Volantino in solidarietà alla resistenza palestinese

Alzare ovunque la bandiera palestinese

Fare della solidarietà internazionalista un’arma per rovesciare i complici e gli alleati dei sionisti al governo nel nostro paese

Il 7 ottobre la resistenza palestinese ha raggirato il più esteso e sviluppato sistema di controllo del mondo, ha eluso il più sofisticato servizio segreto del mondo, ha sbaragliato il secondo esercito più equipaggiato, armato e tecnologicamente avanzato del mondo e ha inflitto il più duro colpo all’occupante sionista della storia.
Bando al complottismo! Una simile operazione sarebbe stata impossibile senza l’ampio supporto e il sostegno delle masse popolari palestinesi.
Questo è quello che i sionisti e gli imperialisti non riescono a ingoiare, è l’esempio che vogliono cancellare con una cortina fumogena di intossicazione e disinformazione mentre stanno radendo al suolo la Striscia di Gaza e ne stanno sterminando la popolazione. Perché la resistenza palestinese parla a tutte le masse popolari del mondo e dice che gli imperialisti sono giganti dai piedi di argilla, che resistere è possibile, che contrattaccare è possibile, infliggere colpi fatali al nemico è possibile anche di fronte a una schiacciante disparità di forze.
La propaganda di regime sta impiegando TUTTE le sue forze e risorse per debellare la solidarietà che esiste fra le masse popolari. Il più classico degli espedienti è dividere il fronte della resistenza palestinese fra “buoni” e “cattivi”. Nonostante il contrattacco del 7 ottobre sia stato un’operazione congiunta di tutte le organizzazioni della resistenza, la propaganda di regime ha assegnato il ruolo dei cattivi ad Hamas che è l’organizzazione principale e maggioritaria e partito di governo nella Striscia di Gaza.
Chi cade nel tranello e si intruppa nella schiera di chi invoca “la distruzione di Hamas”, si schiera al fianco di chi vuole distruggere la principale organizzazione della resistenza palestinese, cioè si schiera al fianco di chi vuole distruggere tutta la resistenza palestinese, cioè si schiera – ne sia cosciente o meno – al fianco dei sionisti, dei loro alleati e dei loro servi.
Non è compito di chi solidarizza dall’Italia – come da nessun’altra parte del mondo – sindacare sulle forme, i mezzi e gli strumenti della resistenza palestinese. Nessun popolo in lotta deve chiedere il permesso di lottare, né quello di usare gli strumenti e i modi che ritiene efficaci; questa è una legge universale della guerra di liberazione e della lotta per l’autodeterminazione, una legge valida sempre e ovunque da via Rasella al ghetto di Varsavia, valida in Sud Africa, nei Paesi Baschi, in Irlanda del Nord, in Angola e nel Vietnam, dalla resistenza dei Pellerossa alla guerra condotta dall’Armata Rossa Cinese dei Lavoratori e dei Contadini. Ed è valida anche per il popolo palestinese.
La classe dominante è terrorizzata dall’idea che la solidarietà al popolo palestinese diventi aperta e dispiegata. Molte manifestazioni si stanno svolgendo nei paesi imperialisti: dagli Usa alla Gran Bretagna, alla Germania. Il governo inglese sta disponendo di rendere illegale l’esposizione della bandiera della Palestina, in Australia le manifestazioni sono state vietate. Il governo francese ha provato a vietarle, ma subito dopo la comunicazione del Ministro dell’interno migliaia di persone sono scese in strada a Parigi e in altre città e hanno resistito agli attacchi della polizia.
In Italia il governo Meloni non ha ancora preso l’iniziativa di vietare iniziative e manifestazioni (anche se i circoli sionisti fanno pubblicamente pressioni in questo senso), ma le Larghe Intese stanno creando il clima favorevole per farlo, anche se ciò creerebbe il presupposto per una violazione di massa dei divieti e ciò alimenterebbe l’ingovernabilità del paese. Non è da escludere che autorità e istituzioni prendano l’iniziativa per provocare e intimidire chi scende in piazza, per alimentare la criminalizzazione del movimento di solidarietà e per giustificare il restringimento degli spazi di iniziativa politica e dei diritti di manifestazione.
Se la classe dominante cerca in ogni modo di evitarlo, allora bisogna fare in modo che la solidarietà al popolo palestinese e le mille mobilitazioni già in atto contro il governo Meloni e le “delizie della sua agenda Draghi” si leghino. A partire dalle manifestazioni contro le basi militari e la Nato del 21 ottobre (a Ghedi, Pisa e Palermo), passando per le iniziative di lotta del 20 ottobre in occasione dello sciopero generale dei sindacati di base, ma soprattutto a opera e su iniziativa di chi impugnerà la bandiera palestinese per portarla di fronte alle aziende, alle scuole, agli ospedali, alle manifestazioni per la difesa della sanità pubblica, a quelle per il diritto al lavoro, a quelle degli insegnanti e a quelle contro la crisi ambientale.
Per il ruolo della Repubblica Pontificia italiana nella catena dei paesi imperialisti (l’anello debole), le masse popolari italiane possono dare un enorme contributo alla lotta di liberazione di tutti i popoli oppressi, rovesciando il governo Meloni e il sistema di potere su cui si basano i governi delle Larghe Intese e costituendo un governo di emergenza delle masse popolari organizzate.

Rispondi

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

Questioni di lotta di classe

Poco prima dello svolgimento del corteo del 30 novembre...

Sulla situazione in Corea del Sud

La legge marziale d'emergenza di Yoon è una manovra...

Trasformare la guerra tra poveri in ribellione contro il sistema

Che ogni quartiere popolare sia avamposto della lotta al governo Meloni

Manuale di Storia contemporanea

La conoscenza della storia è uno strumento della lotta...