Dalla piazza dei guerrafondai del 15 marzo: truppe cammellate, disinformazione e partecipanti critici

Rilanciamo a seguire un contributo arrivatoci da una delegazione di nostre compagne intervenute nella mobilitazione “Per l’Europa” del 15 marzo a Roma.

Questo scritto è utile per comprendere come i contenuti della piazza non coincidessero con gli intenti dei promotori sia perché buona parte della mobilitazione del PD e dei suoi cespugli era composta da “truppe cammellate” o addirittura gruppi ignari dei contenuti della piazza, sia perché gran parte della partecipazione era critica o comunque spinta dalla volontà di richiedere un’Europa diversa e l’opposizione alla guerra.

***

Il 15 marzo una delegazione del Partito dei Carc ha partecipato alla mobilitazione “Per l’Europa” indetta a Piazza del Popolo da Repubblica e altri pezzi del polo PD delle Larghe Intese. L’obiettivo del nostro intervento era fare inchiesta circa gli umori, la composizione e le tendenze di sinistra (non guerrafondaie e schierate con il riarmo della Ue) all’interno della piazza. A questo compito ci eravamo approcciate con l’idea che la corrente non guerrafondaia fosse una minoranza (la parte più avanzata) rispetto a una maggioranza fiduciosa nell’Unione Europea e “intruppata” nella propaganda guerrafondaia dei promotori. Ma non è stato proprio così. Spieghiamo il perché.

La composizione della piazza

Dopo le tante polemiche e divisioni di queste settimane la CGIL non era presente in grandi numeri. Erano circa in duecento, principalmente funzionari, dirigenti e militanti a loro legati. Sono stati compatti all’esterno della piazza, con banchetto per il referendum e bandiere della pace che distribuivano.

Dell’Anpi abbiamo visto solo il presidente, che è intervenuto dal palco, ma nella piazza non avevano bandiere né spezzoni riconoscibili. Su questo sicuramente ha avuto effetto la decisione dell’Anpi Roma di aderire e partecipare ufficialmente alla contromanifestazione di piazza Barberini.

C’erano poi PD e cespugli vari. Presenti con i dirigenti ma anche con una certa partecipazione della base. Quelli in carica stavano sotto il palco, mentre nella piazza c’erano Rosy Bindi, Nichi Vendola, Susanna Camusso, Nicola Fratoianni, Alfonso Pecoraro Scanio e altri. I fedayn della Ue e del riarmo erano gli esponenti di Movimento federalista europeo che erano quelli più attivi sotto al palco.

Il polo PD ha mobilitato, inoltre, anche quel tessuto di strutture come Acli, Legacoop e simili. Tra queste erano presenti giovani che dicevano di essere lì per servizio civile, ovvero che l’ACLI li aveva chiamati a essere in piazza in quanto volontari del servizio civile. Ci hanno detto che ce n’erano vari nella piazza. Chiaramente erano stati portati per fare numero ma non avevano idea del perché fossero lì. Stesso discorso per Legacoop.

Abbiamo poi parlato con un gruppo di immigrati e anche questi non sapevano chiaramente perché stavano lì. Erano inoltre presenti dei gruppi espressione dei paesi in cui è in atto uno scontro politico tra filo Eu e contrari all’Ue: ucraini (unici che nella piazza portavano parole d’ordine per il riarmo), bandiere georgiane e rumene.

Erano presenti due compagni del Partito Comunista dei Lavoratori (PCL) che volantinavano all’ingresso del recinto ricavato nella piazza. Titolo del volantino “Perché non aderiamo né partecipiamo a questa manifestazione”. Dal loro sito emerge che hanno fatto due volantini distinti uno per Piazza del Popolo e uno per piazza Barberini; il volantino distribuito a Piazza del Popolo “segna la nostra contrapposizione frontale ai processi di riarmo degli imperialismi europei, e dunque la nostra denuncia della grave scelta della burocrazia CGIL e di Sinistra Italiana di accodarsi (“criticamente”) al patriottismo europeista in armi. Una vergogna.” Nel volantino mettono al centro il discorso su qual è la classe sociale che si arma.

In generale la composizione di classe della base era principalmente di appartenenti alla funzione pubblica, scuola, bancari (le categorie della Cgil in piazza erano queste principalmente). L’età per lo più era alta, oltre i 50 anni, con alcune famiglie e pochi giovani.

Voci dalla piazza

All’interno della piazza abbiamo raccolto diverse voci, opinioni e interviste. Nell’ambito della Cgil, innanzitutto, abbiamo fatto interviste a 3 funzionari e 2 lavoratrici. Tutti i funzionari ci hanno detto di essere in piazza in maniera critica verso gli obiettivi dei promotori della piazza: contro il riarmo e la guerra e per affermare un’Europa di pace. Hanno detto che sarebbe stato sbagliato non esserci.

A domanda rispetto alle contestazioni della base e alla spaccatura sull’adesione alla piazza, si sono mostrati in difficoltà e sono rimasti sul vago, dicendo che era normale ci fosse una parte non d’accordo e che infatti loro erano lì in veste “critica”. Chiedendo se ci fossero lavoratori e cosa avessero fatto per portarceli, hanno risposto che con i lavoratori avevano parlato ma che non erano presenti.

Abbiamo fatto notare loro, attraverso le domande, che per cambiare l’Europa fosse necessario innanzitutto cambiare l’Italia e che per far questo una leva importante fosse proprio la campagna referendaria in atto. Le risposte erano orientate a schiacciare il discorso solo sul voto al prossimo referendum senza legarlo al coinvolgimento e alla mobilitazione dei lavoratori.

Le due lavoratrici di Bologna (Fisac, lavoratrici banca) hanno invece posto la questione riarmo. Dicevano che adesso il riarmo non è giusto, perché non è il momento e ci sono cose più urgenti in cui spendere tali risorse (facendo riferimento ad ambiente e alluvioni), ma che in futuro vicino forse ci sarà bisogno davvero del riarmo. Dicevano che stavano discutendo sulla questione e si interrogavano su cosa fare alla luce della terza guerra mondiale.

Gli elementi di base del PD presenti in piazza erano principalmente contro il riarmo. Chi pensava alla difesa europea la pensava in funzione anti Trump (più che Putin) e più favorevoli alle posizioni della Schlein. Sembrava fossero in piazza principalmente per la difesa dell’Europa dei diritti, come fosse in dubbio l’esistenza dell’Europa. Vedevano l’Europa come necessaria per difendersi dall’attacco ai diritti che viene dall’America. Infatti nella piazza, ma anche tantissimi degli interventi dal palco, facevano leva sulla Costituzione, sui diritti di civiltà dell’Europa e sul rifiuto dei confini.

L’Europa a cui facevano riferimento gli interventi era quella di Ventotene. Rispetto all’Europa nessuno la difendeva per come era. Tutti ci dicevano che l’Europa così non va bene, che ne serve un’altra e per quello erano lì. Molti denunciavano che c’è uno scollamento tra le azioni dell’Europa (verso la Grecia, Patto di stabilità, equiparazione comunismo-nazismo, ecc.) e i diritti che in teoria afferma.

Abbiamo intervistato Rita, una signora probabilmente base PD. È partita dicendo che non poteva non essere lì per Serra (grande intellettuale) ma parlando ha tirato fuori le contraddizioni dell’Europa (che non ha mai funzionato se non per il Covid – vedi Grecia, Palestina ecc. e approvazione Rearm Europe scavalcando il parlamento) e le critiche alla gestione della piazza (chiusa). Messa a conoscenza dell’esistenza di Piazza Barberini si è domandata se forse non dovesse invece essere in quella piazza.

Abbiamo poi intervistato il Forum delle diseguaglianze. Principalmente un forum di esponenti autorevoli, esperti e tecnici. Abbiamo parlato con Fabrizio Barca, PD ed ex ministro del governo Monti, che ha opposto alla sicurezza del RearmEurope e della guerra la necessità della sicurezza ambientale (contro alluvioni e eventi disastrosi) in ogni paese europeo. In qualche modo portava avanti la questione della sovranità, ma principalmente contro il protettorato Usa (non deve avere Musk il controllo dei dati del paese), facendo riferimento indiretto ai tecnici che nel paese ci sono.

Le contestazioni sono state due: una del Coordinamento nazionale No Nato e una degli studenti. Non erano visibili e udibili se non da chi nelle immediate vicinanze, infatti la piazza non se n’é accorta oltre ai pochi intorno. Gli studenti hanno provato a piazzare striscione enorme sotto il palco, ma sono stati allontanati con la scusa che coprivano la visuale e probabilmente dopo questo episodio hanno chiuso la piazza. Erano presenti poi singoli in tutta la piazza con cartelli più o meno contestatori.

Considerazioni finali

Nel complesso sembrava che i guerrafondai che hanno chiamato la mobilitazione abbiano dovuto nascondere l’intento e ricalibrare i contenuti della piazza, per via dello scollamento della base. Moltissimi si sono sentiti chiamati in causa dalla difesa dei diritti, della democrazia “europea” contro l’inciviltà americana, per gli Stati uniti d’Europa e la Costituzione.

Altri erano spinti dalla paura di tornare indietro e piombare in tempi bui. Il loro pensiero era rivolto all’imparare dalla seconda guerra mondiale ed evitare la guerra tra i paesi europei (infatti la questione dell’assenza di confini e della pace in ottica anti sovranismo-nazionalismo era preponderante). Questo nonostante i promotori non abbiano fatto leva sull’antifascismo padronale contro il governo Meloni.

Rispetto alla base presente nella piazza l’impressione finale che ne abbiamo ricavato è che la maggioranza dei presenti fossero in piazza “ma..”. Cioè che fossero nella piazza, ma non acriticamente: per affermare che l’Europa così come è non va bene. La maggioranza di quelli con cui abbiamo parlato sono contrari al piano RearmEurope e critici per la spesa militare.

Sembrava una manifestazione a difesa dell’esistenza dell’Europa, quasi come fosse quello il tema, ma con l’obiettivo di un’altra Europa. In virtù di questo, la nostra sensazione è stata che molti dei presenti nella piazza fossero lì per mancanza di un’alternativa, di un centro autorevole che desse una prospettiva diversa da quella data dai promotori.

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