[Massa]Sui fatti avvenuti in Consiglio Comunale

La sezione di Massa del Partito dei CARC interviene in merito alla “zuffa” che si è consumata nella sala dieci Aprile a margine del Consiglio Comunale di luedì 22 luglio e che ha visto protagonisti il noto provocatore e consigliere della Lega Filippo Frugoli e il consigliere del PD Stefano Alberti, quest’ultimo accusato di aver “preso per il collo” Filippo Frugoli a seguito delle offese proferite a suo indirizzo dal leghista.

Non conosciamo e poco ci interessano ulteriori dettagli di questa vicenda, quello che sappiamo con certezza però è che la responsabilità politica di quanto successo è riconducibile alla gestione antidemocratica, arbitraria e faziosa che l’Amministrazione fa (anche) del Consiglio Comunale.
Era difficile immaginare un presidente del Consiglio Comunale peggiore di Stefano Benedetti ma l’Amministrazione Persiani-bis con la nomina del presidente Agostino Incoronato è riuscita in questa impresa.
Una gestione antidemocratica arbitraria e faziosa nei confronti degli esponenti della minoranza consiliare e della città: consigli comunali secretati, impossibilità di svolgere una discussione articolata, offese verso consiglieri della minoranza e verso il pubblico, impossibilità di parlare da parte dei cittadini, comitati, lavoratori e chiunque intenda portare questioni anche molto importanti all’attenzione dell’assemblea comunale.

Agli esponenti dell’Amministrazione che chiedono le dimissioni di Alberti ricordiamo che l’assessore al sociale Francesco Mangiaracina venne condannato dal Tribunale di Massa a sei mesi il 6 novembre del 2015 per l’aggressione ad un allora militante del Partito dei CARC, Enrico Ricci, a margine di una manifestazione antifascista avvenuta il 12 febbraio 2012.
L’aggressione venne perpetrata da Francesco Mangiaracina che alla testa di un gruppo di fascisti aggredì Enrico Ricci che ridotto a terra venne preso a calci e colpito con le aste delle bandiere da più persone. Vale la pena ricordare che la manifestazione antifascista venne indetta per protestare contro la presenza di Casa Pound sul nostro territorio che compiva in quell’occasione la sua prima uscita pubblica dopo il duplice omicidio razzista commesso a Firenze dal loro militante Gianluca Casseri che uccise per motivi razziali due immigrati senegalesi. Se ce ne fosse stato bisogno, anche questa vicenda porta alla ribalta l’urgenza di liberare Massa dalla giunta Persiani e dai fenomeni da baraccone che la compongono e la sostengono.

Sappiamo perfettamente che l’alternativa di cui ha bisogno la nostra città è ben distante da ciò che incarna e rappresenta il PD che, al netto del teatrino della politica, è stato (ed è) complice di TUTTE le misure della giunta Persiani.
Ma auspichiamo che questo episodio possa essere spunto di riflessione e autocritica per coloro che nelle schiere dei “democratici” danno ancora un senso al termine “antifascismo”. Per tanti anni gli antifascisti massesi sono stati criminalizzati, isolati, denunciati, multati e oggi che i nostalgici del Ventennio, più o meno camuffati, si sentono liberi di fomentare il clima politico intollerabile che si respira nella nostra città, oggi sono anche “i democratici” a pagare le conseguenze di aver chiuso tutti e due gli occhi nel corso degli anni.

Pertanto, a Stefano Alberti va la solidarietà personale e umana, ma non quella politica: tutto il gruppo dirigente del PD ha contribuito nel tempo a costruire il baraccone in cui oggi fanno bella mostra di sé i vari “fenomeni” della destra massese sia “moderata” che “radicale”.

Sezione di Massa del Partito dei CARC

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