Letture collettive di Resistenza

Su Resistenza scriviamo spesso che dobbiamo portare la nostra propaganda rivoluzionaria ovunque tra le masse popolari. Il giornale è uno degli strumenti attraverso cui lo facciamo.
Promuovere letture collettive del giornale è uno strumento per farne vivere il contenuto. Due esempi.

Milano. Una compagna della Sezione di Gratosoglio ha trovato spunto dall’Editoriale del numero 3/2021 per discutere con alcune amiche della loro situazione e ragionare assieme sul corso delle cose, anche se nessuna delle due si interessa di politica.
È un esempio piccolo ma interessante perché l’approccio della compagna è coerente con lo spirito che i comunisti devono avere in questa fase: parlare e confrontarsi non solo con chi già si definisce comunista o con chi “ci dà ragione”, ma conquistare alla lotta di classe e all’opera di costruzione del socialismo le masse popolari, usando ogni appiglio, partendo dal dato oggettivo che gli effetti della crisi non sono un problema individuale, ma collettivo.

Cari compagni,
vi scrivo per riportarvi alcune riflessioni tratte dalla lettura dell’Editoriale del numero 3/2021 di Resistenza fatta con due mie amiche e che ritengo interessanti per la Redazione.
Ho scelto di organizzare questa lettura collettiva perché, come forma e contenuto, l’Editoriale mi sembrava adatto a sviluppare la discussione sulla situazione attuale con queste mie amiche, che non sono comuniste e non hanno mai partecipato a mobilitazioni. Sono però entrambe precarie e in quel periodo erano disoccupate: l’articolo spiegava bene e con linguaggio semplice come la responsabilità di questa condizione non sia loro individuale, come al contrario pensavano, ma della classe dominante e del sistema capitalista. Allo stesso modo, anche la soluzione al problema non può che essere collettiva: occorre organizzarsi insieme per cambiare le cose, legarsi al movimento comunista.
Per me è stata un’esperienza importante per imparare a portare la linea del Partito, che, nonostante abbia compreso, mi è difficile spiegare efficacemente senza uno strumento come Resistenza, senza una traccia da seguire come quella ricavata da questo articolo. Certo non è stata una discussione risolutiva, ma Resistenza mi ha dato modo di compiere un passo, che altrimenti non avrei saputo fare.
MK

Firenze. Lo scorso 25 marzo, la Sezione di Peretola ha organizzato una lettura collettiva del giornale. Hanno partecipato, oltre al segretario e ai membri della Sezione, altri due compagni. Uno di loro aveva preso il giornale nel corso di una manifestazione di piazza pochi giorni prima ed è arrivato all’iniziativa che lo aveva già letto.
Era, anche per questo, “carico” di domande e considerazioni.
Ha criticato in particolare il fatto che quel numero contenesse troppi articoli di analisi (“tanto queste cose le sappiamo tutti e siamo d’accordo”) e pochi che indicassero, invece, i passi concreti da fare. Ha portato queste riflessioni non per “darci contro” ma perché è alla ricerca di soluzioni concrete ai problemi concreti che anche lui vive. La critica ha permesso al segretario della Sezione, che conduceva la lettura, di entrare nel merito delle questioni sollevate e intavolare una discussione utile a tutti i presenti e anche a noi compagni della Redazione.
Il segretario ha qundi trattato della scissione tra teoria e pratica, alimentata dalla doppia morale della borghesia e del clero (dire una cosa per farne un’altra) e del fatto che l’organizzazione e la linea sono conseguenti a una giusta analisi della realtà.
Questo però non vuol dire che i comunisti devono solo discutere, al contrario, essi devono far vivere, praticare, la linea che elaborano! Il compagno si è detto d’accordo sul mettere al centro la pratica, ma pensava che dal momento in cui la maggior parte delle persone non si riconosce nella falce e martello, è meglio farlo senza dichiarare apertamente di essere comunisti. Questa sua considerazione ha consentito di sviluppare ulteriormente il confronto: che molti oggi non si riconoscano nel comunismo è un dato di fatto, ma è anche vero che la prima ondata della rivoluzione socialista ci ha lasciato eredità importanti che sono ancora vive e che possiamo utilizzare come appigli. Sta ai comunisti capire come spingere le masse popolari a organizzarsi, valutando caso per caso la situazione e utilizzando la linea di massa.
Le tante domande e questioni poste dal “nuovo” compagno, hanno sicuramente arricchito la discussione e stimolato il resto dei presenti a parteciparvi attivamente.
L’interrogativo sul perché i padroni non si accontentano mai di quanto già hanno, ma devono sempre aumentare il loro capitale, ha stimolato persino un compagno cinese che mastica poco l’italiano a cimentarsi nel rispondere!

Le letture di Resistenza sono strumenti che permettono di sviluppare ragionamenti collettivi, di far vivere la linea del Partito nella pratica dei territori e in quella di chi partecipa più o meno consapevolmente alla lotta di classe. Per questo, iniziative del genere, anche se piccole, sono fondamentali per costruire la rete del nuovo potere delle masse popolari organizzate.

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