Il governo Meloni e le sue politiche criminali devono diventare un problema di ordine pubblico

Quando vige un ordine sociale ingiusto, il disordine è il primo passo per instaurare un ordine sociale giusto.

L’emergenza democratica in cui è immerso il paese si può affrontare solo dando sviluppo all’esigenza rivoluzionaria che la parte avanzata delle masse popolari avverte già.
La parte avanzata delle masse popolari sente la necessità di una rottura politica e aspira a un cambiamento radicale, ma non ha ancora trovato la strada da percorrere per darvi seguito pratico.
Aiutare le organizzazioni operaie e popolari a trovare quella strada e a percorrerla rientra fra i compiti dei comunisti.
Poiché tutte le difficoltà nascono da questioni di concezione del mondo (da cui deriva quello che si fa e il come lo si fa), affrontiamo il limite che più di tutti impedisce alla mobilitazione delle masse popolari di svilupparsi in maniera coerente alle esigenze della lotta di classe e conforme alle loro aspirazioni e obiettivi: il legalitarismo.
È utile schematizzare il ragionamento.

1. Per fare fronte agli effetti del marasma provocato dalla crisi generale e alle conseguenze delle decisioni che la classe dominante fa gravare sulle spalle delle masse popolari è necessario rendere ingovernabile il paese a qualunque governo delle Larghe Intese. Renderlo ingovernabile dal basso, in modo che l’attività delle masse popolari organizzate si combini con e amplifichi gli effetti dell’ingovernabilità dall’alto che già esiste e che è frutto della guerra per bande fra le diverse fazioni della classe dominante.
Per essere concreti: è necessario che le masse popolari organizzate promuovano attività e iniziative di lotta sinergiche e concatenate tali da paralizzare il paese e rendere inefficace le contromisure che il governo Meloni metterà in campo per ristabilire l’ordine. Il governo Meloni sarà costretto alle dimissioni.
Quanto più saranno estese ed efficaci le iniziative di lotta, tanto più sarà possibile impedire che il governo Meloni venga sostituito da un altro governo delle Larghe Intese che persegue lo stesso programma e sarà possibile imporre un governo composto da persone di cui le organizzazioni operaie e popolari hanno fiducia e che operano su loro mandato.
Quando parliamo di una serie concatenata di attività e di iniziative di lotta in reciproca sinergia, capaci di rendere ingovernabile il paese, intendiamo anche attività e iniziative che o sono già considerate illegali o lo saranno a breve. L’approvazione del ddl 1660, infatti, ha lo scopo di intimorire e reprimere anche chi si limita a contestare l’operato delle Larghe Intese, anche pacificamente, anche solo “a parole”.

2. Porsi di fronte alle esigenze della lotta di classe con l’ottica di distinguere tra ciò che è legale da ciò che è illegale (o, per dirla in altri termini, di dividere i buoni dai cattivi) è il principale modo per sottomettere le esigenze della lotta di classe agli interessi della classe dominante. Di conseguenza, è il principale modo per liquidare la lotta di classe e lasciare i lavoratori e le masse popolari alla sua mercé.
La legalità borghese è espressamente concepita per disarmare la classe operaia e le masse popolari. La classe dominante pretende di imporre la sua legalità, ma non si fa scrupoli a violare leggi, norme e precetti morali per perseguire i suoi obiettivi, senza subirne particolari conseguenze.
Per completare il quadro è utile citare la martellante opera di intossicazione dell’opinione pubblica e di diversione dalla realtà con cui la classe dominante tenta continuamente di raccogliere le masse popolari attorno alla difesa dei suoi interessi con le operazioni di “unità nazionale” contro “il nemico comune”, un nemico che a volte è inventato di sana pianta e altre volte non è affatto comune.
Appena insediato, il governo Meloni ha scatenato una campagna mediatica contro “i rave” presentandoli come un pericolo per tutta la popolazione e il suo primo atto è stato proprio il “decreto rave”. Si è trattato solo di un espediente, seguito da molti altri, per nascondere il coinvolgimento dell’Italia nella guerra contro la Federazione Russa e per dividere e contrapporre settori di masse popolari. In altre parole, tentativi di alimentare la guerra fra poveri per disinnescare l’unità “dei poveri contro il governo Meloni”.

3. La debolezza del movimento comunista del nostro paese ha, ovviamente, avuto un ruolo rispetto alla diffusione delle concezioni legalitarie fra gli organismi operai e popolari.
Per decenni la sinistra borghese è stata il loro principale punto di riferimento e le sue concezioni hanno influenzato il senso comune corrente di quanti si oppongono al capitalismo e ambiscono a un cambiamento. La sinistra borghese, infatti, non concepisce alcun cambiamento al di fuori della società capitalista, concepisce come unica alternativa il miglioramento del capitalismo, concepisce l’opposizione alla classe dominante, ma non la necessità di rovesciarla per portare la classe operaia e le masse popolari alla direzione dello Stato, del paese e della società. Questo la pone al carro degli eventi. Non potendo essere politicamente all’attacco, la sinistra borghese è costantemente in difesa.
Nella lotta politica il suo ruolo può essere importante, a partire dal fatto che la sua stessa esistenza si basa sul riconoscimento che le dà la classe dominante, ma è accessorio, perché la sua azione si limita a quelli che sono gli spazi di agibilità che questa le concede.
Per paura di perdere agibilità, la sinistra borghese cerca sistematicamente di conciliare gli interessi della classe dominante con quelli dei lavoratori e delle masse popolari, invoca “leggi più giuste” in luogo dello smantellamento dei diritti che invece procede spedito e “il rispetto della legalità” a fronte alle continue violazioni delle leggi e delle regole della democrazia borghese tipiche delle autorità borghesi.
In questo modo la sinistra borghese alimenta confusione e paura fra i lavoratori e le masse popolari e offre ulteriori appigli alla classe dominante per criminalizzare, isolare e reprimere le avanguardie di lotta. Alcuni esempi.
La sinistra borghese è solidale con il popolo palestinese, ma condanna le azioni della resistenza palestinese. Mentre è in corso un genocidio, pretende che il popolo palestinese sia liberato dall’occupazione sionista “per buona condotta” e così facendo offre il fianco a chi vuole criminalizzare il movimento di solidarietà alla resistenza palestinese.
La sinistra borghese è solidale con gli operai licenziati, ma condanna le loro iniziative di lotta quando vanno oltre il corteo funebre che accompagna le spoglie dei posti di lavoro. In questo modo presta il fianco a chi criminalizza i picchetti, i blocchi stradali e le altre iniziative di lotta degli operai.
La sinistra borghese è per il diritto di manifestare, ma pacificamente. Se un manifestante spacca una vetrina è un teppista, se a spaccare le vetrine sono gruppi organizzati allora sono infiltrati fascisti e provocatori. In questo modo alimenta la criminalizzazione di tutti quelli che escono dal recinto delle proteste inascoltate e censurate.
La sinistra borghese chiede il permesso di manifestare al questore e se il questore dice no, allora trasforma il corteo in un flash mob, meglio se lontano dai punti caldi della città. Così, ad esempio, ha preso piede la consuetudine di organizzare iniziative “che non disturbano” e, più in generale, una certa tendenza all’autocensura che, però, alimenta la spinta repressiva delle istituzioni.
Se organizzi un flash mob anziché un corteo per non creare disagi, va a finire che il questore inizia a vietare i flash mob. Il principio è generalizzabile: dagli scioperi nei trasporti (vengono precettati anche quelli che rispettano le fasce di garanzia) alle occupazioni delle scuole (la polizia le sgombera anche dove sono stati presi accordi con la presidenza). Fino al punto in cui il reato diventa, semplicemente, pensare di protestare.

4. La sinistra borghese accusa le autorità e le istituzioni della classe dominante di trasformare ogni rivendicazione e ogni questione politica in un problema di ordine pubblico, da affrontare con più polizia e repressione.
Il ragionamento va capovolto: bisogna portare sul terreno dell’ordine pubblico ogni rivendicazione e ogni questione politica.
La difesa dei posti di lavoro in Stellantis deve diventare una questione di ordine pubblico, la manutenzione dei territori e i risarcimenti alle famiglie flagellate dalla crisi ambientale devono diventare una questione di ordine pubblico, i morti sul lavoro devono diventare una questione di ordine pubblico, i divieti di manifestare, i fogli di via per gli attivisti, l’acquisto di F35 da parte del governo, il coinvolgimento dell’Italia nella Terza guerra mondiale, l’informazione manipolata dai guerrafondai e dai complici con il genocidio in Palestina, la stessa esistenza del governo Meloni devono diventare problemi di ordine pubblico. Abbastanza estesi da rendere ingovernabile il paese alle Larghe Intese e da imporre un governo di emergenza popolare. Perché quando vige un ordine sociale ingiusto, il disordine è il primo passo per instaurare un ordine sociale giusto.

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