In queste settimane non ci sono solo le mobilitazioni dei “pacifisti con l’elmetto” del PD e affini, ufficialmente contro la guerra, ma nei fatti a sostegno del governo nazista dell’Ucraina. Ce ne sono anche tante organizzate unitariamente da organizzazioni popolari e da partiti e aggregati del movimento comunista italiano che denunciano il ruolo della NATO nell’escalation militare, sono per l’uscita dell’Italia dal patto atlantico e contro ogni manovra militare. Avanziamo nella mobilitazione unitaria!
Il 6 marzo a Ghedi (BS), ai cancelli della base dell’Aeronautica Militare italiana al servizio della NATO per lo stoccaggio di una parte dell’arsenale arsenale nucleare degli USA, si è tenuta una manifestazione organizzata dal Comitato Contro la Guerra di Brescia. L’evento ha raccolto moltissime adesioni: dal Movimento No TAV ai comitati “Donne e uomini contro la guerra” e “Compagne e compagni contro il Green Pass”, oltre a diverse associazioni pacifiste presenti in Lombardia. Oltre a noi del P.CARC c’erano forze politiche come il Partito Comunista, Potere al Popolo, PCI, Rifondazione Comunista, Partito d’Alternativa Comunista, Sinistra Anticapitalista e diverse anime del sindacalismo, dall’Usb all’area della CGIL “Riconquistiamo tutto”. Presenti anche la Banda degli Ottoni e l’ANVUI (Associazione Nazionale Vittime dell’Uranio Impoverito) che raccoglie i reduci e i familiari dei soldati che sono morti o si sono gravemente ammalati per esposizione ai metalli pesanti nelle missioni militari NATO.
Tanti i contenuti degli interventi: denuncia dello stoccaggio delle testate atomiche nella base di Ghedi che ne fanno un “obiettivo altamente sensibile” in caso di guerra; necessità di lottare non solo contro la guerra ma contro il capitalismo; denuncia della propaganda di regime che spinge l’opinione pubblica a sostenere l’impegno militare diretto in Ucraina; necessità di utilizzare i fondi stanziati per la spesa militare per altri e ben più utili usi tra cui la bonifica delle zone contaminate dagli addestramenti militari su suolo italiano.
Il 19 marzo a Pisa si sono tenute due mobilitazioni: quella indetta da Comitato No Camp Darby, Rete Lavoro No Green Pass e Cub all’aeroporto militare per dire NO al coinvolgimento dell’Italia nella NATO e nelle sue guerre; l’altra all’aeroporto civile Galilei organizzata da Usb e Potere al Popolo, a seguito del rifiuto dei lavoratori aeroportuali di caricare casse piene di armi destinate al conflitto ucraino.
L’Usb ha rafforzato e rilanciato l’iniziativa dei lavoratori, chiamando in causa la direzione di Toscana Aeroporti e le pubbliche amministrazioni – Regione e Comune di Pisa in primis – che siedono nel suo Consiglio di Amministrazione, e denunciando i rischi a cui questo traffico di armi ed esplosivi espone tanto il personale dell’aeroporto quanto i viaggiatori e gli abitanti della città.
Per il 31 marzo il coordinamento nazionale lavoratori portuali Usb ha organizzato una giornata di lotta a Genova contro il traffico di armi nei porti italiani, una lotta per la quale i compagni del Comitato Autonomo Lavoratori Portuali (CALP) si mobilitano da anni. È prevista un’assemblea nazionale dei lavoratori e un presidio al Ponte Etiopia, in occasione dell’arrivo della nave saudita Bahri carica di armamenti statunitensi.
L’intervento di Cristian Bodei, segretario della Sezione di Brescia del P.CARC, alla manifestazione di Ghedi. “La situazione è grave. Dobbiamo renderci conto che il governo Draghi ci porta verso la guerra imperialista. In questo contesto non è possibile mantenere nessuna equidistanza. Noi dobbiamo innanzitutto ribadire che siamo contro la NATO e che vogliamo portare il nostro paese fuori dalla NATO.
Per fare questo è necessario cacciare Draghi. Il movimento per la pace ha un nemico preciso, questo nemico è il governo Draghi. Finché permane questo governo non sarà possibile nessuna politica alternativa a quella che abbiamo oggi.
É la crisi del capitalismo che determina lo sviluppo della guerra. Per questo il movimento per la pace deve unirsi nella lotta a Draghi con tutte le altre mobilitazioni operaie e popolari presenti nel paese.
Per uscire dalla NATO serve un governo che faccia gli interessi delle masse popolari organizzate. Per arrivarci serve rafforzare e coordinare le organizzazioni operaie e popolari che già esistono e fare in modo che si diano questo obiettivo. Questo vuol dire cambiare i rapporti di forza, vuol dire candidarsi a prendere in mano il paese.
Per questo motivo anche il movimento per la pace deve convergere con le altre lotte, in particolare è importante che sia a Firenze il 26 marzo per la mobilitazione nazionale lanciata dal Collettivo di Fabbrica della GKN!
La strada aperta dagli operai GKN è quella della trasformazione possibile e necessaria nel nostro paese. Costruiamolo questo governo delle masse popolari organizzate! Fuori l’Italia dalla NATO!”