Jessica Costanzo, eletta nel 2018 alla Camera, attualmente aderente alla componente parlamentare l’Alternativa c’è

Jessica, il nostro ragionamento inizia dal contenuto della Lettera aperta agli eletti del M5S ovunque collocati che stiamo facendo circolare con l’idea di aprire una discussione sul bilancio dei governi del M5S e dello stesso M5S. In quel testo, riassumo brevemente, cerchiamo di superare le ricostruzioni che imputano la parabola discendente del M5S al comportamento dei singoli del gruppo dirigente o al solo gruppo dirigente, in favore di una analisi che permetta di individuare le questioni politiche che stanno a monte. Ne abbiamo individuate in particolare tre che nella lettera sono ben spiegate: il legalitarismo, il conciliatorismo e il progressivo distacco dei portavoce dalla base. Cosa ne pensi, tenendo conto della tua esperienza?
Anzitutto credo che i tre aspetti che indicate siano correlati e l’analisi che fate sia chiara, lucida.
Posso fare molti esempi legati alla mia esperienza: ricordo molto bene che prima delle elezioni del 2018, quando io e molti come me eravamo ancora solo candidati, c’erano una sintonia e una sinergia che legava tutte le componenti del Movimento attivisti, candidati, portavoce senza particolari fratture. C’era unità di intenti e di visione delle cose e su molti temi c’era un accordo… completo.
Non nascondo che già all’epoca c’erano dei temi “scivolosi” su cui il M5S evitava di prendere una posizione chiara, a mio avviso sbagliando. Ad esempio sulla questione immigrazione, ma ne è un esempio anche la giravolta sull’Euro… L’ambizione era, evidentemente, voler accontentare tutti per fare incetta di consensi: una decisione che abbiamo pagato in seguito.
Quando abbiamo vinto le elezioni e poi abbiamo formato il governo, il Conte 1, le cose sono cambiate profondamente e velocemente: la sinergia e la sintonia, ma anche la visione sulle cose e il metodo di agire, sono stati condizionati dalla paura di scardinare il sistema, ma soprattutto dalla paura di essere accusati di non rispettare il contratto di governo con la Lega.
La smania ossessiva di rispettare le regole ha comportato che con la Lega, più che un contratto di governo, fosse stipulata una vera e propria alleanza a cui il M5S si è sottomesso. Cioè il M5S è diventato succube della Lega e degli accordi con la Lega.
Ecco, questo è il momento in cui è cambiato tutto: per la paura di rompere gli accordi con la Lega si è creata una prima spaccatura fra il gruppo dei neo eletti e quanti erano al secondo mandato o avevano incarichi di governo: ministri, sottosegretari, ecc.
Il contenuto della rottura stava nel fatto che i neo eletti erano quelli che avevano più spinta nell’attuazione del programma per cui il M5S ha vinto le elezioni, mentre gli altri avevano come obiettivo principale la salvaguardia dell’accordo con la Lega.
E’ chiaro che questo si è riversato sul rapporto con la base e i territori. Man mano che il M5S veniva meno alle promesse o che pure si percepiva nella base che le azioni dei portavoce fossero diverse dalle aspettative, lo scollamento aumentava. E il Movimento ha fatto poco o niente per evitarlo, anzi…

In che senso?
Intanto va sottolineato un atteggiamento sbagliato nel trattare le difficoltà. E’ stato via via più evidente che ci fossero problemi nel portare avanti punti anche identitari e fondamentali del M5S, ma le difficoltà non sono mai state trattate in modo chiaro. Il M5S ha sempre portato verso l’esterno un altro tipo di messaggio che puntava a presentare i risultati ottenuti come qualcosa che da solo bastasse, fosse sufficiente, per cui, in certo modo, bisognava accontentarsi. E’ stato fatto un grande racconto dell’opera del M5s al governo, ma mai un vero e proprio resoconto.
Va considerato che noi siamo andato al governo con anche una certa ingenuità. Abbiamo dato a intendere che bastasse fare le leggi, ma non avevamo chiaro che fare le leggi non basta: poi ci vogliono i decreti attuativi e si deve mettere in moto tutto un meccanismo ministeriale e amministrativo per dare gambe alla legge. Quindi il M5S si è trovato varie volte a presentate come vittoria l’approvazione di una legge i cui effetti però non si sono poi visti nella pratica, nella realtà.
Molte volte, poi, ho sentito rispondere a chi chiedeva conto dell’operato del M5S al governo che non era possibile entrare in dettagli per questioni di opportunità politica, di segretezza… Parliamoci chiaro: è vero che ci sono delle situazioni, soprattutto per quanto riguarda la parte governativa, l’operato dei ministri e dei sottosegretari, in cui la segretezza è obbligatoria, ma almeno dalla mia esperienza sono molto poche: usare il riserbo per non affrontare i problemi è stata una condotta che già squalificava il significato e il ruolo dei portavoce per come era sempre stato inteso e promosso.

Quale è stata la reazione della base e degli attivisti?
Ci sono stati fondamentalmente due tipi di reazioni. La parte della base più legata al percorso storico del Movimento ha in qualche modo giustificato l’attendismo dei portavoce e del governo con le classiche motivazioni: “sono appena arrivati”, “lasciamoli lavorare”, ecc., anche riconoscendo che ci fossero i famosi “accordi da rispettare” con la Lega. Un’altra parte, invece, anche nel caso in cui non poneva apertamente critiche, poneva dei grandi punti interrogativi e chiedeva conto dell’operato di portavoce e ministri. Ecco, è soprattutto a loro che veniva risposto “stiamo lavorando e non possiamo dirvi di più”…
Aggiungo un aspetto: se parto dalla mia esperienza, oggi mi trovo a criticare la condotta del M5S, ma mi sono anche chiesta varie volte “che cosa avrei fatto io se mi fossi trovata in ruoli di governo? Quanto sarei riuscita a fare di meglio”? E’ certamente facile criticare gli altri e non voglio limitarmi a questo ruolo: so però che avremmo dovuto affrontare i problemi in modo più trasparente e lavorare sui temi coinvolgendo la base e i territori, senza sciogliersi nelle istanze istituzionali…

Una frase che abbiamo sentito spesso, quando nel corso del tempo abbiamo avuto modo di confrontarci con portavoce del M5S, è stata la seguente: “vogliamo cambiare il paese, ma non ce lo lasciano fare”. Si lega un po’ a quello che dici “cosa avrei fatto io?” e riguarda proprio i motivi per cui fare un bilancio del ruolo del M5S al governo è così importante: non ripetere gli stessi errori. Fra gli errori che spiccano, a nostro avviso, c’è il fatto che il M5S, da quando ha vinto le elezioni nel 2018, si è sempre ben guardato dal chiamare gli attivisti e gli elettori alla mobilitazione…
Ma si certo! E’ proprio quell’atteggiamento sbagliato di cui parlavo prima: di fronte alle difficoltà nell’attuazione del programma, cercare di nascondersi e presentare le cose fatte come se potessero in qualche modo giustificare quelle che invece non erano state fatte, come se ci si potesse accontentare!
Poi di fondo c’è anche il fatto che anche il M5S ha alimentato delle aspettative sbagliate riguardo al funzionamento delle istituzioni: abbiamo avallato l’illusione che bastasse andare al governo per cambiare il paese! Invece abbiamo alimentato delle aspettative irrazionali senza poi avere effettivamente i mezzi per rispettarle…

Recentemente sei entrata nella componente Alternativa c’è, costituita da espulsi e fuoriusciti del M5S che si pongono l’obiettivo di riprendere il percorso originario del M5S. Va detto che con l’installazione di Draghi al governo è finita l’epoca della sola opposizione parlamentare in senso tradizionale. Che prospettiva vedi?
Si, ho aderito all’Alternativa c’è da pochi giorni. Prima di aderirvi, per mesi, ho cercato un confronto con il M5S poiché io sono stata espulsa dal gruppo parlamentare non dal Movimento. Beh, non ho ricevuto alcuna risposta né ho riscontrato disponibilità a trattare la questione, quindi ho fatto le mie scelte.
In Alternativa c’è ci sono persone serie che tengono la barra dritta sull’attuazione del programma del 2018. Certo, rispetto al 2018 ci sono varie differenze e maggiori difficoltà: una in particolare riguarda il fatto nel 2018 c’era rabbia e voglia di partecipazione, che il il M5S ha incanalato e attorno al programma, c’erano entusiasmo, partecipazione e aspettativa. Oggi invece, con la giravolta del M5S, in molte persone prevalgono la sfiducia, lo scetticismo e la delusione.
Questo crea particolari difficoltà, perché la gente è predisposta a dire “tanto siete tutti uguali”…
Siamo comunque decisi a tenere fede agli impegni che ci siamo presi quando ci siamo candidati nel 2018 e per cui siamo stati eletti e, insomma, può essere anche per molti di noi eletti nel M5S e poi passati all’Alternativa c’è questa sia la conclusione del percorso da portavoce, da eletti, ma con la nostra azione intendiamo riaffermare il principio della coerenza. Devo dire che abbiamo di fronte il grosso problema che riguarda la visibilità del nostro lavoro: possiamo fare mille comunicati stampa, ma non riusciamo ad arrivare all’opinione pubblica. Anche chi in passato aveva dato spazio e visibilità al cambiamento incarnato dal M5S oggi – forse sperando che il Movimento riprenda la sua strada originaria – vede l’Alternativa c’è come fumo negli occhi…

Secondo la tua esperienza, esiste ancora dentro il M5S una corrente insoddisfatta di stare al governo con Berlusconi, si sostenere il governo della Troika, di prendere parte attiva a quel sistema politico che per tanto tempo il M5S ha denunciato?
Io penso che la consapevolezza di dove sia andato a finire il M5S e il disagio per questa parabola esistano. Esistevano già da prima e in tanti hanno provato a sollevare il problema nelle riunioni fra portavoce, ad esempio. Ed è certo che continueranno ad esserci. Però credo anche che a un certo punto arriva il momento di fare delle scelte e prendersi delle responsabilità. Giusto pochi giorni fa parlavo con un collega parlamentare che è rimasto nel M5S e mi ha detto “abbiamo provato in tanti modi a cambiare il corso che il Movimento stava prendendo, ma non ci siamo riusciti”. Ecco, questo è un po’ un modo di adeguarsi!
Quindi, consapevolezza e disagio ci sono e ci saranno, ma penso anche che chi aveva la forza per ribellarsi o che comunque voleva rompere con l’andazzo dominante ha avuto già ben più di un’occasione per passare alla pratica… quindi non mi aspetto particolari sconvolgimenti.

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