[Napoli] Non è vero che i soldi non ci sono, a Napoli si sperimenta l’alternativa

La borghesia è al capolinea, per cui fa di tutto per guadagnarsi ogni secondo in più di sopravvivenza. Una classe morente, anche nella sua versione di sinistra, non può far altro che mandare messaggi di morte e di distruzione, cercando al contempo di tramandare l’idea dell’eternità del sistema capitalista. Tutto questo è falso. Chi legge regolarmente il sito www.carc.it e in particolare le note della nostra Agenzia Stampa saprà chiaramente che uno dei temi più trattati riguarda il contrasto all’idea che non è vero che i soldi non ci sono, questa semmai è scusa o giustificazione per l’attuale classe dirigente per lasciare le cose come stanno, accentrare quei pochi capitali e risorse ancora disponibili, gettare sfiducia e senso di impotenza tra le masse popolari.

I soldi ci sono eccome, è centrale piuttosto stabilire come questi debbano essere spesi e soprattutto chi debba decidere come spenderli. In giro per il paese sempre più sono i comitati operai, popolari, in difesa di un diritto, in lotta per un territorio o in difesa della Costituzione che si pongoni nell’ordine di idee di informarsi, organizzarsi, coordinarsi e decidere di vari aspetti della gestione della vita pubblica. Comitati che cominciano a praticare il Controllo Popolare in vari ambiti, dalla Sanità alla Scuola, dall’azienda al quartiere, dalla tutela dell’ambiente alla gestione di spazi sociali e anche su come vengono gestiti i fondi e i capitali, anche avvalendosi di tecnici e amministratori progressisti. Contemporaneamente tante sono le amministrazioni locali che si pongono in rottura con il governo centrale e che cercano in forme diverse di applicare i princìpi di partecipazione, servizi pubblici e tutela di diritti fondamentali come lavoro, casa, scuola e sanità.

A questi comitati sempre più si pone la necessità di non limitarsi a chiedere alle autorità della pubblica amministrazione questo o quel diritto, questo o quel servizio ma di cominciare a imporre tutto questo e a cominciare a gestire parti crescenti della società che la classe dominante non ha interesse, capacità o volontà di gestire. Alle organizzazioni operaie e popolari sempre più si pone la necessità di allargare il campo visivo per porsi nell’ottica di dirigere la società, nell’ottica di costruire delle Nuove Autorità Pubbliche. Dall’altro lato gli amministratori e i sindaci di rottura, progressisti o comunque ispirati da idee di legittimità e protagonismo popolare, devono mettere a disposizione propri mezzi, conoscenze e i propri ruolo per dare norma e forza e di legge a quanto le masse popolari organizzate sapranno imporre e indicare. Questo il processo di costruzione delle Amministrazioni Comunali di Emergenza.

Napoli in questo processo rappresenta una delle punte avanzate a livello nazionale. È questa una città in cui il Controllo Popolare viene applicato persino in un ospedale parzialmente occupato dalle masse popolari a difesa del diritto universale alla salute sancito dalla Costituzione italiana; è territorio in cui si cerca, tra alti e bassi, di produrre delibere comunali ufficiali redatte integralmente dalle masse popolari delle assemblee di quartiere o da pezzi del movimento di lotta cittadino; è territorio in cui l’amministrazione riconosce le occupazioni a scopo sociale e abitativo con delibere e regolamenti ragionati insieme agli occupanti; è infine la città in cui si sperimenta un fatto curioso: la piattaforma “Non è vero che non ci sono i soldi”.

La piattaforma si propone di indirizzare una serie di fondi pubblici della città metropolitana che non sono stati spesi, in controtendenza con i vincoli dati dalle politiche di austerità, del patto di stabilità e delle riforme lacrime e sangue. Sono oltre cinquecento milioni di euro da indirizzare al miglioramento dei servizi e in sostegno alle lotte che le masse muovono in città. Un esempio importante, quindi, da cui partire ma anche una sperimentazione su come battagliare con vigore perché a decidere l’impiego di questi fondi siano realmente le masse popolari organizzate in comitati, collettivi, reti sociali e coordinamenti. Sono loro che devono indicare all’amministrazione come, quando e dove investirli, contrastando anche tendenze alla delega rispetto a chi la alimenta in tutte le sue forme, sia se si manifesta nella costruzione di una sponda politica per le masse all’interno delle istituzioni, sia se si manifesta come delega a un capo di una lotta che fa da tramite con le istituzioni accentrando su di sé altra delega.

Questa piattaforma può rappresentare un esempio a livello nazionale di come le masse popolari possono imparare a dirigere parti della società ma anche di come un’amministrazione comunale o locale possa applicare le parti progressiste della Costituzione in rottura con il governo centrale e nella spinta alla costruzione di Amministrazioni Comunali d’Emergenza. Contribuendo, di fatto, all’unica alternativa di governo con cui fare fronte agli effetti più gravi della crisi: il Governo di Blocco Popolare.

Di seguito riportiamo uno dei brevi comunicati introduttivi che stanno accompagnando la presentazione della piattaforma.

***

I SOLDI CI SONO !

La vertenza “Non è vero che non ci sono i soldi” viene portata avanti da alcuni mesi dal comitato per il reddito minimo garantito assieme ad alcuni movimenti interessati alle varie vertenze sociali aperte.

Essa parte dalla scoperta dell’esistenza di un AVANZO LIBERO sul bilancio della città metropolitana di #Napoli, che, anche il sindaco #DeMagistris ha ammesso di essere intorno ai 550 milioni di Euro( bilanci 2015 e 2016).

Questo danaro è vincolato dalla esistenza dell’ obbligo europeo di #PAREGGIODIBILANCIO , che è persino presente in costituzione con l’art. 81.

Però vi è anche una sentenza della corte costituzionale -precisamente- la 275/2016 che in un conflitto giuridico tra regione Abruzzo e provincia di Pescara, da ragione alla seconda che chiedeva di fornire il servizio di trasporto scolastico per i disabili, mentre la regione ne poneva il taglio per obblighi di bilancio.

la sentenza dice ” è la garanzia dei diritti incomprimibili ad incidere sul bilancio, e non l’equilibrio di questo a condizionarne la doverosa erogazione.”

Quindi viene rafforzata l’idea che i soldi non possono restare vincolati ad obblighi di bilancio, se questi ledono i diritti fondamentali costituzionali previsti dagli articoli 1, 3 e 36 della costituzione.

Per questo motivo noi diciamo che, i soldi ci sono e vanno utilizzati per il lavoro, per il reddito minimo garantito, per la sanità, per l’istruzione, per il diritto all’abitare , per i servizi essenziali in genere.

Nel caso della vertenza metropolitana vogliamo utilizzare quel avanzo libero di cui sopra, o almeno in parte per :

1 #RedditoMinimoGarantito sperimentale di due anni

2 salvare il trasporto pubbico locale (CTP)

3 difesa delle partecipate e dei posti di lavoro.

4 difesa del diritto all’abitare

5 riassetto di uno stato sociale metropolitano che risponda alle necessità dei cittadini

e tanto altro ancora

Riteniamo necessario far sapere a tutta la cittadinanza l’esistenza di questa cifra importante, già solo nella Città metropolitana di Napoli, cercando di rompere quel muro di silenzio e facendo sorgere in tutta Italia la questione, come di fondamentale importanza strategica per una diversa maniera di vedere lo Stato Sociale.

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