o Westminster. Chi protesta può marciare o riunirsi in spazi che non sono solo simbolici del potere, ma sono i luoghi dove il potere risiede. La capacità di esprimersi e aggregarsi in o intorno agli spazi dei nostri politici è un aspetto fondamentale di una democrazia funzionante, ed è largamente rispettato in Gran Bretagna.
Le istituzioni della UE, invece, sono in gran parte circondate dal mistero, anche tra le supposte classi istruite. Le differenze tra il Consiglio Europeo, l’Unione Europea e la Banca Centrale Europea sono intricate, e procurerebbero un bel mal di testa all’attivista che decidesse di lamentarsi o protestare. Questo senza menzionare la scarsa praticità di organizzare una dimostrazione a, o prendere un treno per, Bruxelles. O era Strasburgo?
In generale, i cittadini britannici sono tra i meno informati sulla UE. Un sondaggio del 2015 ha mostrato che solo il 25% era in grado di rispondere correttamente a tre domande basiche sulla UE, mentre i partecipanti più giovani rispondevano anche peggio. Ma il fatto interessante di questo sondaggio è che non siamo soli – la maggior parte dei giovani europei rimane relativamente ignorante rispetto al funzionamento della UE.
La questione sulla nostra possibilità di avere accesso al potere ci porta alla domande se noi possiamo rendere la UE non solo più responsabile, ma anche più democratica.
Per esempio, la popolazione britannica potrebbe eliminare il braccio correttivo del Patto di Stabilità, che penalizza i Paesi per perseguire ciò che è ritenuto essere un eccessivo deficit di bilancio? Potremmo rigettare il Trattato di Lisbona, tenendo sempre a mente che altri Paesi hanno già tentato di rifiutare i trattati della UE tramite referendum popolari, solo per sentirsi dire di tornare a votare? La privatizzazione dei servizi pubblici, spinta dalla UE, potrebbe essere rovesciata da un governo Corbyn? E il veto di un elettorato sovrano potrebbe fermare una decisione economica partorita dalla Commissione Europea o dalla Banca Centrale Europea? È decisamente improbabile.
Spesso aspiriamo ad un cambiamento, e a volte può sembrarci sfuggente. Questo referendum ci fornisce un’opportunità per la possibilità molto reale di un cambiamento positivo. È sconcertante vedere che una grande parte della sinistra abbia un’improvvisa e impulsiva reazione volta al mantenimento dello status quo. Naturalmente dobbiamo considerare le briciole della “politiche sociali” fornite dalla UE, ma viene da chiedersi se non ci sia un problema più profondo in gioco: un conservatorismo ben piazzato nel cuore di quella middle-class inglese che pretende di essere radicale.
Senza alcun dubbio, un cambiamento progressista sarà un processo difficile e terribile, che potrebbe anche essere accompagnato da una rinascita dell’estrema destra. Ma la conservazione dello status quo è il metodo più controproducente per trattare a lungo termine lo scontento popolare dell’estrema destra.
Il campo della sinistra che vuole rimanere nella UE accetta come inevitabili le pecche della UE, ma dice di poterle cambiare. Ma nel caso in cui il voto sia per rimanere, è improbabile che gli stessi attivisti che hanno sostenuto entusiasticamente “Un’Altra Europa” rimarranno fermi sulle loro posizioni, sperando di raggiungere questa visione di una UE progressista.
Per coloro che sono interessati al futuro della Grecia, della Spagna, del Portogallo o dell’Irlanda, un voto per la Brexit rappresenterebbe realmente un grande stimolo per quelle nazioni economicamente sottomesse, offrendo loro il coraggio a lungo termine per impegnarsi ad abbandonare la UE e raggiungere un loro futuro indipendente. E soprattutto, questo sarebbe un passo avanti per tutta la gioventù europea.
Una Brexit guidata dai giovani potrebbe giocare il ruolo iniziale nello smantellamento della UE, e senza questa disintegrazione qualsiasi speranza di progresso sociale potrebbe allontanarsi ulteriormente.
Viviamo una volta sola: per la causa dei giovani, vota per l’uscita! o come direi io, YOLOEXIT.
Julian Jones
Titolo originale: “Spieghiamo le ragioni per una YOLOEXIT – “Young left wing exit””
http://www.huffingtonpost.co.uk/julian-jones/eu-referendum-brexit_b_10373732.html
Traduzione a cura di Angela Zaccheroni