Dalla Palestina a tutto il Medio Oriente

Gli imperialisti allargano il conflitto

I gruppi imperialisti Usa, con quelli sionisti ed europei, si dibattono in una lotta senza speranze per arrestare il loro declino. Per tenere in piedi il loro sistema di potere massacrano, bombardano, devastano interi paesi, gettando il mondo nel caos, in un processo che ci sta portando verso una nuova guerra mondiale.
Con la guerra per procura in Ucraina contro la Federazione Russa questo processo ha “messo una marcia in più”.
Con il massacro dei palestinesi perpetrato dai sionisti a Gaza ne ha messa un’altra. E ora continua ad accelerare, come su un piano inclinato. A tre mesi dall’inizio dell’invasione della Striscia, infatti, gli imperialisti stanno estendendo il conflitto a tutto il Medio Oriente.
L’esercito israeliano sta bombardando sistematicamente e sempre più in profondità il Libano; i sionisti, per bocca dei più alti rappresentanti del governo, minacciano apertamente un’invasione. Tanto che il 19 gennaio rappresentanti dell’amministrazione Usa hanno richiesto al governo italiano di intervenire militarmente nella zona, dove è presente il più grande contingente di truppe italiane all’estero.
Raid israeliani stanno colpendo sistematicamente anche in Siria, in particolare le postazioni iraniane. Ricordiamo che il 20 gennaio un missile ha ucciso quattro guardie rivoluzionarie, oltre a una decina di civili, a Damasco.
L’Iran ha accusato Israele e Usa di essere dietro l’attentato (ufficialmente, ma goffamente, “rivendicato” dall’Isis) che il 5 gennaio a Kerman ha ucciso 84 persone e ne ha ferite quasi 300. La risposta di Teheran non si è fatta attendere e il 16 gennaio dei missili a lungo raggio hanno distrutto una base del Mossad a Erbil, in Iraq.
Usa e Gran Bretagna hanno inviato navi nel Mar Rosso e sferrato attacchi su postazioni degli Houthi che, in solidarietà alla resistenza palestinese, a partire da novembre bloccano il transito alle navi israeliane e a tutte quelle dirette verso lo Stato sionista. In seguito all’acuirsi delle tensioni, diverse tra le più importanti compagnie di trasporto marittimo hanno sospeso la navigazione nel Mar Rosso e quindi attraverso il canale di Suez, da cui passa il 12% del commercio mondiale, creando le condizioni per una crisi del commercio internazionale.
Nel momento in cui scriviamo, anche l’Unione Europea si avvia a lanciare una sua missione militare nell’area, con Italia, Francia e Germania in testa nel promuovere l’intervento. Gli imperialisti aprono così un nuovo fronte di guerra.
Gli Houthi, per nulla intimoriti, hanno risposto agli attacchi e dichiarato che continueranno a fermare le navi che transitano verso Israele (e solo quelle) fino a che non cesserà il massacro a Gaza.

***

Gli Houthi sono una forza politica yemenita, caratterizzata da posizioni antimperialiste, nata agli inizi degli anni Novanta.
Nel 2011 il vento della primavera araba arriva in Yemen, con grandi proteste contro la povertà dilagante e l’asservimento del paese agli imperialisti Usa. Gli Houthi vi partecipano attivamente e diventano punto di riferimento per le manifestazioni di piazza che, a fronte della repressione del governo, si trasformano rapidamente in lotta armata. Nel 2015 prendono la capitale del paese e gli edifici governativi insediando un proprio governo, ma l’ex presidente Hadi riesce a mettersi in salvo.
Il paese resta diviso in due: la parte che affaccia sul Mar Rosso, con la capitale e le città più importanti sotto il comando degli Houthi e la parte est sotto il comando del deposto presidente Hadi, appoggiato dall’Arabia Saudita. Proprio quest’ultima, nel 2015, dà vita a una coalizione, formata da diversi altri paesi arabi e sostenuta da Usa, Francia e Gran Bretagna, che invade lo Yemen e attacca gli Houthi con l’obiettivo di riportare al potere Hadi.
Gli Houthi resistono e anzi si rafforzano e guadagnano consensi. Una tregua viene raggiunta però solo nel 2022.
Oggi di fatto gli Houthi rappresentano il legittimo governo dello Yemen, anche se gli imperialisti e i loro media continuano a chiamarli ribelli e terroristi e continuano a riconoscere il governo fantoccio di Hadi.

Israele denunciato per genocidio al Tribunale dell’Aja
Il 29 dicembre la Repubblica del Sud Africa (storicamente solidale con il popolo palestinese, legame che affonda le sue radici nel periodo della lotta all’apartheid) ha denunciato Israele presso il Tribunale internazionale dell’Aja con l’accusa di genocidio e ha presentato una mozione urgente per porre fine al massacro a Gaza. L’azione è stata sostenuta dai 57 paesi dell’Organizzazione per la cooperazione islamica, da oltre mille organizzazioni in tutto il mondo e da altri Stati come il Venezuela. Anche esponenti di governi di paesi europei, come la Spagna e il Belgio, si sono espressi a favore di questa denuncia. L’11 e il 12 gennaio si sono tenute le udienze pubbliche del processo, ma nel momento in cui scriviamo la Corte non si è ancora espressa (cosa che dovrebbe avvenire rapidamente, almeno per quanto riguarda la mozione urgente per porre immediatamente fine all’offensiva sionista). Proseguono infine in tutto il mondo, da Londra a Giacarta fino in Giappone, le mobilitazioni in solidarietà alla Palestina: i sionisti e i gruppi imperialisti Usa e Ue che li sostengono sono sempre più soli.

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