Venezuela e il futuro della rivoluzione bolivariana: “Solo l’unità dei popoli in lotta può sconfiggere l’imperialismo”

La rivoluzione bolivariana va avanti

Dopo la vittoria delle elezioni, il governo Maduro ha avviato una serie di misure volte a rafforzare il processo rivoluzionario bolivariano chiamando a raccolta, in una serie di incontri internazionali che si stanno tenendo a Caracas, tutte le forze sociali e gli organi del potere popolare venezuelano ma anche forze politiche, popolari e sociali provenienti da tutto il mondo che non hanno mai fatto mancare il proprio appoggio e la propria solidarietà al Venezuela bolivariano.

La continuazione e il rinnovamento dell’esperienza bolivariana in Venezuela è un problema per gli imperialisti Usa che da anni cercano di rovesciare attraverso una guerra economica, una strisciante sobillazione della guerra civile e tentativi di isolamento a livello internazionale. Un’esperienza che da oltre vent’anni non solo riesce a tenere il punto e restare al governo ma riesce ad alimentare e contribuire a un più generale sommovimento in quel continente. Sommovimento che continua a guastare i piani di Whashington e crea condizioni favorevoli per i popoli oppressi di tutto il mondo e ostacola l’obiettivo di fase degli imperialisti Usa di allargare la Terza guerra mondiale.

Nostro compito è principalmente quello di trarre dall’esperienza bolivariana insegnamenti e principi utili al principale compito che da comunisti dobbiamo assumere: lottare perché nel nostro paese le masse popolari formino in ogni azienda e in ogni zona del paese organismi operai e popolari che, nei casi in cui è possibile farlo localmente, facciano fronte da subito almeno alle manifestazioni più gravi del corso catastrofico delle cose assumendo il ruolo di pubbliche autorità locali, che si coordinino tra loro fino a costituire un loro governo d’emergenza.

Per meglio comprendere quanto sta avvenendo in Venezuela a partire dall’esito delle elezioni del 28 luglio, riportiamo di seguito l’intervista realizzata da Geraldina Colotti per l’Antidiplomatico a Juan Carlos Rivero, quando della rivoluzione bolivariana e membro della direzione nazionale del Movimento Rivoluzionario di Integrazione Antimperialista (MIRA), che si occupa di promuovere “la solidarietà internazionale con tutti i popoli che lottano per la propria autodeterminazione e per gli stessi interessi, per costruire un mondo multipolare e umanista”. Buona lettura.

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Venezuela e il futuro della rivoluzione bolivariana: “Solo l’unità dei popoli in lotta può sconfiggere l’imperialismo”

Di Geraldina Colotti

Juan Carlos Rivero è un giovane quadro della rivoluzione bolivariana, che ha ricoperto diversi incarichi, sia a livello nazionale che internazionale. È stato responsabile del Settore Giovanile del Gran Polo Patriottico Simón Bolívar, Coordinatore della Solidarietà per l’Europa presso il ministero degli Esteri venezuelano per 4 anni, e fondatore delle Brigate di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana. Ha fatto parte della prima brigata in solidarietà con il popolo Saharawi, e dello Stato maggiore della gioventù e degli studenti. Oggi, è membro della direzione nazionale del Movimento Rivoluzionario di Integrazione Antimperialista (MIRA), che presenterà alle realtà politiche europee nel corso di un viaggio che sta per intraprendere.

Come ha vissuto le elezioni presidenziali e ciò che ne è seguito, a partire dalla violenza scatenata dall’estrema destra, che sembrava voler ripetere un copione già visto in passato?

Le ultime elezioni del 28 luglio sono state una grande festa elettorale, piena di gioia e con la partecipazione di tutti i settori sociali del paese. Il nostro popolo si è riversato pacificamente per le strade per esprimere pieno sostegno al nostro presidente, Nicolás Maduro, come così come un’altra parte della popolazione si è recata alle urne democraticamente per dare il voto ad altre opzioni politiche. Tuttavia, come previsto, la destra fascista stava lavorando da mesi a un piano violento, sapendo che sarebbe stata sommersa dalla volontà popolare. Un piano che è stato sconfitto dalla perfetta unione civico-militare e di polizia che si è costruita a partire dal Comandante Chávez, per la difesa della nostra sovranità e della Pace nella nostra Patria. Ho visto lo sviluppo di questi piani violenti mentre mi trovavo nello stato di La Guaira. Ho constatato come l’estrema destra abbia pagato i giovani, per lo più minorenni, perché andassero a protestare, oltre ad avergli fornito diversi tipi di droghe affinché le azioni violente fossero di grande impatto. Ho visto gruppi criminali, pagati per sparare sulla gente e cercare di provocare una guerra civile su larga scala. Tuttavia, quei piani fascisti sono stati sconfitti dal nostro popolo organizzato: in meno di 24 ore, perché il nostro è un popolo nobile e pacifico, ma anche coraggioso, non è disposto a lasciare che gli venga rubata la pace dai settori di estrema destra.

Come valuta la posizione dei governi europei e anche di alcuni governi latinoamericani che rifiutano di riconoscere i risultati o esprimono dubbi sulla vittoria di Nicolás Maduro?

La posizione dell’Unione Europea e del gruppo di paesi asserviti all’imperialismo yankee era prevedibile. In 25 anni di lotta, abbiamo dimostrato che esiste un altro modo di fare politica, basato sul consenso, e sulla ricerca di una maggiore equità e giustizia sociale. Per questi governi colonialisti, ciò sarà sempre una spina nel fianco, un ostacolo agli interessi di dominio globale. Le loro posizioni fanno parte della stessa agenda diretta da Washington contro la rivoluzione bolivariana. Questi governi europei non sono altro che schiavi servili del loro padrone imperialista. Per quanto riguarda la posizione di alcuni paesi dell’America Latina, intanto, premetto che apprezziamo il sostegno dei governi fratelli e di tutti i popoli che riconoscono, rispettano e sostengono la rivoluzione bolivariana. E questo, nonostante il fatto che governi come Brasile e Colombia stiano svolgendo un ruolo vergognoso nel tentativo di non riconoscere la volontà e l’autodeterminazione del nostro popolo. È triste vedere come governi che dovrebbero contribuire alla costruzione di un mondo più giusto assumano posizioni tiepide per non scontrarsi con gli interessi yankee. Viviamo in un mondo in cui i nostri interessi regionali e locali non possono essere al di sopra degli interessi collettivi nella costruzione di un mondo multipolare, e dobbiamo assumere posizioni ferme di fronte a ciò. O siamo a favore della costruzione di un mondo multipolare e umanista, oppure ci si situa nel campo della distruzione imperialista e della colonizzazione dei nostri popoli.

Come spiega la forza che ha acquisito l’estrema destra in Venezuela, dimostrata dai risultati elettorali che ha ottenuto, piazzando al secondo posto il proprio candidato?

Nonostante la nostra vittoria sia stata schiacciante, non possiamo ignorare che anche un settore importante del nostro Paese ha votato per l’opzione di estrema destra, dal mio punto di vista ciò è dovuto a 2 ragioni fondamentali. La prima, è che la guerra contro la rivoluzione è stata feroce, disumana e costante. L’imperialismo non solo ha causato gravi danni al nostro popolo con le sanzioni economiche, ma anche attraverso la costruzione di piani di bombardamento ideologico diretto soprattutto contro i nostri giovani. Distorcendo i contenuti, mediante politiche di transculturalizzazione e messaggi diretti alla psiche collettiva, hanno cercato di accecare la nostra gente. Elon Musk, Mark Zuckerberg, la CIA, il Mossad israeliano e altri fattori che fanno parte dei laboratori di dominio dell’imperialismo si dedicano all’utilizzo dei Big Data che gestiscono tutto – dalle informazioni personali di ogni individuo che si connette alle reti, ai suoi gusti e preferenze -, e che sono stati utilizzati per bombardare costantemente i nostri popoli con messaggi che possono orientarne il comportamento collettivo, secondo il capriccio di coloro che dirigono l’imperialismo mondiale. La seconda ragione è che dobbiamo approfondire il processo rivoluzionario, correggere gli errori che sono stati commessi e avanzare nel consolidamento di un vero Stato delle comunas, per costruire dal basso il futuro della rivoluzione. La lotta alla corruzione deve essere una bandiera prioritaria in questa fase della rivoluzione bolivariana, e il presidente si è già fatto carico di questo obiettivo, così come della costruzione di una gestione efficiente in tutte le istituzioni statali: che sia propositiva, pianificatrice e vada di pari passo con i bisogni reali della nostra gente.

Che ruolo hanno avuto il cosiddetto “chavismo critico” e il Partito Comunista del Venezuela (uno dei due), che ha votato a destra?

Il cosiddetto chavismo critico e gli ex portavoce del Partito comunista avevano già mostrato le loro vere inclinazioni da qualche anno. Un comunista che vota a destra non potrà mai essere definito comunista, un chavista che vota all’estrema destra non è mai stato un chavista. Erano solo persone di destra che ad un certo punto si sono infiltrate nelle nostre fila, e che lo stesso processo rivoluzionario ha cominciato a rimuovere, proprio come il nostro corpo espelle ciò che gli fa male e gli è estraneo.

Perché avete creato un nuovo movimento politico? Come si caratterizza, con quali obiettivi e che rapporto ha con il PSUV?

Tre mesi fa, diverse organizzazioni sociali e popolari hanno deciso di iniziare a camminare insieme, poiché ci eravamo trovati ad alzare molte bandiere di lotta comune. È così che è nato MIRA, un movimento di movimenti, composto da diverse organizzazioni nazionali e organizzazioni regionali e comunali. Il nostro obiettivo principale è il consolidamento della rivoluzione bolivariana e l’approfondimento del processo verso la costituzione dello Stato comunale, l’appoggio incondizionato al nostro presidente Nicolás Maduro come leader indiscusso di questa rivoluzione. Per noi è fondamentale la solidarietà internazionale con tutti i popoli che lottano per la propria autodeterminazione e per gli stessi interessi, per costruire un mondo multipolare e umanista.

In queste elezioni presidenziali, c’erano diversi movimenti popolari che sostenevano il PSUV, pur senza farne parte. Che ruolo e peso hanno avuto e quale sarà il loro sviluppo? Non pensa che, in questo modo, si rischia di disperdere energie?

Ci sono molte organizzazioni popolari e sociali che si sono consolidate dalla nascita della rivoluzione bolivariana, e questo perché la nostra è una rivoluzione costituita dalle diversità, una rivoluzione inclusiva in cui vi è spazio per tutti coloro che vogliono contribuire con la loro visione a costruire un paese prospero, libero e socialista. Ecco perché tutte le organizzazioni sociali, politiche, culturali e di altro tipo sono una parte fondamentale dello sviluppo del nostro processo. Quando il comandante Chávez creò il Grand Polo Patriottico Simón Bolívar, lo fece comprendendo che la rivoluzione non era composta solo dagli esponenti dei partiti politici, ma che la sua diversità era così grande che era necessario creare uno spazio in cui tutti e tutte potessimo incontrarci e, nonostante la diversità, essere in grado di costruire agende comuni di lotta, che servono ad arricchire il processo rivoluzionario. Il presidente, Nicolás Maduro, ha continuato questa politica attraverso la costituzione di spazi come il Congresso del Popolo Bolivariano. Ecco perché in queste elezioni abbiamo visto il sostegno non solo di un gran numero di organizzazioni sociali e popolari attraverso il Psuv, ma anche attraverso tutti i partiti che compongono il Gran Polo Patriottico. L’unica energia sprecata è quella che non viene utilizzata per la vita, per l’amore e per costruire un futuro migliore per le prossime generazioni.

Lei sta per iniziare un tour in Europa per presentare il nuovo movimento. Con quali obiettivi, quali alleanze e quali ne saranno le tappe?

Sì, sto per fare un viaggio in Europa proprio adesso, a settembre. L’idea è quella di visitare diverse organizzazioni sociali e politiche alleate, presentare loro la verità su ciò che sta accadendo e mostrare la nostra solidarietà con i processi di costruzione che portano avanti dalle loro trincee. Avevamo già cominciato a mettere insieme brigate di diverse organizzazioni politiche e sociali di vari paesi, per far conoscere la realtà del Venezuela e scambiare esperienze con i nostri movimenti sociali e con le comunas. Questo viaggio serve ora per riattivare il progetto. Tra un mese avremo pronta la prima Fattoria didattica e la Casa dei popoli, nello stato di Barinas. La diplomazia popolare deve essere l’obiettivo principale di ogni organizzazione di sinistra nel mondo. Non c’è modo di sconfiggere l’imperialismo se non attraverso l’unità dei popoli in lotta. Sarò quindi lì a programmare diversi incontri per presentare in tutti gli spazi possibili la realtà del nostro Paese.

Si è appena verificato un nuovo sabotaggio alla rete elettrica. Come vede la situazione politica in Venezuela?

Abbiamo subito un secondo attacco al sistema elettrico nazionale, parte di questo violento programma dell’estrema destra e dei suoi padroni e alleati dell’imperialismo, ma è stato ancora una volta sconfitto dai nostri lavoratori e lavoratrici, e dalla Forza armata che, con uno sforzo eroico, in poche ore hanno ripristinato il servizio elettrico a livello nazionale. Tuttavia, sappiamo che l’imperialismo non si fermerà e continuerà i suoi attacchi, ma qui continueranno a resistere anche i figli e le figlie di Bolívar e Chávez, i Caribe disposti a combattere la battaglia a tutto campo, per rendere irreversibile il processo rivoluzionario. E sono sicuro che continueremo a vincere.

Che analisi fa dello scenario internazionale in vista delle elezioni negli Stati uniti, delle municipali in Brasile e del prossimo vertice dei BRICS, di cui la Russia ha la presidenza pro tempore?

Per quanto riguarda le elezioni negli Stati uniti, penso che non produrranno risultati tanto diversi da quelli a cui ci hanno abituati, tra un governo guidato dal Ku klux klan  e un governo guidato da una fazione molto simile. Penso che, indipendentemente da chi vince, il prossimo presidente dovrà reindirizzare la spesa di miliardi di dollari per le guerre intraprese in tutto il mondo a causa del colonialismo, e prendersi cura della sua nazione e dell’immensa crisi economica che sta attraversando. Inoltre, l’avanzata dei BRICS rappresenta un pericolo imminente per l’egemonia del dollaro a livello mondiale. I BRICS sono diventati una potente alternativa nella lotta contro il dominio dell’imperialismo yankee e dei suoi lacchè europei. Le maggiori economie non allineate agli interessi yankee si sono unite per la costruzione di alternative economiche comuni, per l’avanzamento del mondo multipolare; e con soluzioni concrete come la nuova Banca di Sviluppo che rappresenterebbe un duro colpo per il FMI, così come il possibile consolidamento di una valuta Brics che assesterebbe un colpo quasi mortale al predominio del dollaro in tutto il mondo.

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