Antifascismo e lotta di classe ai tempi della fase terminale e catastrofica della crisi

Siamo di fronte a una situazione nuova, nessuno di noi l’ha mai vissuta prima, né la trova descritta in un libro. Bisogna osare avanzare.
Il nuovo suscita dubbi: è inevitabile, perché presenta sempre aspetti incerti.
Il nuovo suscita perfino paura: anche questo è inevitabile, perché il nuovo comporta sempre aspetti ignoti. Ma chi non si rimbocca le maniche e non osa avanzare subisce quello che fanno gli altri e, se è un intellettuale, propaganda disfattismo.
Bisogna misurare con cura e responsabilità ogni passo, ma avanzare. Nel dubbio, meglio osare avanzare: come minimo impareremo.
Possiamo indirizzare il corso degli eventi a nostro favore. Se noi avremo successo in Italia, nel resto dell’Europa le cose precipiteranno in senso favorevole a noi: in ogni paese le masse popolari hanno problemi analoghi ai nostri

da La Voce del (n)Pci n. 78

Sono passati quasi vent’anni da quando, nel 2008, è iniziata la fase terminale e catastrofica della crisi generale del capitalismo.
Se vent’anni sembrano molti – e in effetti lo sono rispetto alla vita di un singolo individuo – in realtà sono pochi rispetto ai tempi richiesti dai grandi cambiamenti storici.
Possiamo decidere se soffermarci sul fatto che in vent’anni le cose sono solo peggiorate oppure su quanto e come gli ultimi vent’anni abbiano creato le condizioni del cambiamento epocale che abbiamo di fronte.

Oggettivamente

In poco meno di vent’anni la borghesia imperialista ha dimostrato inequivocabilmente di non avere soluzione alla crisi e, anzi, di essere essa stessa in balia degli eventi.
Il principale gruppo imperialista mondiale, gli Usa, sta trascinando il mondo nel vortice della Terza guerra mondiale per cercare di rallentare il proprio declino. La Ue è allo sbando, stritolata fra l’oggettiva dipendenza dagli Usa e il miraggio di una sua propria “sovranità” alimentato dai gruppi imperialisti franco-tedeschi.
La crisi finanziaria, economica e industriale infuria in tutti i paesi imperialisti e l’unica valvola di sfogo – parziale, temporanea e dalle conseguenze prevedibili – è la corsa al riarmo.
In poco meno di vent’anni sono successe cose che hanno contribuito a svelare alle ampie masse la vera natura del regime politico della borghesia imperialista: dietro la maschera della democrazia borghese si cela il regime di controrivoluzione preventiva. Dalla mattanza economica e sociale contro le masse popolari della Grecia nel 2015 (altro che rispetto della volontà popolare!) al golpe costituzionale in Romania in corso in queste settimane, passando per il golpe di Macron in Francia: la borghesia sta demolendo anche la forma, oltre che la sostanza, della sua democrazia.
Questo ha comportato che in ogni paese crescesse esponenzialmente il distacco fra le masse popolari e il teatrino della politica borghese: ne sono manifestazione tanto il progressivo aumento dell’astensione alle elezioni, quanto gli exploit di partiti e personaggi che si dichiarano “antisistema”. A questo proposito, il fallimento dei “partiti antisistema” che poggiavano sul “buon senso comune” (vedi M5s in Italia, Syriza in Grecia, Podemos in Spagna e altri) favorisce oggi l’exploit di partiti antisistema di estrema destra e nazionalisti.
In Italia, nel corso degli ultimi vent’anni, tutte le rappresentanze politiche e sindacali attive nel teatrino della politica borghese – in particolare a sinistra – sono state risucchiate nel vortice delle Larghe Intese e non esiste più, né fuori né dentro le istituzioni, un centro abbastanza strutturato e abbastanza autorevole che faccia da baluardo degli interessi dei lavoratori e delle masse popolari. Ma, indipendentemente dalla rappresentanza, gli speculatori, gli amministratori delegati delle grandi aziende pubbliche e private, chi fa affari con la guerra, i servi della Nato, dei sionisti e della Ue, i padroni e i capitalisti in generale dominano sul paese come una forza occupante che opera indisturbata in ragione di una sua propria legalità che impone a tutti, prospera sottomettendo le masse popolari e pretende di non rispondere delle conseguenze delle proprie azioni.

La catastrofe iniziata nel 2008 non è nata nel 2008, è stata la diretta conseguenza di quello che c’è stato prima. Questo è bene tenerlo sempre a mente, perché tutti quelli che propongono il “ritorno a quello che c’era e ai tempi che furono” perdono tempo e lo fanno perdere: indietro non si può tornare ed è sbagliato sperare di tornarci.
La crisi generale che nel 2008 è entrata nella fase terminale e catastrofica è iniziata a metà degli anni Settanta e NON deriva da un accidente di percorso in un sistema, più o meno sano, che potrebbe essere aggiustato.
Non è una crisi per sovraccumulazione di merci, non è generata dalla cessione della sovranità economica e monetaria, dallo squilibrio fra domanda e offerta, dalla compressione dei mercati… queste sono solo manifestazioni della crisi.
Deriva dal fatto che il capitalismo è un modo di produzione storicamente superato e la sua sopravvivenza sconvolge l’intera società.
Per risolvere la catastrofe, dunque, non bastano le riforme (nemmeno quelle radicali): è necessario cambiare il modo di produzione, è necessario instaurare il socialismo.
Il superamento del capitalismo e l’instaurazione del socialismo sono diventate questioni di vita o di morte, di compatibilità fra modo di produzione dominante nella società ed esistenza della vita umana. Questa urgenza, mai vissuta prima, è un aspetto particolare della situazione nuova che stiamo vivendo.

Soggettivamente

L’inizio della fase terminale e catastrofica della crisi generale del capitalismo è avvenuto in un momento di estrema debolezza del movimento comunista cosciente e organizzato. Questo è l’unico motivo per cui i quasi vent’anni trascorsi possono apparire come una lunga agonia, anziché come una premessa di riscossa. Ma le condizioni della riscossa ci sono, la riscossa è l’unica strada positiva e realistica.
Per combinare
l’urgenza della mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari (e della rinascita del movimento comunista) con
– quella di costruire un governo che, pur rimanendo la società entro i rapporti di produzione capitalisti, faccia fronte efficacemente agli effetti più gravi della crisi con misure di emergenza,
la Carovana del (n)Pci ha elaborato nel 2009 la linea del Governo di Blocco Popolare.
Dal 2009 a oggi abbiamo fatto alcuni passi avanti nella creazione delle condizioni necessarie alla costruzione del Governo di Blocco Popolare, ma la situazione ci spinge a mettere a fuoco le nostre difficoltà, i nostri limiti, le nostre resistenze e i nostri errori, in modo da essere più efficaci. Perché se è vero che avanziamo lentamente, è anche vero che le condizioni per compiere un salto nella mobilitazione rivoluzionaria delle masse popolari ci sono già e, anzi, si accumulano.

Osare avanzare

Dobbiamo avanzare e questo, in definitiva, significa liberarsi dalle residue influenze della sinistra borghese, dalle suggestioni politiche e dalle zavorre ideologiche di una concezione inadeguata a suscitare e alimentare la riscossa a fronte delle condizioni e delle premesse che già esistono.
Dobbiamo liberarcene noi e dobbiamo aiutare il resto del movimento comunista e del movimento popolare a liberarsene.
Si tratta di superare le illusioni elettoraliste, perché gli avvenimenti degli ultimi vent’anni hanno dato ampia dimostrazione che la via elettorale non è una strada realistica: non ci si può affidare agli strumenti della classe dominante per rovesciare il sistema della classe dominante.
Si tratta di prendere atto che le lotte rivendicative e le proteste, da sole, non bastano. Per loro natura, le lotte rivendicative e le proteste si basano sulle richieste alla classe dominante, ma affinché siano efficaci è necessario un presupposto: che la classe dominante sia disposta a fare delle concessioni. Ma la classe dominante oggi non è disposta a cedere niente e anche quando è costretta a farlo, si prepara fin da subito per riprendersi domani, e con gli interessi, quanto è stata costretta a dare.
Si tratta di combinare l’irruzione nel teatrino della politica borghese (usare le elezioni e i referendum per metterlo a soqquadro), con le proteste, le rivendicazioni e ogni tipo di iniziativa e di mobilitazione in grado di rendere ingovernabile il paese alla classe dominante.
Per avanzare bisogna superare l’estremismo parolaio (che nasconde la passività e l’opportunismo nella pratica), lo spirito di concorrenza tra gruppi politici e sindacali (che dimostra solo l’inadeguatezza di chi lo promuove) e la sottomissione al senso comune e alla legalità borghese (“si è sempre fatto così”, “certi metodi di lotta non sono permessi”, “le masse sono passive”, ecc.).
Per avanzare bisogna mettere le mani in pasta, intervenire in ogni mobilitazione delle masse popolari, anche in quelle in cui c’è il pericolo dell’infiltrazione di organizzazioni fasciste e reazionarie e in quelle in cui sono già attive organizzazioni fasciste e reazionarie. Il principio è che per promuovere la riscossa bisogna contendere alla classe dominante e alle organizzazioni fasciste e reazionarie, che la classe dominante usa come manovalanza, la direzione delle masse popolari. La discriminante antirazzista e quella antifascista non possono essere decise esclusivamente “a tavolino”, si costruiscono nella pratica della lotta di classe. Del resto, ad esempio, l’antifascismo classista e padronale del Pd non è affatto meno reazionario del razzismo conclamato di Forza Nuova.
Abbiamo direttamente sperimentato, più volte, che la presenza dei comunisti e l’azione da comunisti è la via migliore per far “scappare a gambe levate” i fascisti e gli altri promotori della mobilitazione reazionaria dalle mobilitazioni spontanee delle masse popolari.

Per avanzare bisogna porsi coscientemente l’obiettivo di dare uno sbocco politico unitario a TUTTE le mobilitazioni di cui le masse popolari sono già protagoniste, agli scioperi, alle proteste, alle lotte rivendicative. Bisogna imparare a far diventare quelle mobilitazioni la forza che impone il Governo di Blocco Popolare in modo che il Governo di Blocco Popolare trasformi in leggi e decreti le loro rivendicazioni.

Cacciare il governo Meloni e sostituirlo con il Governo di Blocco Popolare, rovesciare il sistema politico della classe dominante e avanzare nella rivoluzione socialista: questo è l’antifascismo di classe ai tempi della fase terminale e catastrofica della crisi generale del capitalismo. È anche il modo più avanzato e coerente per celebrare l’80° anniversario della vittoria della Resistenza.

image_pdfimage_print
0 0 voti
Article Rating
Subscribe
Notificami
guest
0 Commenti
Feedback in linea
Visualizza tutti i commenti

Commenti recenti

Iscriviti alla newsletter

Abilita JavaScript nel browser per completare questo modulo.

I più letti

Articoli simili
Correlati

[Toscana] Rinnovo delle RSU nelle ASL: avanti per la difesa e il rilancio della Sanità!

La Federazione Toscana del P. Carc si complimenta con...

Mirare in alto, puntare al governo del paese. Ribellarsi è giusto. Ribellarsi ora!

Scarica il Pdf Aprile è stato ricco di mobilitazioni scioperi,...

[Sesto Fiorentino] Partecipiamo al corteo del 1 maggio!

Il 1 maggio 2025 alle ore 9:30 in Piazza...

25 aprile. Ma quale sobrietà? Resistenza e liberazione!

Altro che sobrietà e abbassare di tono le celebrazioni...
0
Cosa ne pensi? Lascia un commentox