Aggiornamenti sulla disfatta della Nato in Ucraina

Sulla guerra in Ucraina si consuma la resa dei conti tra i gruppi imperialisti Usa e Ue

Il mese scorso, parlando dell’avvio delle trattative per una pace in Ucraina, avevamo detto che, al di là della propaganda, queste erano frutto del fatto che gli imperialisti Usa avevano perso la guerra per procura che stavano conducendo contro la Federazione Russa. E che adesso si stavano muovendosi in tutta fretta per cercare di scaricare il peso della sconfitta sui loro servi europei e sulla stessa Ucraina, trasformando quello che ne resta in una vera e propria colonia.
Il mese di marzo è stato ricco di avvenimenti che sono tutti andati in questa direzione.

Dopo la sceneggiata nello studio ovale del 28 febbraio e la sospensione degli aiuti militari da parte degli Usa, pochi giorni dopo, Zelensky si era piegato a Trump dicendosi pronto a firmare l’accordo sulle terre rare che di fatto cedeva le principali risorse economiche del paese agli imperialisti Usa.
Il 28 marzo gli Usa hanno rincarato la dose, presentando a Zelensky una nuova bozza dell’accordo, ancora più dura, definita da esponenti del governo e del parlamento ucraino “una rapina” e “inaccettabile”. Nei giorni successivi Trump è tornato a minacciare Zelensky di gravissime conseguenze se avesse rifiutato l’accordo.
Il vicepresidente del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Dmitri Medvedev, ha commentato sottolineando come la manovra rappresenti una “trappola” per Zelensky: se il regime di Kiev approva la bozza, Zelensky sarà fatto fuori dalla sua popolazione “come Mussolini”; se rifiuta, sarà fatto fuori dagli imperialisti Usa.

Sull’altro versante le trattative tra Washington e Mosca sono proseguite. È emersa la proposta di una tregua limitata alla parte orientale del Mar Nero e di un allentamento delle sanzioni alla Federazione Russa, ma ancora non c’è niente di effettivo. Un accordo sembra in realtà molto lontano, cosa che sta innervosendo parecchio il governo Usa, anche perché se la guerra si prolungasse più del previsto, si troverebbe costretto a rifinanziare gli aiuti militari all’Ucraina (l’ultimo pacchetto di aiuti era stato deciso tra dicembre e gennaio scorsi dall’uscente amministrazione Biden).

L’unico accordo ratificato finora è stato lo stop al bombardamento degli impianti energetici, annunciato il 18 marzo e che Kiev ha subito violato con attacchi missilistici effettuati il 27 e il 28 marzo (secondo il governo russo con il sostegno di militari francesi e britannici).
Evidentemente Zelensky è restio ad accettare la sconfitta sul campo, soprattutto perché trova sostegno nei gruppi imperialisti franco-tedeschi che dominano le istituzioni Ue, cui si aggiungono in questa fase quelli della Gran Bretagna.
Esclusi dalle trattative, disorientati e confusi dalla nuova postura degli Usa guidati da Trump che li tratta apertamente come nemici, “parassiti” per usare le sue parole, questi cercano in ogni modo di ritagliarsi uno spazio per non restare esclusi dall’abbuffata della spartizione dell’Ucraina. Il solo modo che hanno per farlo è di opporsi alla linea Usa e fomentare nuove tensioni con la Federazione Russa, insistere sulla linea della guerra.

I governi della Ue non sono però uniti su questa linea. Molti sono divisi tra la fedeltà al padrone europeo o a quello atlantico. E infatti, il 21 marzo, il piano dell’Alta rappresentante del Consiglio Europeo Kallas per aiuti fino a 40 miliardi di euro è stato bocciato.
Il governo francese e quello britannico hanno quindi cominciato a muoversi in autonomia.

Macron ha deciso di destinare due nuovi miliardi in aiuti militari a Kiev, accompagnando la manovra con dichiarazioni in cui afferma che Putin sta solo fingendo di negoziare e che non è il momento di togliere le sanzioni alla Federazione Russa. E soprattutto, Francia e Gran Bretagna hanno annunciato che guideranno quelle che chiamano “forze di rassicurazione”, cioè truppe da mandare direttamente sul campo dopo un eventuale cessate il fuoco …per assicurarsi un ruolo nella spartizione del paese, aggiungiamo noi.
Quello su cui nella Ue invece sembrano essere tutti d’accordo è di sfruttare la situazione per costruire un’emergenza inventata, quella di un imminente attacco della Federazione Russa all’Europa (proprio nel momento in cui sono invece gli imperialisti Usa a dichiarare una guerra commerciale alla Ue).
L’emergenza serve per giustificare un enorme incremento della spesa militare a spese dei lavoratori, funzionale ad arricchire l’industria delle armi e speculatori e fare fronte alla crisi economica attraverso il riarmo, riconvertendo, ad esempio, parte dell’industria automobilistica, in grave difficoltà, a scopi militari. La proposta da 800 miliardi di euro è stata presentata da Ursula von der Leyen il 4 marzo, approvata all’unanimità il 6 marzo dal Consiglio Europeo e votata dal Parlamento europeo solo in forma simbolica (il voto non era vincolante), tutto in brevissimo tempo.
Che questa manovra non sia altro che una speculazione si evince anche dal fatto che il riarmo prospettato è del tutto inutile dal punto di vista militare. Anche se ce ne fosse bisogno, non potrebbe certo spaventare la Federazione Russa, che è la prima potenza nucleare del pianeta, né serve a rendere la Ue più indipendente dagli Usa dal punto di vista militare, visto che i paesi europei saranno obbligati a comprare dagli Stati Uniti gli armamenti più importanti e sofisticati.
È però molto utile dal punto di vista dei profitti: anche nel bel mezzo di una crisi epocale che sembra mettere in discussione l’esistenza stessa della Ue, i gruppi imperialisti europei non si sono fatti scappare l’occasione per questo ghiotto affare

Nel frattempo l’esercito russo ha sfondato il fronte nella regione di Kursk, territorio russo invaso dai soldati di Kiev lo scorso agosto. Le forze ucraine sono state circondate: circa diecimila soldati, con decine e decine di veicoli e anche una trentina di ufficiali della Nato, secondo le dichiarazioni del governo russo. Le testimonianze raccolte in forma anonima dalla Bbc da soldati ucraini descrivono il crollo del fronte e la ritirata sotto il fuoco nemico come una catastrofe. Mentre si consuma la guerra per bande tra i gruppi imperialisti, la grave disfatta ucraina mette ancora di più la Russia nella posizione di dettare le condizioni della pace.

Guerra per procura
Il New York Times ha pubblicato il 30 marzo un’inchiesta che rivela nel dettaglio come il conflitto in Ucraina fosse, fin dall’inizio (intendiamo qui dall’avvio dell’Operazione Speciale lanciata dalla Federazione Russa, l’inchiesta parte da quel momento), una guerra per procura nel senso più pieno del termine e ne svela i retroscena.
In estrema sintesi, emerge come fossero ufficiali statunitensi a dirigere, dalla Germania, le operazioni di guerra, indicando obiettivi, stabilendo le priorità, fornendo dati di intelligence e così via. Era l’amministrazione Biden a definire le “linee rosse” e quando superarle, ad autorizzare le operazioni clandestine e sotto copertura. Secondo le fonti intervistate, gli obiettivi Usa erano chiari fin dal principio: usare gli ucraini per “infliggere un duro colpo alla Russia”. Il meccanismo si sarebbe poi via via inceppato, a mano a mano che diveniva chiaro che la Federazione Russa stava vincendo la guerra. Un punto di rottura sarebbe stata l’invasione di Kursk nell’agosto 2024, decisa da Zelensky in contrasto con Washington. Sempre secondo l’inchiesta, l’amministrazione Biden, oramai agli sgoccioli, avrebbe scelto di non trarre da questo strappo conseguenze, ma è evidente anche da queste rivelazioni come le manovre di Trump per una pace in Ucraina siano frutto di una sconfitta sul campo.

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