A settembre le iniziative di lotta contro il carovita si sono moltiplicate; da Nord a Sud il paese è stato attraversato da proteste, presidi e manifestazioni.
Il 2 settembre i Disoccupati organizzati di Napoli sono i primi a bruciare le bollette nel corso di un presidio sotto il Comune. Un’iniziativa simbolica che lancia l’appello a costruire un movimento nazionale contro il carovita. L’iniziativa costituisce un esempio importante per il nascente movimento di lotta: nel corso del mese questa forma di protesta viene replicata in molte altre città e l’appello a coordinarsi viene raccolto da numerose realtà in tutta Italia (si inquadrerà infine nella costruzione del coordinamento nazionale Noi non paghiamo).
Il 9 settembre Miracolo a Milano, una componente del movimento No Green Pass milanese, promuove un presidio sotto l’ENI. Lo stesso giorno a Brescia il comitato cittadino contro il caro bollette organizza un flash-mob sotto A2A, distributore di energia partecipato dai Comuni di Milano e Brescia.
Il 10 settembre il coordinamento Uniti Contro il Green Pass di Reggio Emilia promuove un presidio e un’assemblea pubblica sotto IREN, uno dei principali fornitori di energia della città. Sempre il 10 si svolge a Genova un corteo organizzato da Io non pago.
Il 14 settembre si tiene a Modena una prima assemblea cittadina contro la guerra e il carovita.
Il 18 settembre a Bologna, nel corso di un corteo contro la guerra promosso da Unione Popolare, vengono bruciate le bollette. Il giorno successivo sempre Unione Popolare promuove un presidio a Legnano (MI) dove si ripete la medesima azione.
Il 20 settembre la Federazione Toscana del P.CARC promuove a Firenze un presidio contro il carovita con altre realtà locali e anche qui si bruciano le bollette in piazza.
Il 21 settembre a Napoli i disoccupati inscenano nuovamente il falò delle bollette, questa volta fuori dalla sede di ENI.
Il 22 settembre si tiene a Milano un presidio sotto il Comune promosso dall’Assemblea cittadina contro il carovita che nel frattempo si è costituita e che raccoglie diversi organismi popolari: si arrostiscono le bollette con una vera e propria grigliata davanti a Palazzo Marino. In contemporanea si bruciano le bollette anche a Roma, in un presidio promosso dal coordinamento cittadino di lotta per la casa fuori dalla metropolitana di Rebibbia.
Lo stesso giorno Unione Popolare prende l’iniziativa anche sul piano legale e sporge denuncia contro le speculazioni su gas ed energia presso le Procure di Bologna, Milano, Napoli, Reggio Calabria, Roma e Torino.
Il 23 settembre altre iniziative si svolgono all’interno o in concomitanza con le mobilitazioni per lo sciopero globale per il clima: sempre a Milano, Unione Popolare promuove al termine del corteo un presidio sotto la sede di A2A; a Torino viene presa di mira la sede di IREN, dove vengono appesi enormi striscioni contro le speculazioni sulla crisi energetica; a Roma si bruciano le bollette fuori dalle sedi di ENI e di ACEA, fornitore di energia partecipato dal Comune.
Nella stessa data Unione Popolare brucia le bollette a Pisa, mentre a Napoli la Consulta Popolare per la Salute e la Sanità assieme ai lavoratori dell’ospedale Cardarelli e altre forze popolari, promuovono un presidio sotto l’ospedale per chiedere al direttore di non pagare l’aumento della bolletta dell’energia, che è raddoppiata dall’anno precedente raggiungendo gli 11 milioni di euro.
Anche sul fronte sindacale le cose iniziano a muoversi.
Il 15 settembre la FIOM Toscana indice uno sciopero contro il carovita alle Fonderie Palmieri (Calenzano, FI), il 21 settembre un presidio davanti alla fabbrica OCEM di Firenze, il 23 settembre alle fabbriche Nicolai Trafile, Ricciarelli, La Fortezza e Comesca, sempre nella zona tra Firenze e Pistoia.
Il 18 settembre invece è il Si Cobas che tiene a Bologna un’assemblea nazionale in cui si discute anche del carovita che sarà uno dei temi centrali dello sciopero generale che si va organizzando per le prossime settimane.
In parallelo a questa ondata di iniziative di protesta, iniziano a delinearsi nuove pratiche e a strutturarsi nuovi organismi e coordinamenti.
Le Sezioni del P.CARC cominciano a organizzare prime esperienze di sportelli e banchetti contro il carovita nei quartieri popolari a Milano e a Pisa.
A Bologna gli attivisti del PLAT – Piattaforma di Intervento Sociale mettono in campo l’iniziativa dell’Avvocamper: con un camper girano i quartieri popolari della città, supportati da avvocati e consulenti che si mettono al servizio della mobilitazione, per organizzare presidi e incontri con gli abitanti sul tema del carovita, per fare inchiesta sulla situazione nel territorio, per dare consulenza legale e raccogliere adesioni per una campagna di autoriduzioni.
A Torino e a Brescia nascono nuovi comitati di lotta che raccolgono gli inquilini che usufruiscono del teleriscaldamento che stanno ricevendo bollette tanto salate quanto ingiustificate. Il comitato di Torino in particolare, che ha cominciato a mobilitarsi fin da febbraio, promuove una campagna di autosospensione del pagamento delle bollette, che raccoglie già migliaia di adesioni, e ha organizzato il 30 settembre un presidio davanti a IREN.
Questo resoconto è sicuramente parziale, ma rende bene l’idea dell’importante mobilitazione che si sta sviluppando. Per valorizzarla e dare seguito a quanto finora si è fatto e costruito, nel prossimo periodo occorre:
1. riprendere ed estendere le iniziative di lotta, non dare respiro alle istituzioni e governi della classe dominante;
2. collegare tra loro le varie iniziative e fare fronte unito al di là delle differenti appartenenze politiche e/o sindacali. Le masse popolari possono farla finita con chi le affama e specula, ma devono marciare unite contro il nemico comune: la comunità internazionale degli imperialisti e le autorità e i governi a lei asserviti. È necessario costruire un fronte unito contro il carovita che raccolga tutte le forze popolari, dagli operai agli studenti, dalle partite IVA ai piccoli imprenditori, dalle forze sindacali ai partiti antisistema, fino ai comitati di quartiere e tematici;
3. sviluppare una rete di banchetti e sportelli contro il carovita in ogni quartiere e territorio in cui abbiamo la forza per farlo. Sportelli che propagandano le iniziative di lotta, che promuovono il ritiro della domiciliazione bancaria per il pagamento delle bollette e le campagne di autoriduzione. È questo l’aspetto decisivo per rendere capillare la campagna contro il carovita, per estenderla al grosso delle masse popolari, per passare con le autoriduzioni a imporre direttamente e dal basso le misure che le istituzioni borghesi non vogliono né possono prendere.
No alla concorrenza fra gli organismi popolari!
Sono due le reti nazionali di lotta contro il carovita che hanno cominciato a strutturarsi nel mese di settembre. La prima è più vicina come provenienza al movimento No Green Pass, la seconda all’area della sinistra tradizionale.
La nascita in così breve tempo di questi coordinamenti è estremamente positiva, ma cela una contraddizione che può essere gravida di conseguenze negative.
All’interno di Noi Non Paghiamo tanti diffidano di Io Non Pago, al cui interno ci sarebbero fascisti e “piccolo borghesi”. Dentro Io Non Pago, ugualmente, tanti non vedono di buon occhio Noi Non Paghiamo, considerato ideologicamente troppo schierato e quindi divisivo ed escludente, composto da forze a cui non si perdona la posizione presa contro il movimento No Green Pass.
Ma queste divisioni – lo abbiamo già visto – fanno solo il gioco della borghesia. Sono solo di danno alla lotta comune contro il carovita. Io Non Pago nelle sue chat raccoglie migliaia di membri delle masse popolari che vogliono mobilitarsi contro il carovita e non ha senso bollare tutti come fascisti, non ha senso considerare nemici i lavoratori autonomi o i piccoli imprenditori: questi sono oggi alleati del proletariato nella lotta contro la borghesia imperialista.
È importante quindi che Noi Non Paghiamo, che è il movimento ideologicamente e organizzativamente più strutturato, non faccia la guerra a Io Non Pago – in questo caso sì che potrebbe spingerlo nelle braccia dei fascisti – ma sviluppi, al contrario, la più ampia unità d’azione e un dibattito franco e aperto, per orientarlo attraverso il confronto e il bilancio dell’esperienza, per costruire assieme il fronte comune necessario alle masse per far valere tutta la loro forza.
Campagne nazionali di autoriduzione delle bollette
Due sono ad oggi le iniziative nazionali già strutturate.
La prima è quella promossa dal coordinamento nazionale Noi Non Paghiamo, che punta a raccogliere un milione di adesioni per cominciare dal 30 novembre uno sciopero del pagamento delle bollette se non verranno prese misure risolutive. Si può aderire sul sito: www.nonpaghiamo.it
La seconda è quella promossa dal Codacons “Pagheremo appena potremo”: prevede di pagare solo il 20% dell’importo delle bollette, specificando con un’apposita diffida che l’utente è costretto a farlo per le difficoltà economiche causate dagli aumenti esorbitanti. Il Codacons mette a disposizione il modulo da compilare e inviare alle aziende fornitrici e si impegna a intraprendere tutte le azioni a tutela degli utenti che aderiscono (pur invitando a rateizzare comunque i pagamenti dopo i due canonici solleciti a seguito dei quali verrebbero staccate le utenze). Il sito dove aderire e scaricare il modulo è: www.codacons.it/sciopero-bollette
Nonostante il loro carattere parziale, l’adesione in massa a queste campagne è già di per sé un segnale importante: per questo invitiamo tutti a parteciparvi e a promuoverle nella forma più ampia possibile.