Il 1° marzo si è svolta al tribunale di Lanciano (CH) la seconda udienza del processo contro di me. Rimando i lettori che non conoscono la mia vicenda alla mia lettera aperta, diffusa nei giorni precedenti l’udienza.
In aula sono stati ascoltati i testimoni dell’accusa: i due poliziotti, Antonio Ucci e Paolo Andreoli, che, mentre mi identificavano perché volantinavo davanti ai cancelli della Sevel di Atessa (CH) nel giugno 2021, mi avrebbero sentito pronunciare frasi offensive dell’immagine della Polizia di Stato.
Nelle loro deposizioni hanno confermato la loro versione dei fatti, asserendo che avrei pronunciato quelle frasi a tono alto e alla presenza di tanti operai. Di operai però ammettono di non averne identificato nessuno e sul fatto che fossero in tanti, beh, loro stessi hanno detto che l’identificazione è avvenuta ben prima dell’orario del cambio turno, alle 13:15 per l’esattezza, mentre il cambio turno è alle 14:00…
Fuori dal tribunale, dove un gruppo di compagni e delegati dei sindacati di base era raccolto in presidio in mio sostegno, abbiamo vissuto un clima surreale: la zona era completamente transennata e ingente era la presenza degli agenti. Proprio quello che ci vuole per intimorire la popolazione di passaggio che, oltre alle difficoltà a transitare, avrà pensato che si stava svolgendo chissà quale pericolosa manifestazione.
Dopo l’udienza, che è stata aggiornata al 22 aprile alle ore 11:00 (le istituzioni sono dei veri fulmini quando si tratta di processi alle masse popolari!), siamo tornati sulla “scena del crimine”: ai cancelli della Sevel, a volantinare e a parlare con gli operai.
Sì perché dal giugno 2021 le cose sono cambiate ma in peggio: la strage dei morti sul lavoro continua senza sosta e continuano i licenziamenti di delegati e operai combattivi. In tanti il 1° marzo mi hanno espresso la loro solidarietà e io ho voluto essere presente in tribunale (nonostante i km che sono stato costretto a macinare e ai costi non indifferenti che lo spostamento ha comportato) per portare la mia di solidarietà a Delio Fantasia, a Francesca Felice, a Simone Casella e agli altri “licenziati politici” ed esprimere la mia vicinanza ai familiari degli operai morti nella strage all’Esselunga di Firenze e di tutti quelli che ogni giorno siamo costretti a contare. Il 1° marzo ero a Lanciano per dire che non possono imbavagliare, con multe e denunce, il diritto a esprimere liberamente la propria opinione, a invitare gli operai a organizzarsi per prendere nelle proprie mani il loro futuro, a denunciare i reali responsabili dello smantellamento del nostro apparato produttivo, del sistema degli appalti e subappalti che sacrifica uomini e donne delle masse popolari all’altare del profitto, del disastro ambientale e della rincorsa alla guerra.
Quel giorno, dei poliziotti che “casualmente” passavano di là hanno pensato bene di identificarmi e poi denunciarmi.
Si chiede alle masse popolari di aver fiducia nella polizia, nei tribunali e nelle istituzioni di questo Stato, ma come è possibile averla quando ogni giorno constatiamo la disparità di trattamento riservata a noi e ai padroni, agli speculatori e affaristi di turno, ai politici conniventi? Chi ha ucciso Luana D’Orazio, manomettendo di proposito il sistema di sicurezza dell’orditoio a cui lavorava, ha patteggiato una condanna a 1 anno e 6 mesi. E dove sono i responsabili del crollo del ponte Morandi, o della strage alla Thyssen Krupp, dove sono i responsabili delle centinaia di persone che si ammalano o muoiono a causa degli inquinanti della ex-Ilva di Taranto, per i Pfas, per l’amianto mai bonificato? Quanti di questi sono in carcere piuttosto che a godersi promozioni o pensioni d’oro?
A tutti lancio l’appello a continuare a sostenermi, a continuare a organizzarci, perché la solidarietà e l’organizzazione sono le armi più potenti che abbiamo per rispedire al mittente intimidazioni e processi, repressione e morti sul lavoro. La sicurezza sui posti di lavoro è una cosa che dobbiamo conquistare con la lotta, non sarà certo il “buon cuore” di padroni, governo e vertici sindacali a darcela. Spetta a noi difenderci, attaccare e cambiare il mondo.
Vi saluto a pugno chiuso invitandovi a contattarmi per organizzare insieme delle iniziative.
Hasta la victoria siempre!
Lino Parra
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