La verità ti fa male lo sai

L’ultima tornata di nomine della RAI targata Meloni, riportata nell’editoriale di Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano di oggi, è l’ennesima dimostrazione dell’instabilità e delle contraddizioni insolubili che attraversano le Larghe Intese e i vertici della Repubblica Pontificia.

Questo nuovo “giro di valzer” fa venire ancora di più a galla i contrasti che dilaniano i partiti delle Larghe Intese e la stessa maggioranza di governo (si vedano il caso della cacciata di Facci e quello dello spostamento dell’ex Amministratore Delegato Fuortes al San Carlo), ma soprattutto rende chiaro il contrasto insanabile tra la borghesia imperialista e le masse popolari.

La mobilitazione crescente delle masse popolari contro gli effetti più catastrofici della crisi rende infatti necessario per la classe dominante ricorrere sempre più all’intossicazione delle menti e dei cuori, alla diffusione di idee sbagliate e notizie false, all’occultamento della verità. TV e giornali sono pieni di dibattiti sugli argomenti più disparati: dal cambiamento climatico alle malefatte dei ministri, dei politicanti e dei loro parenti; dalla guerra in Ucraina ai balletti del teatrino della politica borghese. Tuttavia, si guardano bene non solo dall’individuare la causa di tutti questi disastri, ma soprattutto dall’informare sulle mille iniziative di base che le masse popolari stanno mettendo in campo per farvi fronte: dagli operai della GKN che si mettono alla testa della lotta contro lo smantellamento dell’apparato produttivo, alle Brigate di Solidarietà che stanno ricostruendo dal basso l’Emilia-Romagna dopo le alluvioni di questi mesi; dai disoccupati di Napoli ad esperienze come quella della lista Massa Insorge.

Per quanto la borghesia con la sua propaganda di regime possa diffondere sfiducia e confusione, i fatti “hanno la testa dura”: il mondo dei padroni è in fiamme e il suo disfacimento si ripercuote sulle masse popolari, che sempre più si mobilitano e si organizzano contro di esso. L’unica soluzione sta nell’estendere quest’organizzazione, coordinare le mille esperienze in corso e dare loro uno sbocco politico: costruire amministrazioni locali e un governo d’emergenza che traducano in legge le soluzioni che caso per caso le masse popolari organizzate individuano e mettono in atto direttamente.   

Di Rai in peggio 

»Marco Travaglio 

L’unica mossa intelligente della nuova Rai è stata accantonare l’idea, partorita 

da non si sa quale mente malata, di affidare a Peter Gomez il martedì di Rai3 liberato da Bianca Berlinguer. Far condurre un programma giornalistico a un altro giornalista avrebbe creato un pericoloso precedente per la prossima stagione: quello di dare notizie vere, che per questo governo (e non solo questo) sono peggio dell’aglio per i vampiri. Pensate allo scandalo Santanchè: anziché chiamare i soliti camerieri a farsi una domanda e darsi una risposta, un Gomez avrebbe raccontato i fatti e sfidato gli ospiti a confrontarvisi. Pussa via: molto meglio chiudere anche l’ultimo talk giornalistico Rai (Vespa, com’è noto, è un “artista”) e rivolgersi a una strana figura dalla professione incerta ma dall’affidabilità certissima: Nunzia De Girolamo, ex ministra forzista e alfaniana divenuta una Barbara D’Urso che non ce l’ha fatta, però gradita a destra, ai renziani (tramite l’agente Presta) e pure al Pd (tramite il marito Boccia: ricordate le balle dei giornaloni sull’“asse Meloni-Conte in Rai”? Ecco). Perfetta per non dare fastidio (né notizie) a nessuno.

Ed eccoci alle mosse stupide. La prima è il fantasmagorico “Report di destra” di cui parliamo a pag. 14. La seconda è stata cancellare il programma di Filippo Facci all’ora della pennica su richiesta di quei geni di Pd & Rep per una battutaccia su Libero. A noi Facci è simpatico quanto un ascesso al dente del giudizio, ma non vediamo che diritto abbiano i capi Rai di sindacare gli articoli di giornale. E non vedevamo l’ora che partisse I Facci vostri, ovviamente per non guardarlo mai. La par condicio della censura ha prodotto quella a Saviano, che il suo programma l’ha già addirittura registrato, quindi la Rai lo paga e non lo manda in onda. Il tutto perché Saviano, come tutti sanno da anni, ha insultato Meloni (“bastarda”) e Salvini (“ministro della malavita”). E ne risponde in tribunale, com’è giusto che sia. Ma la Rai non è il Ministero della Verità: non può sentenziare con rito abbreviato al posto dei giudici. E, anche se Saviano fosse condannato, il suo programma dovrebbe giudicarlo il pubblico, non i magistrati o i telemanutengoli del governo. A proposito: tutto ciò non accadrebbe se l’ad Rai Carlo Fuortes avesse portato a termine il suo mandato, che scadeva fra un anno, anziché incassare la buonuscita offerta dal governo Melo- ni sotto forma di decreto ammazza-Lissner per liberargli il posto al teatro San Carlo di Napoli. Che lui finse di rifiutare e ora si affretta ad accettare. Se Fuortes fosse un uomo di destra, tutte le palle di “TeleMeloni” finirebbero in buca: invece purtroppo viene dal circoletto del Pd e fu messo lì dal mitico Draghi. Se abbiamo i Peggiori, è tutto merito dei Migliori. 

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