Dopo le occupazioni di decine di scuole che si sono tenute a Roma e in altre città prima delle vacanze natalizie, il 2022 si è aperto all’insegna di una rinnovata mobilitazione degli studenti in tutto il paese.
La maggioranza degli studenti che si mobilitano chiede al governo e alle dirigenze scolastiche misure adeguate a garantire il rientro a scuola in presenza e in sicurezza, contro ogni ipotesi di didattica a distanza. Questa è la linea portata nello sciopero degli studenti napoletani del 10 gennaio, nell’occupazione del liceo Manzoni a Milano dello stesso giorno e nello sciopero nazionale promosso dall’Unione degli Studenti il 14 gennaio.
Una parte minoritaria degli studenti si è invece mobilitata per chiedere al governo di tornare in DAD fino alla fine del mese, in attesa di una riduzione dei contagi. Gli esponenti di questa minoranza ritengono che non ci siano ancora, nelle scuole come sui mezzi pubblici, le condizioni di sicurezza necessarie per tornare tra i banchi. Per questo hanno scioperato, sempre il 10 gennaio, nelle scuole dell’Alto milanese e della provincia di Varese.
Si ripropone, quindi, una contraddizione che trattammo già in passato (vedi l’articolo “Scuola, aprire o non aprire? “ su Resistenza n. 2/2021).
Tanti battono insistentemente il tasto sull’esistenza di “due fazioni opposte e antagoniste”. La classe dominante e il suo governo hanno dato mandato alle loro grancasse di alimentare e dare ampia visibilità alla contrapposizione. È loro interesse portare le proteste studentesche, che alimentano oggettivamente il fiume della più ampia mobilitazione contro gli effetti della crisi, a scadere nella guerra tra poveri. È il classico ricorso al divide et impera, cioè dividi per conquistare.
Le diverse posizioni assunte dagli studenti sono lo specchio del caos alimentato dalla classe dominante rispetto alla gestione della pandemia. Esse esistono, ma sono secondarie. L’aspetto principale della questione è che tutti gli studenti sono contrari alle misure del governo e si organizzano per farvi fronte. Tutti hanno in comune lo stesso problema: la scuola pubblica viene progressivamente smantellata, piegata a logiche aziendali e alle necessità del mercato del lavoro. è questo che la rende inadeguata, oppressiva e insicura. Sta qui la radice dei problemi che vivono tutti gli studenti che appartengono al campo delle masse popolari.
Finché chi governa sacrificherà il diritto all’istruzione al profitto, le scuole non saranno sicure e la DAD sarà uno strumento classista e vessatorio per gli studenti. La strada che tutti gli studenti devono percorrere è l’unione nella lotta contro lo sfascio della scuola pubblica, per l’eliminazione delle classi pollaio, per l’adeguamento dell’edilizia scolastica e dei trasporti pubblici, ecc. Le loro lotte devono convergere attorno all’obiettivo comune di farla finita con i governi delle Larghe Intese, che da decenni attaccano il diritto all’istruzione e gestiscono le scuole come aziende. Il protagonismo e l’unione degli studenti e lavoratori della scuola è la premessa da cui partire per rifondare la scuola pubblica.
Contraddizioni in seno al popolo
Tutti i problemi delle masse popolari sono prodotti dal capitalismo e per risolverli dobbiamo fare la rivoluzione socialista. È alla luce di questo principio che da comunisti dobbiamo trattare le contraddizioni in seno al popolo, farne un fattore di forza, uno strumento per elevare la coscienza delle masse popolari, per portare loro una linea rivoluzionaria, giungere ad una sintesi superiore ed avanzare nella lotta per il socialismo.
Le contraddizioni non si sviluppano solo tra gruppi di studenti, ma esistono e si sviluppano in ogni mobilitazione delle masse popolari, come manifestazione della lotta tra borghesia e proletariato, tra la via del capitalismo e quella del comunismo, che attraversa tutta la società. Ne abbiamo parlato in questo articolo: “Imparare a trattare le contraddizioni in seno al popolo”, su Resistenza n. 5/2021. Mao Tse-Tung nello scritto Sulla giusta risoluzione delle contraddizioni in seno al popolo, indica ai comunisti come trattare questo tipo di contraddizioni:
“Generalmente parlando, le contraddizioni in seno al popolo sono contraddizioni che esistono sulla base di una fondamentale identità degli interessi del popolo. (…) Poiché le contraddizioni tra noi e i nostri nemici e le contraddizioni in seno al popolo hanno carattere differente, esse devono essere risolte con metodi differenti. In breve nelle prime si pone il problema di fare una netta distinzione tra noi e i nostri nemici, nelle seconde si pone il problema di fare una netta distinzione tra la ragione e il torto. (…)
Già nel 1942 questo metodo democratico di risolvere le contraddizioni all’interno del popolo fu da noi riassunto nella formula “unità-critica-unità”. Detto più chiaramente, ciò significa partire dal desiderio di unità, risolvere le contraddizioni attraverso la critica o la lotta e raggiungere una nuova unità su una nuova base. Stando alla nostra esperienza, questo è il metodo giusto per risolvere le contraddizioni in seno al popolo”.