Non dare tregua ai guerrafondai e agli usurpatori della Resistenza
Con una pretestuosa polemica sul fatto che in Palestina non sarebbe in corso un genocidio, all’inizio di marzo il filo-sionista Roberto Cenati si è dimesso dalla presidenza dell’Anpi di Milano. La notizia ha dato la stura alla comunità sionista che, indossando i panni della vittima sacrificale, ha lanciato l’allarme per “probabili aggressioni da parte dei sostenitori della Palestina” durante il corteo del 25 Aprile a Milano.
La verità è che già da alcuni anni i tentativi di trasformare il corteo del 25 Aprile nella passerella degli imperialisti, dei sionisti e dei guerrafondai, a opera del Pd, della comunità sionista italiana e della cordata Cenati dell’Anpi avevano oltrepassato il segno e hanno ricevuto la dovuta accoglienza: alle contestazioni circoscritte al passaggio della Brigata ebraica con le bandiere di Israele si sono via via aggiunte contestazioni più ampie e aperte. Negli ultimi due anni lo spezzone dei servi della Nato ha avuto parecchie difficoltà a posizionarsi e a sfilare.
Il loro ruolo di usurpatori del corteo del 25 Aprile è diventato palese, al punto che questa presenza è l’unico vero problema di ordine pubblico: tentano di imporsi in un luogo e in un contesto in cui non devono stare ed è giusto che siano cacciati.
Proprio su quello che è giusto fare, si è sviluppato negli ultimi anni un dibattito “a sinistra”. Sbuca sempre fuori qualcuno che pensa di “non volersi confondere” con i guerrafondai e i loro servi e che, anziché mobilitarsi per cacciarli, tira fuori l’idea di disertare il corteo del 25 Aprile per farne un altro da un’altra parte, “alternativo”.
Su Resistenza abbiamo spiegato, già nel 2022 e nel 2023, che questa linea è sbagliata perché lascia ai guerrafondai e ai loro sostenitori campo libero, mentre devono essere isolati, scortati e cacciati. Tuttavia, con una base di ragionamento molto debole, ogni anno si presenta “la fazione” che vuole distinguersi e che chiama poche decine di compagni e compagne a isolarsi mentre i riflettori sono tutti per la propaganda di guerra e per i sionisti.
Sia chiaro: se anziché decine di compagni e compagne a rispondere a questi appelli fossero centinaia o anche migliaia, l’appello sarebbe ancora più sbagliato perché risponde a infime logiche di bottega anziché favorire le condizioni e valorizzare tutte le forze per impedire un altro scempio del 25 Aprile.
Chiamiamo tutte le realtà, i partiti, i movimenti, le organizzazioni sindacali a scendere in piazza il 25 Aprile a Milano e a cacciare i promotori della guerra e i loro servi, i complici del genocidio in Palestina, i promotori dell’antifascismo padronale, gli usurpatori del 25 Aprile.