Genova: porti chiusi alle armi, non alle persone

Le mobilitazioni dei portuali sono un esempio per tutte le organizzazioni operaie e popolari

Non ci sono molti e frequenti esempi di organismi operai che si mobilitano con decisione ed efficacia su questioni piĆ¹ generali, che non riguardano vertenze specifiche e senza aspettare che la mobilitazione venga indetta da organizzazioni sindacali, grandi associazioni o istituzioni. Lā€™iniziativa dei camalli di Genova ĆØ invece un esempio chiarissimo di come la classe operaia, quando scende in lotta, assume facilmente la testa della mobilitazione di tutte le masse popolari.

GiĆ  a metĆ  maggio, quando ĆØ emersa la possibilitĆ  di una sosta nel porto di Genova per la nave ā€œBahri Yanbuā€ che doveva trasportare armi destinate allā€™Arabia Saudita per la guerra in Yemen e che per questa ragione era giĆ  stata cacciata dal porto francese di Le Havre, i camalli avevano annunciato che avrebbero scioperato e sabotato lā€™attracco in porto. Questo hanno annunciato e questo hanno fatto: tramutando il famigerato slogan di Salvini ā€œporti chiusiā€, hanno chiamato alla mobilitazione sul molo la parte progressista e attiva delle masse popolari (dai sindacati ai collettivi fino ad Amnesty) con lo slogan ā€œPorti chiusi alle armi, non alle personeā€. Si ĆØ trattato di una mobilitazione che oltre a riprendere e far vivere la migliore tradizione antimilitarista e antimperialista dei portuali, ha avuto un rilievo nazionale (la nave era diretta a La Spezia e sullā€™esempio dei portuali genovesi si sono alzati vari appelli al governo e a Conte per impedire il carico di materiale bellico allā€™arsenale militare spezino) e piĆ¹ di una conseguenza a livello cittadino. Il 23 maggio, infatti, il porto ĆØ stato ancora teatro della mobilitazione in occasione dello sciopero nazionale indetto dai sindacati di categoria e, nello stesso pomeriggio, alcune migliaia di persone hanno risposto allā€™appello contro la provocazione dellā€™autorizzazione del primo comizio fascista dal 30 giugno 1960: a Casa Pound ĆØ stato concesso il permesso di concludere in piazza la campagna elettorale e ciĆ² ĆØ stato occasione per ribadire e riaffermare le radici antifasciste della cittĆ  e il valore della sua classe operaia.

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