«Eravamo a cavallo degli anni Sessanta e Settanta.
Alcuni compagni del Consiglio di Fabbrica cercavano
di non limitarsi alla lotta sindacale e rivendicativa,

ma puntavano a cambiare la società!
Allora, esprimevamo non solo una visione delle relazioni industriali

o dei rapporti tra parti sociali in fabbrica,
ma puntavamo alla sovversione dei rapporti di forza nel Paese.
Sapevamo che migliorare stabilmente le condizioni

di vita e di lavoro della classe operaia
significava rovesciare i rapporti di proprietà della produzione.
Significava riorganizzare la società sulla base della proprietà collettiva
anziché sulla base della proprietà privata, che era all’origine dello sfruttamento

e, più in generale, dei mali della società».

Le interviste degli esponenti dei Consigli di Fabbrica degli anni Settanta sono istruttive. Raccontando la propria esperienza o ragionando sui motivi per cui l’esperienza dei CdF si è esaurita, pur senza dirlo esplicitamente, in vari fanno intravvedere la sostanza del problema: senza prendere in mano il governo del Paese ogni conquista è precaria, quando i padroni e le loro autorità non hanno avuto più il fiato sul collo del movimento comunista hanno iniziato a eliminarle una dopo l’altra.

Da quando ha ripreso in mano il dominio del mondo la borghesia imperialista ha fatto del mondo una roba da matti. Pandemia, guerra, cambiamento climatico; ci sono soldi per mandare armi in Ucraina, per il Ponte sullo Stretto, per i servizi al Vaticano, ma non per sistemare gli acquedotti che perdono acqua o far funzionare degnamente gli ospedali pubblici; il governo abolisce il Reddito di Cittadinanza mentre i capitalisti e i fondi speculativi chiudono o delocalizzano le aziende una dopo l’altra; fondi finanziari, banche e singoli speculatori hanno mano libera per scommettere sulle variazioni dei prezzi delle materie prime e delle derrate alimentari, sulle monete, sui titoli di Stato, sulle azioni (persino sulle future miniere di platino su Giove!), le loro scommesse hanno fatto salire i prezzi e scoppiare l’inflazione, per contenere l’inflazione le banche centrali hanno aumentato i tassi di interesse, l’aumento dei tassi di interessi sta mandando in tilt un certo numero di banche (da Silicon Valley Bank a Credit Suisse) e le autorità centrali le salvano inondandole di nuovi soldi (pubblici, presi dalle tasche dei lavoratori e dei pensionati) con cui banche, fondi di investimento e singoli speculatori possono continuare con le loro scommesse… Se non è roba da matti questa! Il guaio è che i padroni e i loro governi non sono in manicomio: comandano. Finché restiamo nelle loro mani subiamo le conseguenze delle loro azioni.

Tutto questo lo possiamo evitare, organizzandoci per togliere ai padroni la direzione del Paese e per riorganizzare le attività economiche e il resto delle attività sociali in modo confacente ai bisogni, ai migliori sentimenti e alle idee più avanzate delle masse popolari e chiamando tutti a partecipare a quest’opera.
Viviamo in un periodo in cui si fa la storia. Che ognuno ne sia consapevole e agisca di conseguenza. Non accontentiamoci di moltiplicare e rafforzare mobilitazioni e proteste. Siamo in grado di creare le condizioni perché gli organismi operai e popolari costituiscano un proprio governo d’emergenza, lo impongano alla borghesia e al clero e, a fronte della reazione di borghesia e clero alle misure che con esso gli organismi operai e popolari prenderanno, lo difendano fino a instaurare il socialismo. La nostra opera è difficile, perché la corrente contraria è forte, i nostri limiti sono ancora grandi e facciamo errori. Ma l’importante è imparare e avanzare, imparare a fare facendo, imparare a combattere combattendo, passo dopo passo, fino a vincere. Imparare anche dal passato, dove stanno le radici del nostro futuro!

Titolo: Consigli di fabbrica e nuovo potere. Imparare dal passato per costruire il futuro.
Autore: Autori vari
Anno: 2023
Pagine: 224 pp.
Formato: 240×170 mm
Prezzo: 15,00 euro
Collana: Prima ondata della rivoluzione proletaria e i primi paesi socialisti.
Editore: Edizioni Rapporti Sociali

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