Al nostro paese serve un governo diverso da quelli delle Larghe Intese che si sono succeduti negli ultimi 40 anni e anche dai governi Conte 1 e 2. Serve un governo che sia emanazione ed espressione delle masse popolari organizzate, che cominci a mettere mano agli effetti più gravi della crisi. La lotta per affermare un governo del genere è strettamente legata alla lotta per la sovranità nazionale.
Che significa sovranità nazionale? La sovranità definisce il potere supremo dello Stato all’interno del suo territorio e l’indipendenza nei rapporti internazionali (ad esempio uno Stato ha il diritto di non essere aggredito e assoggettato da un altro). La sovranità nazionale non ha niente a che vedere con le politiche “di destra” e reazionarie. Negli ultimi anni sono nati infatti anche molti organismi “di sinistra” che si richiamano espressamente al “sovranismo”, come Attuare la Costituzione, il Fronte Sovranista Italiano, Programma 101 e l’aggregato Liberiamo l’Italia del quale abbiamo scritto nel numero scorso di Resistenza, solo per citare i più conosciuti.
Se poi affrontiamo la questione dal punto di vista dei comunisti e analizziamo la storia del movimento comunista, vediamo che per uno Stato socialista la sovranità nazionale è un presupposto da cui non si può prescindere: uno Stato che non può decidere autonomamente non può nemmeno autodeterminarsi e regolare le sue relazioni internazionali, siano esse economiche, di scambio o di solidarietà. I comunisti sono quelli che storicamente hanno sempre perseguito e difeso la sovranità nazionale, i comunisti sono sovranisti!
Lottare per la conquista della sovranità nazionale in Italia significa:
- tenere aperte e funzionanti le aziende sotto il controllo degli organismi operai e popolari. Prendere in mano questo aspetto significa anche produrre ciò che è necessario al paese secondo un piano pubblicamente deciso e definito (vedi la lotta dei pastori sardi che sono costretti a buttare il loro latte a causa della concorrenza con il mercato estero: produciamo latte ma lo acquistiamo all’estero perché “costa meno”… è un paradosso!);
- difendere l’apparato produttivo dalle delocalizzazioni e dalla svendita alle multinazionali;
- nazionalizzare la produzione e la distribuzione di tutti i servizi pubblici. Dalla scuola, alla sanità, alla viabilità, al trasporto pubblico: la gestione privata sta smantellando tutti i servizi necessari a una vita dignitosa, sta trasformando i servizi in merci e i diritti in privilegi (se sei ricco puoi andare a curarti in una clinica privata, se non hai i soldi puoi aspettare anche mesi per un esame di routine);
- difendere l’ambiente, preservare e curare il territorio. Dal progetto del TAV a quello per il 5G, il problema ambientale è ormai diventato impellente. La green economy non è che uno specchietto per le allodole, mentre i padroni continuano a sfruttare risorse e inquinare senza ritegno. La gestione popolare dell’apparato produttivo metterà mano anche a questo aspetto;
- rompere con i poteri forti dell’UE, della NATO e del Vaticano. Queste tre istituzioni costituiscono un cappio al collo per le masse popolari dal quale è necessario liberarsi al più presto. Concretamente, questo vuol dire liberarsi dai dettami dell’UE in campo economico e finanziario, dai suoi trattati-capestro e dalle sue politiche di ricatto verso gli Stati membri (Debito Pubblico, spread, rafforzamento del MES, ecc.); rompere con la NATO, cioè non partecipare più alle guerre promosse dalla Comunità Internazionale degli imperialisti, riprendere il controllo del nostro territorio su cui sorgono basi militari straniere (che oggi sono fuori della nostra giurisdizione), richiamare i circa 7.000 soldati italiani impiegati in missioni all’estero; liberarci dalla cappa materiale e morale imposta dal Vaticano (vedi articolo a pag. 8).
Nel movimento spontaneo che le masse popolari oppongono all’avanzare della crisi la lotta per la sovranità nazionale vive già, indipendentemente dal fatto che chi lo promuove e vi partecipa ne abbia coscienza: nelle mobilitazioni operaie, nelle lotte contro la repressione, nelle mobilitazioni per la difesa dell’ambiente, ecc.
La via che da comunisti perseguiamo per sviluppare la lotta per la sovranità nazionale e che tutti coloro che hanno a cuore l’indipendenza del nostro paese e l’emancipazione dei lavoratori e delle masse popolari è chiamato a percorrere, è l’unità d’azione per sostenere ed estendere le mille iniziative di base che già oggi si sviluppano su tematiche particolari, affinché esse siano da spinta alla costituzione di un governo di emergenza degli organismi operai e popolari. Questo è l’obiettivo immediato che, come Carovana del (nuovo)PCI, ci poniamo. Questa è la strada per avanzare nella rivoluzione socialista nel nostro paese.
La bandiera dell’indipendenza nazionale e della sovranità nazionale è stata gettata a mare: non vi è dubbio che questa bandiera toccherà a voi di risollevarla e portarla in avanti, a voi rappresentanti dei partiti comunisti e democratici, se volete essere i patrioti del vostro paese, se volete essere la forza dirigente della nazione. Non vi è nessun altro che la possa levare in alto.
Stalin, Discorso al XIX Congresso del PCUS, 1952.