Il governo Draghi è il governo dei poteri forti, degli imperialisti Usa, Nato, Ue, del Vaticano, di Confindustria, delle banche, dei circuiti della finanza, guidato direttamente da un esponente di quegli stessi poteri.
Per cacciarlo serve costruire una forza maggiore e contraria, che possa contrastare e vincere la spinta dei poteri forti che lo hanno installato con il preciso obiettivo di scaricare gli effetti della crisi sulle masse popolari.
Questa forza sono le masse popolari organizzate. La classe dominante, senza la collaborazione o almeno la passiva rassegnazione delle masse, non può governare il paese.
Per far valere la loro forza, però, le masse devono essere organizzate e la loro mobilitazione deve avere una direzione unitaria e obiettivi definiti.
Entrambe queste condizioni non sono oggi sviluppate a un livello sufficiente. Infatti il governo Draghi è ancora in piedi, nonostante le mille contraddizioni che lo minano.
In questa situazione, il ruolo degli organismi e dei partiti che si schierano contro il governo Draghi e contro le Larghe Intese non può essere di sola opposizione e denuncia, non si può limitare all’elaborazione a tavolino di programmi di buoni propositi o a promuovere periodicamente manifestazioni di piazza. È una strada che condanna queste organizzazioni alla marginalità, perché alle masse non serve a nulla un’azione che si limiti alla denuncia.
Serve invece un’azione che incida davvero sulla realtà, che apra una strada di riscossa, che porti a vincere la lotta contro il governo Draghi affrontando i problemi che affliggono le masse.
Per farlo è necessario anzitutto superare la logica della concorrenza tra le diverse organizzazioni, la contesa per i voti o le tessere, le dispute sui programmi. è necessario unirsi in un fronte unico, dove ogni organizzazione mantiene la sua peculiarità, ma si coordina con le altre per concentrare tutte le forze attorno all’obiettivo comune.
È necessario alimentare la costruzione di una rete di organizzazioni operaie e popolari in ogni azienda, scuola, quartiere e territorio, orientarla verso l’obiettivo di cacciare Draghi e sostituirlo con un governo di emergenza popolare che abbia la forza e la decisione necessarie a rompere con il sistema dei poteri forti e prendere le misure urgenti che servono a fare fronte agli effetti della crisi.
Per essere chiari: non si tratta di girare il paese per portare il verbo: “organizzatevi per cacciare il governo Draghi”. Si tratta di mettersi concretamente al servizio delle organizzazioni operaie e popolari che già esistono e di chi aspira ad organizzarsi, sostenerle con tutti i mezzi nelle iniziative che prendono, fare di ogni mobilitazione particolare un tassello della lotta generale per cambiare il paese. Significa andare nelle aziende, nelle scuole, nei quartieri a parlare con lavoratori, studenti, pensionati, disoccupati, casalinghe: le misure che servono non si decidono a tavolino, devono essere la traduzione delle loro migliori idee e aspirazioni. Vuol dire, in sintesi, dedicarsi a quel lavoro quotidiano che descriviamo ad esempio nell’articolo: “Corrispondenze operaie dalla Lombardia”.
Le manifestazioni del 18 giugno
Il 18 giugno si è tenuta in 22 città la mobilitazione nazionale contro il governo Draghi, la guerra e l’invio di armi, il carovita e per un’Italia del lavoro, organizzate da Partito Comunista, Ancora Italia, Alternativa, Riconquistare l’Italia, Comitato No Draghi. Come P.CARC abbiamo partecipato alle manifestazioni di Milano, Firenze, Roma e Napoli.
Queste manifestazioni sono un esempio positivo, da replicare e moltiplicare, nella strada verso la costruzione di un fronte unito tra tutte le organizzazioni che si oppongono al governo. E sono una base da cui rilanciare: per estendere il coordinamento alle altre realtà politiche, sindacali e territoriali schierate contro Draghi e soprattutto per allargare l’attività del fronte a quel lavoro ordinario di intervento nelle aziende, nei quartieri, nelle scuole, decisivo per alimentare l’organizzazione delle masse e la mobilitazione per cacciare il governo.
Ma queste manifestazioni hanno presentato il limite di non essere strettamente legate alle mobilitazioni di cui le masse popolari sono già protagoniste e di non indicare chiaramente la prospettiva che sostiene il “NO a Draghi”.
Cacciare Draghi è una parola d’ordine che deve essere sostenuta da una proposta per essere efficace. è solo parzialmente efficace se si lasciano margini di interpretazione su quello che è necessario fare dopo: elezioni anticipate? Un altro governo delle Larghe Intese guidato da un criminale più presentabile?
E i promotori delle manifestazioni che ruolo hanno? Si limitano a presentare una lista elettorale? Si preparano a fare altre manifestazioni contro il governo delle Larghe Intese guidato da un criminale più presentabile?
Sostituire il governo Draghi con un governo di emergenza delle masse popolari organizzate, è la sintesi che permette a tutti i partiti, le organizzazioni e i movimenti contro le Larghe Intese di fare un passo avanti nel legame con i lavoratori e le masse popolari. Anzi, li costringe a farlo!
L’esempio della GKN
Come si può leggere anche nell’articolo a pag, 10, attorno alla lotta della GKN si è effettivamente creato un fronte di forze che si sono messe al servizio della mobilitazione degli operai, per sostenerne le iniziative e darsi i mezzi per realizzarle: partiti, sindacati, eletti nelle istituzioni, tecnici ed esperti.
Questo sostegno ha contribuito in maniera decisiva allo sviluppo di questa lotta, a far convergere nelle manifestazioni promosse dai lavoratori le realtà popolari di tutta Italia, a organizzare l’Insorgiamo Tour che ha attraversato il paese da Nord a Sud, a realizzare e portare in parlamento la proposta di legge contro le delocalizzazioni ideata dagli operai e il piano per la creazione di un polo pubblico per la mobilità elettrica e a tanti altri piccoli e grandi aspetti di questa lotta.
È questo l’esempio di ciò che intendiamo quando diciamo che è necessario costruire un fronte delle forze contro le Larghe Intese che sia al servizio delle masse popolari organizzate.
Certo, nel caso della GKN è stato il Collettivo di Fabbrica ad assumere il ruolo di promotore di questo fronte, non è cosa che accade facilmente. Ma il discorso vale anche al contrario: il fronte comune contro le Larghe Intese deve sostenere gli organismi operai e popolari che esistono in ogni territorio affinché assumano un ruolo similare a quello assunto dal Collettivo di Fabbrica della GKN.
Insomma, il discorso è: non limitarsi a “cercare consensi”, ma mettersi al servizio dell’organizzazione della classe operaia e delle masse popolari!