Sulla consueta repressione del corteo del 1° maggio a Torino

Sulla consueta repressione del corteo del 1° maggio a Torino

05.05.2019

Anche quest’anno il tradizionale corteo torinese del Primo Maggio ha visto andare in scena la consueta repressione della Questura di Torino contro operai, lavoratori, precari, giovani e anziani che portavano in piazza le ragioni del movimento di resistenza alla crisi politica, economica, ambientale, sociale in corso.
La trama è stata in parte quella solita di ogni Primo Maggio torinese. La Questura, come al solito, ha cercato a più riprese, a colpi di manganello, di impedire il defluire della parte del corteo caratterizzatasi quest’anno dietro le bandiere, gli obiettivi, le parole d’ordine del movimento NO TAV. Il tutto per permettere ai partiti delle Larghe Intese (quest’anno rappresentati nell’arco più-ampio possibile, dalla destra reazionaria al PD) e agli apparati dei sindacati di regime di poter tenere la loro tranquilla passerella a favore di telecamere in cui spacciarsi come difensori indefessi dei diritti dei lavoratori. Insomma manganelli a difesa della ridicola pantomima dei responsabili principali delle politiche anti-popolari e anti-operaie degli ultimi decenni, degli autori e avvallatori delle peggiori legislazioni contro i lavoratori degli ultimi 40 anni.
Ma in questo Primo Maggio 2019è successo qualcosa in più. Infatti, a differenza degli anni passati, il lugubre spettacolo dei manganelli che andavano ad infrangersi sulle teste dei partecipanti alla manifestazione è andato in scena da subito. Fin dalla partenza in Piazza Vittorio (qui la polizia si è spalleggiata con il servizio d’ordine del PD) e poi a seguire, nuovamente, lungo via Roma, con le cariche a freddo fatte apposta per permettere a Larghe Intese e sindacati di regime di concludere il loro comizio in piazza San Carlo senza dover fare i conti con la piazza NO TAV che quest’anno era anche la piazza degli operai,dei lavoratori, dei giovani.
La sezione di Torino ha partecipato al corteo del Primo Maggio sfilando al fianco delle migliaia scesi in piazza per rivendicare le ragioni della lotta contro le grandi opere inutili e per le piccole opere necessarie, per il lavoro utile e dignitoso, per la difesa della sovranità popolare da UE, NATO e gruppi multinazionali che come FCA a Torino spadroneggiano e poi lasciano deserto di povertà e disoccupazione. La repressione del Primo Maggio 2019 a Torino è più degli altri anni sintomo della debolezza delle larghe intese che estromesse dal governo del paese provano oggi a manipolare il movimento di resistenza alla crisi a favore dei propri interessi di bottega. Evidentemente riuscendo soltanto a dare una dimostrazione ulteriore della loro ostilità agli interessi e ai diritti della classe operaia e delle masse popolari.
Il movimento NO TAV, cui va la nostra solidarietà, esce dal Primo Maggio torinese rafforzato nel suo prestigio e autorevolezza tra le masse popolari organizzate di Torino e del paese intero. La lotta NO TAV è oggi una delle punte avanzate del movimento spontaneo delle masse popolari che il 4 marzo 2018 ha sbaragliato le Larghe Intese estromettendole dal governo del paese. Allargare la breccia apertasi nel sistema politico non per tornare ad un governo delle larghe intese ma per andare oltre, verso un governo del paese veramente al servizio delle masse popolari organizzate e capace di mettere una pietra tombale sul TAV: è questo l’obiettivo che il movimento NO TAV può perseguire e insegnare a perseguire a tutto il movimento delle masse popolari organizzate.
Dopo la repressione del Primo Maggio Il M5S al governo della città di Torino e del paese ha di nuovo la possibilità di dimostrare da che parte sta. Se dalla parte dei manganellatori della piazza NO TAV o dalla parte del movimento NO TAV. Ministri, giunta comunale, eletti al parlamento, militanti, iscritti del M5S devono schierarsi in difesa della piazza NO TAV, fare quanto è in loro potere per rendere trasparenti e pubblici nomi e cognomi della catena di comando che ha la responsabilità degli abusi in divisa del Primo Maggio 2019, farlo senza cedimenti alle pretese delle larghe intese, farlo per legarsi maggiormente ed in maniera concreta al movimento NO TAV. E’ nei movimenti di resistenza e non nel palazzo la forza da cui M5S deve attingere per essere capace di realizzare le promesse di progresso sulla cui base è arrivato al governo del paese.

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