La mobilitazione indetta dal M5S contro la corsa al riarmo e le politiche di guerra è stata una forte risposta al partito dei guerrafondai. Una piazza che nella partecipazione e nei contenuti è andata ben oltre le intenzioni e le aspettative degli stessi promotori.
Ben al di sopra dei 15mila della piazza guerrafondaia del 15 marzo voluta da PD, Repubblica e guerrafondai vari, una mobilitazione, quella, ancor meno nutrita se si considera chi in quella piazza ci è andato in buona fede e chi intruppato tramite il sistema di potere e clientele del polo PD (vedi articolo).
I numeri sono ballerini. In alcuni articoli si parla di 140/150mila, dal palco si è parlato di oltre 100mila (ma questo è il numero più verosimile). Poco male dato che, in ogni caso, le previsioni più rosee puntavano alla metà.
In definitiva si è trattato di una vera mobilitazione di massa contro la guerra, come non si vedeva da tempo.

La particolarità di questa piazza, però, non sta solo nei numeri. Sta innanzitutto nella dimostrazione che quando un centro abbastanza autorevole per le masse popolari, in questo caso il M5S, riesce a tradurre in termini di mobilitazione le aspirazioni, i sentimenti e le rivendicazioni diffuse delle masse popolari, allora la partecipazione delle masse popolari supera di gran lunga le previsioni, le aspettative e anche le intenzioni degli stessi promotori.
La piazza del 5 aprile non è stata, infatti, principalmente la piazza che doveva portare acqua al mulino delle vere o presunte “manovre del M5S e di Conte” ma una mobilitazione che a Conte e al M5S pone adesso una contraddizione in più: proseguire nell’abbraccio mortale al Pd oppure dare seguito e prospettiva alla piazza del 5 aprile e alle parole d’ordine giuste che l’hanno animata?
Ma quali erano queste parole d’ordine? Innanzitutto quelle di lotta agli interessi degli imperialisti Usa e Ue, alle manovre di guerra e alla devastazione sociale promossa dalle Larghe Intese.
Questo dato è confermato dalla composizione del corteo. Mentre il PD, SI e altre forze parlamentari hanno partecipato con sparute delegazioni di parlamentari, oltre alle decine di migliaia di attivisti ed elettori del M5S arrivati da ogni angolo del paese, erano presenti ampi spezzoni di Rifondazione Comunista, del circuito di Multipopolare/OttolinaTV, il Fronte del dissenso, i sindacati di base Cub e Usi, ma anche di Sanitari per Gaza, Cittadini contro la guerra – Art.11, Coordinamento Nazionale No Nato, Comitato contro la guerra di Milano, Tavolo della pace, e altre decine di realtà popolari.
E mentre Conte e i suoi rilasciavano interviste e facevano intervenuti sul “campo largo”, da questi spezzoni e da alcuni spezzoni del M5S si cantava “Bella Ciao”, si alzavano cori come “fascisti carogne, tornate nelle fogne”, “Tutti a casa”, “Torino, Milano, Meloni ti fermiamo”, “Schlein e Meloni fuori dai coglioni” e altri slogan simili.

Oltre ai cori emblematici anche gli striscioni e i cartelloni. A quelli di testa della manifestazione con scritto “No al riarmo” e “Basta soldi per le armi, fermiamoli” tra i meetup locali le parole d’ordine più in voga erano “Fuori la guerra dalla storia”, “Giù le armi, su i salari”, “Basta impunità per Israele”, “No armi all’Ucraina” ma anche tematiche specifiche come quella dello spezzone M5S sull’emergenza bradisismo nei campi flegrei, sul tema delle basi militari in Sardegna e sulla tutela del paesaggio e dell’ambiente.
Qua e là erano presenti bandiere della Palestina, della Cgil e della pace. Presenti anche un paio di bandiere della Ue che nello scorrere del corteo hanno ricevuto più di qualche contestazione e rimbrotto sia da alcuni spezzoni del M5S che dagli altri.
Lo spezzone di Multipopolare/OttolinaTV è stato quello che più coscientemente ha alzato il tono della manifestazione in termini di combattività e di contenuti. Lo striscione era eloquente “Tutti a casa”, così come i comizi e gli slogan lanciati contro Meloni e il centrodestra ma anche contro il Schlein e il PD. Questi contenuti sono stati anche da catalizzatore per diversi soggetti non organizzati che hanno partecipato alla mobilitazione che dietro a OttolinaTV si sono aggregati.

Nei fatti la manifestazione del M5S nella partecipazione della sua base e nelle forze politiche e sociali che ha smosso è stata una mobilitazione più da fronte contro le larghe intese che non l’intruppamento delle masse popolari nelle manovre di Conte per scalare posizioni nel polo PD.
Questo perché solo un fronte contro le larghe intese, in questa fase, rappresenta gli interessi, le aspirazioni e le esigenze reali delle masse popolari. E con questo, vuoi o non vuoi, anche i vertici del M5S dovranno fare i conti. Ma questo se per Conte è una gatta da pelare, per le forze che già si schierano e lottano contro le politiche guerrafondaie promosse dai partiti delle larghe intese è un’opportunità.
Anche queste forze devono fare i conti con questa opportunità, il che vuol dire innanzitutto liberarsi da concezioni settarie, concorrenziali e di nicchia (che QUI abbiamo trattato alla vigilia della manifestazione del 5 aprile) ma guardare alle praterie di conquista che questa fase di grandi sconvolgimenti apre.
L’opportunità per essere colta ha bisogno della convergenza di TUTTE queste forze nel farsi promotrici dell’unico sbocco politico con cui fermare effettivamente la guerra e invertire la rotta delle politiche repressive, securitarie e antisociali promosse dai partiti delle larghe intese: cacciare il governo Meloni e imporre un governo di emergenza delle masse popolari organizzate.
Bando all’attendismo e al disfattismo allora! Che le prossime iniziative e mobilitazioni vadano sempre più in questa direzione. Che ogni iniziativa di lotta e corteo sia una spallata al governo Meloni. Che ogni assemblea, conferenza e confronto sia un’opportunità per rafforzare e costruire il fronte contro le larghe intese. Che ogni fabbrica, scuola, ospedale, luogo di lavoro e quartiere diventi un focolaio di lotta e di organizzazione. Questi gli aspetti decisivi e urgenti per le masse popolari italiane, che dovranno vivere a partire dalle prossime mobilitazioni del 12 aprile e del 25 aprile. Avanti uniti!