M5S: Agonia di un partito che s’offre

La scissione a destra del M5S parla di due aspetti distinti, ma legati.

Anzitutto, parla della guerra delle Larghe Intese contro il M5S iniziata dal giorno dopo le elezioni del 2018. La scissione è stata solo l’ultima manovra per disgregare la forza politica che aveva raccolto il malcontento e la protesta delle masse popolari trasformandoli in fiducia nell’impresa di cambiare il paese, compito che le masse popolari avevano assegnato al M5S.

Dopo averlo modificato geneticamente (abbraccio mortale con il PD), le Larghe Intese hanno disgregato e disperso quel che ne restava.

L’operazione è riuscita solo perché il M5S lo ha permesso e, anzi, ne ha creato i presupposti e le condizioni, accettando di sottomettersi alle leggi, alle norme e ai riti del sistema politico delle Larghe Intese anziché mobilitare le masse popolari per attuare il programma del governo Conte 1.

Questa esperienza sia di insegnamento a quanti si sfregano le mani per il fallimento del M5S, contando di raccogliere in qualche modo il suo elettorato tradito e deluso.

Anche se il M5S si è lasciato imbrigliare e sottomettere dalle Larghe Intese fino a venirne inglobato, anche se ha votato sempre e comunque la fiducia al governo Draghi, anche se ha rinnegato tutta la sua storia, esso rimane un’anomalia nel sistema politico dei vertici della Repubblica Pontificia, un’anomalia che continuava ad avere il gruppo più folto in parlamento.

Con la scissione di Di Maio, il M5S non è più il gruppo parlamentare di maggioranza. E questo permette ai padrini e ai maggiordomi di Draghi (Mattarella e Renzi) di dormire sonni relativamente tranquilli, almeno per qualche settimana.

La disgregazione del M5S ci parla quindi anche delle preoccupazioni delle Larghe Intese per il presente e il futuro del loro sistema politico, che è tanto precario da considerare come una potenziale minaccia persino un partito che le masse popolari additano come esempio di trasformismo e tradimento.

***

Per un bilancio articolato della parabola del M5S rimandiamo al documento di aggiornamento della Dichiarazione Generale del V Congresso del P.CARC. Comprendiamo perfettamente la delusione di chi “si è sentito tradito” e, allo stesso modo, contrastiamo decisamente il disfattismo di chi si bea del fallimento, affermando “l’avevo detto, io”.

La lotta di classe non contempla la delega ad altri rispetto a quelli che sono i compiti dei comunisti: se qualcuno ha scambiato il M5S per una forza rivoluzionaria deve analizzare la propria capacità di rimanere aderente alla realtà.

La lotta di classe non contempla neppure gli opinionismi di sorta che lasciano il tempo che trovano.

La questione che dobbiamo porci è: che cosa abbiamo imparato di utile dalla parabola del M5S ai fini della lotta per imporre un governo di emergenza delle masse popolari organizzate?

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