Perché di carcere non si muoia più

Riceviamo e rilanciamo questo appello inviatoci dell’associazione Yairaiha Onlus, con cui da anni il Partito dei Carc collabora sul fronte della lotta alla repressione e alle condizioni di detenzione dei prigionieri politici ma anche comuni. Lo facciamo perché condividiamo lo spirito di questo appello e anche le proposte urgenti che sostiene, come l’uscita anticipata dallo stato di detenzione per i detenuti e il rafforzamento di permessi e sconti di pena.

Pur sostenendo la proposta, vogliamo stimolare i promotori a compiere un ragionamento. A nostro avviso essa ha un limite, relega le giuste misure che indica a un criterio di premialità e in particolare a quella della buona condotta. La buona condotta, però, è stabilita dai carcerieri, da quello stesso sistema che relega i detenuti nelle condizioni che le associazioni promotrici dell’appello in maniera precisa, sacrosanta e pienamente condivisibile indicano.

I detenuti che hanno animato le rivolte durante la pandemia da Covid proprio per denunciare le schifose condizioni igienico-sanitarie e di isolamento in cui si trovavano, che condotta hanno avuto? A nostro avviso hanno fatto esattamente quello che andava fatto in quell’occasione ma per le autorità costituite hanno compiuto ulteriori reati. La prospettiva entro cui muoversi, quindi, anche per stabilire questi criteri, deve fondarsi sul protagonismo e il ruolo attivo dei detenuti, dei loro familiari, delle associazioni che si occupano dei loro diritti e della parte più democratica e avanzata del personale penitenziario.

Foto Claudio Furlan – LaPresse 08 Marzo 2020 Milano (Italia) News Rivolta dei detenuti al carcere San Vittore a causa delle nuove misure per l emergenza coronavirusPhoto Claudio Furlan/Lapresse 09 March 2020 Milan (Italy) Inmates rebellion at San Vitttore prison for the new coronavirus measures

Questa riflessione che sollecitiamo, come detto, non ci impedisce di diffondere l’appello e il suo contenuto perché tutte le denunce e le iniziative condotte dal movimento di lotta per i diritti dei detenuti sono una spina nel fianco per le istituzioni carcerarie, perché rompono il velo di omertà sull’operato degli apparati repressivi dello Stato e mostrano la natura criminale della borghesia imperialista. Si tratta di azioni che sempre hanno fomentato la lotta dentro e fuori dalle carceri e hanno contribuito ad acuire la contraddizione tra borghesia e masse popolari.

Quanto più si acuisce questa contraddizione, tanto più l’insubordinazione fuori e dentro le carceri aumenta. Per la borghesia i diritti dei detenuti hanno un valore solo fino a quando non mettono in discussione l’ordine costituito. Tappeti rossi vengono stesi a preti e mafiosi con i loro enti e associazioni e la retorica della sottomissione dei detenuti! Galera e gogna mediatica per chi sostiene la trasformazione della richiesta di tali diritti in denunce pubbliche, scioperi, manifestazioni, proteste, richieste di indulto e rivolte!

Da anni le autorità borghesi conducono due tipi di attività per sedare la ribellione e l’organizzazione della popolazione carceraria: 1. fare concessioni alle richieste dei detenuti, con l’effetto che ognuna di esse finisce per aumentare il prestigio e la forza di chi l’agitazione dei detenuti la sostiene e la promuove; 2. reprimere con la forza ogni forma ed espressione di malcontento e militarizzare maggiormente le carceri, sedando solo temporaneamente proteste, con l’effetto di non risolvere nessuna delle cause delle mobilitazioni, lasciare il personale carcerario in balia del malcontento dei detenuti e quindi spostare solo il problema in avanti.

Con l’avanzamento della crisi generale del capitalismo la lotta per i diritti dei detenuti e la ribellione all’interno delle carceri sono destinate ad aumentare e svilupparsi. I governi sono costretti sempre più a cedere alle rivendicazioni e a concedere indulto e amnistia per evitare di rendere ancora meno governabile la situazione. Per questo appelli e raccolte firme per singole misure assumono più forza se si legano o si propongono di rafforzare questo movimento e queste lotte.

***

Troppi suicidi, sovraffollamento, narrazione distorta di una parte significativa del giornalismo italiano, mancanza di figure essenziali come i mediatori culturali e altro ancora. C’è bisogno di una misura immediata che affievolisca la pressione nelle carceri, creando così i presupposti per altri interventi. Prima bisogna salvare la vita e poi la terapia.

Per questo Lunina Casarotti, ex detenuta Associazione Yairaiha Onlus e Marina Iadanza ex detenuta de “Le ragazze di Torino”, lanciano una campagna dove è possibile sottoscrivere tramite la piattaforma https://chng.it/KgSZhvWvz5, dove si chiede al Parlamento di approvare la proposta di legge presentata dall’onorevole Roberto Giachetti e sostenuta da “Nessuno tocchi Caino”, affinché venga aumentata la liberazione anticipata per i detenuti. Qui di seguito l’appello.

Con questo nostro scritto, vogliamo provare a coinvolgere tutte le realtà che si preoccupano e soprattutto si occupano, con grande impegno, dei diritti dei detenuti e del funzionamento delle realtà penitenziarie. Realtà di cui troppo spesso non si vuol sentire parlare e di cui per paura di perdere consenso la maggioranza dei partiti politici non parla e non si preoccupa contravvenendo anche al diritto/dovere di ispezionare e monitorare gli istituti penitenziari e le condizioni di vita delle persone recluse. Come ex detenute siamo convinte che nessuno debba essere lasciato solo e all’indifferenza delle istituzioni. Bisogna, invece, rispondere con un attivismo civile perché, nonostante le mistificazioni di alcuni “giornalisti” e gli slogan elettorali di certa politica permeati da una incultura repressiva e priva di progettualità e nonostante il poco coraggio di chi anche a sinistra si dimentica degli ultimi tra gli ultimi, tutti meritano una seconda possibilità e il tempo della pena non può essere né fine a se stesso e né continuare nelle condizioni attuali.

Una soluzione a medio termine è obbligatoria per rispondere al disagio di occupa le carceri. L’estate si avvicina e il caldo attanaglierà, come sempre, le celle. La disperazione e la paura di un futuro senza soluzioni si trasformeranno in un’escalation di suicidi e di eventi critici… In carcere l’estate è la stagione più dura. Le strutture di cemento e ferro si scaldano molto, le celle sono molto spesso sovraffollate e la carenza d’acqua e i servizi docce che funzionano in maniera discontinua portano i disagi a livelli insostenibili. Le carceri sono sempre state un luogo di sofferenza. Non soltanto per la privazione della libertà a cui sono soggetti i detenuti, ma anche per la separazione fisica e politica dal resto della società.

Carenza di educatori, figure fondamentali di riferimento per l’area trattamentale perché incidono su tutto il percorso di ricostruzione sociale della persona, che una volta uscita non rischierà la recidiva solo se adeguatamente accompagnata nel suo percorso di estinzione della pena e per l’applicazione dell’articolo 27 della Costituzione. Assenza di mediatori culturali, figure anch’esse importanti nella vita quotidiana carceraria per la comunicazione con i detenuti. Un altro immane problema nelle carceri che incide direttamente sulla possibilità di garantire adeguate condizioni di vita per i detenuti è il sovraffollamento. Più volte nel corso degli anni la Corte Europea è giunta a delle sentenze di condanna relative alle condizioni detentive.

Nel 2022 hanno perso la vita 84 persone dietro le sbarre, nel 2023 abbiamo già raggiunto i 27 suicidi! una sconfitta per tutti noi. Per questo chiediamo a tutti quelli che hanno onestà intellettuale, che credono nel diritto, nonostante il conformismo dilagante in Italia, di aiutarci a promuovere la proposta di legge dell’onorevole Roberto Giachetti e Nessuno tocchi Caino affinché venga aumentata la liberazione anticipata per i detenuti.

Un intervento a medio termine che darebbe respiro a quella realtà soffocante e soffocata che sono le carceri italiane. Questa proposta di legge prevede l’aumento dei giorni di liberazione anticipata a 60 giorni per coloro che hanno tenuto un buon comportamento, ne hanno diritto e che sia direttamente l’ufficio matricola a consegnarli senza aspettare le lungaggini della sorveglianza. E soprattutto propone di concedere 75 giorni reotrattivamente, a partire dal 2016. È una proposta di legge che non regala niente ma fortifica una premialità per chi nonostante tutto rispetta le regole e si impegna. La realtà è che dovrebbe essere preso un provvedimento più urgente ancora come la liberazione anticipata speciale, perché come abbiamo già detto la pena inframuraria con tutte le carenze strutturali ed educative non serve a nulla producendo solo recidiva e rabbia. La proposta è stata depositata a novembre e a gennaio è arrivata in commissione giustizia, e li è ferma. Intanto in carcere e di carcere si muore.

Aiutateci a non lasciare soli tutti i detenuti/e e a promuovere questa proposta.

Luna Casarotti

ex detenuta Associazione Yairaiha Onlus

Marina Iadanza

ex detenuta Le ragazze di Torino

NB: Perfavore per i firmatari, devono dare la conferma tramite l’email, se non dovesse essere nella posta, potrebbe trovarsi in Spam o Promozioni.

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