Dagli operai di Piombino per un coordinamento della siderurgia

Sul numero 10/2016 di Resistenza abbiamo pubblicato un resoconto della nostra partecipazione al campeggio organizzato dagli operai di Piombino dell’Associazione Articolo 1 (operai dell’ex acciaierie Lucchini e indotto). Di seguito pubblichiamo stralci di alcune interviste che abbiamo raccolto in quell’occasione. Li pubblichiamo perché danno uno spaccato, sintetico ma efficace, di quello che questo organismo rappresenta per il territorio, delle esigenze di formazione e confronto, della forza che potenzialmente esprimono. L’unica forza su cui le masse popolari possono contare per cambiare il corso delle cose.

Il dibattito del 26 settembre che l’associazione ha promosso sulla prospettiva di un coordinamento nazionale dei lavoratori della siderurgia, inoltre, è stato ricco di interventi e spunti, ma ha avuto il limite di svolgersi principalmente attraverso interventi telefonici con gli operai di altre parti d’Italia. Da quella esperienza però gli operai piombinesi hanno maturato la decisione di mettersi in viaggio per andare loro a parlare direttamente con gli operai delle altre città. Un contributo importante, questo, per proseguire il dibattito iniziato sul futuro del settore, per disinnescare la guerra tra stabilimenti che il governo fomenta, per proporre un documento costitutivo del coordinamento nazionale della siderurgia.

Coordinamento Articolo 1 ha fatto molta strada dall’assemblea di “lancio” sul territorio del 9 gennaio, quali sono i principali insegnamenti che ricavi da questa esperienza e dai vari passaggi fatti? E quali i principali problemi che vi trovate ad affrontare ora e i limiti che a tuo avviso dovete superare?

Io sono entrato nel Coordinamento Articolo 1 dopo la deludente riunione al Mise del 3 agosto. In quell’occasione ho maturato definitivamente la convinzione che stavo “covando” da alcuni mesi, cioè che il piano Cevital non fosse credibile e che anche il mio sindacato di riferimento, la FIOM, avesse una posizione “accondiscendente” verso l’azienda. La mia esperienza è assolutamente positiva a livello umano e di crescita personale, in quanto dentro il Coordinamento riusciamo a far coesistere diversi modi di interpretare i rapporti sindacali e tra di noi. Le difficoltà sono riuscire a coinvolgere maggiormente gli altri lavoratori in quella che noi chiamiamo “operazione verità”, causa nostri limiti di numeri, forza, risorse economiche ma anche dovuto a una certa disaffezione tout court all’impegno personale, frutto di una società in disgregazione sul piano dei rapporti umani e – usando una vecchia parola – dei rapporti di classe. Spero che sia possibile allargare il campo grazie al nostro impegno (Alessandro B.).

Sul coordinamento nazionale dei lavoratori del settore siderurgico: è strumento di organizzazione e condivisione di lotte che riguardano tutti, da Terni a Piombino. Quali caratteristiche deve avere per non essere solo difensivo, ma per prendere in mano una situazione ogni giorno più critica per la gran parte degli stabilimenti italiani?

Nella siderurgia fino ad oggi predominava la linea “morte tua vita mia”, di fatto è sempre stata una guerra tra poveri; noi dobbiamo riusciare a costruire una rete che coordini queste lotte e riesca a invertire il senso di questo ragionamento spesso appoggiato da certi sindacalisti, insieme allo scambio con le assunzioni a danno di altri stabilimenti. Questo succede quando i problemi dei padroni diventano i problemi dei lavoratori, ed è la logica della concertazione che porta in questa direzione secondo me; dobbiamo far capire a chi è rimasto dentro che hanno lo stesso problema, e sono usati come massa di manovra. Le lotte fra operai sono lotte perdenti e basta! (Giancarlo C.).

La vostra attività è arrivata a coinvolgere i cittadini, dall’associazionismo alle forze sindacali, fino alle forze politiche di opposizione; quali sono secondo te i prossimi passi da fare?

Tradurre in pratica, cominciando a mettere in pratica la nostra idea con un continuo coinvolgimento e partecipazione alle nostre iniziative, favorendo in tutte le forme possibili la partecipazione di cittadini e lavoratori con iniziative di lotta! E’ importante la discussione e l’approfondimento, superando anche il timore di molti che vedono il nostro impegno come “guastafeste”: i menagrami e gufi, quelli che mettono a rischio i fantomatici investimenti che poi non si vedono, quelli che sono sempre contrari e hanno la critica pronta su tutto. (Alessandro B.).

A Firenze il coordinamento fra GKN e CSO ha dato vita a Class Unions, un appuntamento periodico di formazione per i lavoratori. Voi praticate iniziative simili?

Noi ancora non facciamo la formazione dei lavoratori perchè siamo ancora molto pochi e talmente presi dal problema del posto di lavoro, che è in una fase stringente e acuta, che non ne abbiamo tempo; credo che non abbiamo il tempo per organizzare efficacemente iniziative. Non è una cosa che si fa così, bisogna mettersi lì e ragionarne per bene per poi far partecipare le persone. Di sicuro sarebbe importante riunirsi per formarsi. Dovremmo creare dei gruppi che vengono a iniziative come quelle di Firenze per poi riportare da noi quanto è stato trattato, per costruirne di simili (Roberto S.).

Massa. A settembre è iniziato un corso sul Manifesto Programma del (n)PCI tenuto dal nostro Centro di Formazione, si svolge in contemporanea con un corso a Napoli e uno a Firenze. I corsi sono in stretto legame con le Feste della Riscossa Popolare di luglio (quella nazionale, a Napoli) e di agosto (a Massa), infatti le “classi” sono composte principalmente da compagni e compagne che proprio durante le Feste hanno avviato una relazione più stretta con il Partito, hanno preso parte agli attivi di preparazione, ai seminari e ai dibattiti (in certi casi anche all’impostazione, alla definizione dei temi e agli inviti ad altri organismi), trovando la spinta pratica a lanciarsi nello studio della concezione comunista del mondo. Il corso di Massa ha tuttavia una particolarità: è rivolto a compagni esterni al Partito e ha l’obiettivo di portare i contenuti del corso negli ambiti che essi frequentano abitualmente, in particolare nelle aziende in cui lavorano, fra i loro compagni e colleghi. Da questo punto di vista è un corso sperimentale che arricchisce l’opera e il ruolo del Centro di Formazione e apre nuove possibilità di sviluppo alla diffusione della conoscenza, assimilazione e uso della concezione comunista del mondo. Il corso va “a gonfie vele”: è una esperienza pratica che ci rafforza nel rivolgere ad operai, lavoratori, giovani e donne delle masse popolari l’appello a iscriversi ai prossimi corsi che terremo (contattate il Centro Nazionale, le Segreterie Federali o la Sezioni – gli indirizzi sono a pagina 8) indipendentemente dal fatto di essere o meno membri del Partito. La scienza del movimento comunista che la Carovana del (nuovo)PCI ha raccolto e sistematizzato non è proprietà privata, è un patrimonio di cui avvalersi per dare un contributo superiore alla costruzione di un mondo nuovo, migliore, di una società superiore, il socialismo.

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