[Milano] Adesione mobilitazione contro il ddl 1660 a Milano

Il partito dei CARC aderisce, promuove e invita a partecipare alla mobilitazione del 22 febbraio indetta dalla Rete NO DDL Sicurezza-A pieno regime che si terrà alle ore 15.00 da Piazza XXIV Maggio a Milano.

Il governo Meloni è complice della Comunità Internazionale dei gruppi imperialisti USA, sionisti, UE e opera in continuità con i governi delle Larghe Intese che l’hanno preceduto. Ha trascinato il nostro paese nella Terza guerra mondiale alla mercé della NATO, è complice del genocidio in Palestina, sostiene lo smantellamento dell’apparato produttivo e la speculazione delle grandi opere inutili e dannose, non muove un dito rispetto alla sicurezza sui posti di lavoro, alimenta il razzismo di Stato e aumenta la repressione. Il disegno di legge 1660 (ora rinominato n. 1236) va in questa direzione: un salto nella repressione di chi si mobilita, protesta e manifesta.

Inoltre con l’istituzione delle “zone rosse”, il governo Meloni, con il sostegno delle amministrazioni comunali delle Larghe Intese tra cui Milano in prima linea, ha compiuto un altro passo nella sperimentazione della gestione securitaria della società e nella militarizzazione dei territori. Un tentativo per far entrare dalla finestra quello che fanno fatica a far entrare dalla porta del ddl 1660 o con il decreto Caivano. Misure già sperimentate durante il periodo della pandemia nel 2020-2021 per cui di fronte a una gestione criminale sanitaria, si avvalsero di disposizioni repressive come l’istituzione di zone rosse con tanto di denunce, daspo e multe. La verità è che la borghesia è sempre più incapace di dare alla società un indirizzo unitario, di contenere la ribellione e l’insubordinazione generale, di mantenere un minimo di controllo sulle masse popolari.

Infatti il governo Meloni e le amministrazioni delle Larghe Intese trovano la resistenza della parte più attiva, cosciente e organizzata delle masse popolari. La mobilitazione contro il ddl 1660 non è solo la manifestazione di chi protesta contro la politica del governo dei nostalgici del ventennio e dei nipoti dei fucilatori di partigiani; è un fronte della più ampia lotta contro il governo Meloni e il programma di guerra, lacrime e sangue di cui è promotore. Programma che le amministrazioni locali come quella di Sala a Milano portano avanti con impegno e obbedienza. Ma quanto più il governo Meloni procede nell’attuazione di tale programma, tanto più suscita la resistenza delle masse popolari. A Milano (e non solo) lo abbiamo visto anche con il caso di Ramy e le proteste che ne sono seguite.

Ci sono dunque tutte le condizioni per vincere la battaglia contro il ddl 1660, per far diventare la sua approvazione un problema politico e di ordine pubblico fino a farlo ritirare oppure per renderlo inapplicabile anche dopo che è stato approvato. La strada è stata aperta da chi è sceso in piazza il 5 ottobre scorso, a Roma, in solidarietà con il popolo palestinese sfidando i divieti del governo e facendone carta straccia, difendendo il diritto di manifestare praticandolo. Ma non è l’unico esempio: a Napoli, dove i lavoratori della TEMI-GLS si stanno mobilitando con blocchi stradali per difendere con ogni mezzo il proprio posto di lavoro. A Brescia è in corso un braccio di ferro per “riprendersi” le piazze che l’amministrazione comunale, con la scusa delle zone rosse istituite durante la pandemia, sta mantenendo restringendo gli spazi di agibilità politica per le organizzazioni popolari, antifasciste e che si muovono contro le Larghe Intese. A Milano, ai tempi delle zone rosse durante la pandemia, come noi in molti si mobilitarono per disobbedire ai divieti, per continuare a organizzarsi e dare sostegno alle masse popolari e ai lavoratori abbandonati a loro stessi a causa della gestione criminale messa in campo dai governi nazionali e locali. Tanti furono intercettati da multe e daspo per aver eluso i divieti e le zone rosse, ma la risposta fu quella di organizzarsi anche per far fronte a questi attacchi tramite ricorsi collettivi, casse per la raccolta di sottoscrizioni e momenti di formazione contro la repressione. Questo tipo di risposta ci ha permesso di vincere i processi a nostro carico e oggi abbiamo in ballo solo alcuni ricorsi per delle multe: tra maggio e ottobre avremo le udienze presso il giudice di pace che deciderà se annullarle o meno.

Bisogna proseguire su quelle strade: i diritti si conquistano con la lotta e si difendono praticandoli!

Si tratta di far valere nella pratica il principio che gli interessi delle masse popolari sono sempre legittimi, anche quando la classe dominante mette fuori legge le strade per affermarli e perseguirli. Si tratta di imparare a contrastare sistematicamente la divisione fra “buoni e cattivi” a cui la classe dominante fa ricorso per criminalizzare chi pratica azioni di lotta. Si tratta di alimentare più coscientemente la costruzione di un ampio fronte che raccoglie tutte le forze, gli organismi e i singoli che hanno interesse e vogliono contrastare tutti i tentativi di restringimento degli spazi di iniziativa politica, che coincidono con i tentativi di smantellare un passo alla volta i diritti democratici conquistati nel nostro paese grazie alla vittoria della Resistenza sul nazifascismo.

Tutto questo è utile a vincere la battaglia contro il ddl 1660, ma non è sufficiente a fermare la spirale di guerra, economia di guerra, devastazione del paese, degrado materiale e morale che dilagano a opera della classe dominante e dei suoi governi. Bisogna dare alle mobilitazioni, alle proteste e alle rivendicazioni uno sbocco politico unitario: con la lotta e le mobilitazioni rendere ingestibile il paese al governo Meloni fino a cacciarlo; con la lotta e le mobilitazioni impedire che al suo posto si installi un altro governo delle Larghe Intese che è diverso dal precedente solo nelle apparenze (ad esempio un governo del Pd e dei suoi cespugli) e imporre un governo di emergenza popolare formato da persone che godono della fiducia dei lavoratori e delle masse popolari, che agisce su mandato delle organizzazioni operaie e popolari, che attuando la Costituzione del 1948, dà forza di legge alle loro principali rivendicazioni.

Fare fronte alla repressione è una scuola di lotta di classe.

La classe dominante conta molto sul potere deterrente della repressione. Ma la repressione non è affatto utile a fiaccare la mobilitazione e la lotta, affrontata con spirito battagliero è anzi una scuola di lotta di classe per chi ne è colpito e, più in generale, alimenta la mobilitazione delle masse popolari. Cosa vuol dire spirito battagliero?

1. Imparare a resistere alla repressione. Non desistere dalla mobilitazione, ma dare continuità all’attività politica e sindacale, tenere in mano l’iniziativa politica, non basta affidarsi “alla giustizia”.

2. Lottare contro la repressione. Denunciare su larga scala le operazioni repressive; gli abusi degli apparati repressivi contro le masse popolari e le loro organizzazioni.

3. Chiedere e dare solidarietà. Chiamare le masse popolari a esprimere solidarietà verso gli organismi e gli individui colpiti dalla repressione. La solidarietà è un’arma perché è un deterrente contro l’aumento dell’azione repressiva, ma anche contro la sfiducia e la rassegnazione al fatto che “il nemico è troppo forte”. La solidarietà educa alla coscienza di classe e alla lotta di classe.

Come organizzarsi?

• Discutete con i vostri compagni, colleghi di lavoro e/o di scuola del contenuto del ddl 1660;

• Discutete e diffondete questo comunicato nella vostra scuola, posto di lavoro, quartiere, casa del popolo, ecc.

• Organizzate nella vostra scuola, posto di lavoro, quartiere, casa del popolo, ecc. un comitato contro il ddl 1660.

• Partecipate alle iniziative che si terranno nella vostra città e organizzane.

• Promuovete mobilitazioni dentro e fuori i consigli comunali per fare pressione contro le zone rosse e il ddl 1660.

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