Fare di ogni lotta spontanea una scuola di comunismo

Estendere e rafforzare la rete delle organizzazioni operaie e popolari e il loro coordinamento, elevare la loro azione e il loro ruolo

Nell’articolo Organizzarsi e lottare per vincere… si accenna alla campagna che il P.CARC sta conducendo per imparare a intervenire sulle organizzazioni operaie e popolari in modo che esse diventino coscientemente la forza che costituisce il Governo di Blocco Popolare e attraverso cui avanza la rivoluzione socialista. In questo articolo entriamo nel dettaglio del contenuto della campagna con l’esplicito obiettivo di raccogliere collaborazioni, sostegno, aiuto nel suo sviluppo da parte dei nostri lettori.

Cosa sono le lotte spontanee. Sono quelle lotte che le masse popolari conducono per difendere e migliorare le loro condizioni di vita e di lavoro, cioè le lotte che le masse popolari conducono per i loro interessi immediati. In esse rientrano
– sia le lotte rivendicative per strappare salari e condizioni di lavoro (e generali) migliori o per difendere diritti e conquiste (lotte rivendicative sindacali) oppure quelle per imporre leggi e misure a favore delle masse popolari o per contrastare leggi e misure che le danneggiano (lotte rivendicative politiche);
– sia le lotte di conquista in cui è prevalente l’atto di forza e l’azione autonoma dalla borghesia, dalle sue istituzioni e dal suo mercato: occupazione di case, immobili e terreni, non pagamento di imposte, ticket, bollette e multe, spese proletarie, autogestione (di aziende, di reparti di ospedali o di presidi sanitari, di scuole, di spazi occupati), ecc.
Oggi sia le une che le altre sono in larga misura lotte spontanee: si sviluppano sulla base della coscienza diffusa con cui le masse popolari si ritrovano, delle relazioni tra esse esistenti prodotte dalla loro collocazione sociale e dalla storia che hanno alle spalle, reagendo alle circostanze con i mezzi di cui dispongono. Man mano che si estenderà l’azione della Carovana del (nuovo)PCI per moltiplicarle, per dare ad esse un contenuto più ricco, per dare ad esse una prospettiva, queste lotte diventeranno sempre più attuazione di una linea e di un piano e quindi non più spontanee.

I contenuti e gli obiettivi della campagna. La rivoluzione socialista non avanza grazie alla sequenza di vittorie nelle lotte rivendicative (più conquiste si fanno e più la lotta diventa rivoluzionaria) e non esiste una qualche possibilità di “politicizzare le lotte spontanee”. Al socialismo si arriva quando le masse popolari organizzate dirigono la società al posto della borghesia imperialista secondo i loro interessi di classe e si arriva solo attraverso la rivoluzione socialista. Questa premessa chiarisce i contenuti e gli obiettivi della campagna Scuola di Comunismo:
a. Fare in modo che da ogni lotta spontanea a cui partecipiamo o che promuoviamo si formi e si consolidi un’organizzazione operaia o popolare che continui a esistere e operare indipendentemente dall’esito della singola battaglia da cui è nata. Questo significa che la costituzione di un organismo stabile, che opera con continuità e che mantiene il legame con la parte di lavoratori e masse popolari che si sono mobilitati è l’obiettivo di gran lunga superiore anche rispetto all’esito della singola lotta specifica. Nella lotta contro l’accordo sul CCNL dei metalmeccanici sono sorti organismi, anche piccoli o piccolissimi, che hanno sviluppato relazioni con organismi che già esistevano e sono più grandi e strutturati: questo risultato è più importante rispetto al fatto che gli operai non siano riusciti a respingere l’ipotesi di accordo, perché oggi, nella lotta contro l’attuazione di quel CCNL, nuove organizzazioni, per quanto embrionali, si uniscono alla lotta, contribuiscono a estendere la rete di operai organizzati in tutto il paese, si rivolgono a operai e lavoratori a cui in precedenza gli organismi esistenti, pure se più grandi e strutturati, non arrivavano, imparano dall’esperienza degli altri e portano la loro esperienza agli altri. Lo stesso principio è valido per gli organismi tematici (contro il razzismo, il fascismo, per l’applicazione della Costituzione, le lotte studentesche, ambientali) e per quelli territoriali;

b. Fare con chi è disponibile a farlo, il bilancio dell’esperienza. Le masse popolari imparano principalmente dall’esperienza pratica e il bilancio dell’esperienza è la principale via attraverso cui le masse popolari elevano la loro coscienza rispetto alla lotta di classe e al loro ruolo, rispetto alla loro forza e agli strumenti per farla valere contro gli interessi, le mosse e le manovre della classe dominante;

c. Individuare per ogni organismo le iniziative che – stanti le forze e le risorse intellettuali, morali e pratiche (uomini, conoscenze, relazioni, risorse finanziarie e mezzi di mobilitazione, di convinzione e di costrizione) di cui già dispone – è in grado di prendere e che accresceranno le sue forze e risorse e allargheranno e rafforzeranno la sua influenza e autorità; le persone che è in grado di reclutare; le relazioni che è in grado di sviluppare; gli appigli che il contesto presenta su cui è in grado di far leva e di cui è in grado di giovarsi; le brecce che il campo nemico presenta in cui è in grado di infiltrarsi e attraverso cui è in grado di irrompere e grazie alle quali è in grado di acuire le contraddizioni dei nemici; mobilitare la sinistra dell’organismo ad agire, a sfruttare le possibilità d’azione che abbiamo individuato e via via educarla a individuarle essa stessa; reclutare gli elementi migliori di ogni organismo e fornire a ognuno le conoscenze e i mezzi per crescere e diventare comunisti;

d. Avviare esperienze pilota di analisi di classe e analisi dell’apparato produttivo dal basso; significa conoscere zona per zona le principali attività produttive, il numero dei dipendenti, le forme spontanee della loro organizzazione (nelle aziende capitaliste, nelle aziende pubbliche e anche fuori dal posto di lavoro), per passare dall’astratto al concreto.

I lavoratori delle aziende capitaliste sono oggi in Italia sia come numero sia come percentuale della popolazione decisamente di più di quanti erano nel 1945 o nel 1950. Ma allora a nessuna persona di buon senso sarebbe venuto in mente di dire che la classe operaia non esisteva.
Nel 2011 (fonte: ISTAT- Censimento dell’industria e dei servizi) nel nostro paese c’erano circa 250 aziende capitaliste con più di 1000 operai, 670 con 500-999 operai, 2.000 con 250-499 operai, 1.200 con 200-249 operai, 7.300 con 100-199: in totale circa 11.420 aziende capitaliste. A queste vanno aggiunte le aziende pubbliche: sia quelle che producono merci, come Fincantieri, Finmeccanica, ecc., sia quelle che producono servizi pubblici: scuole, università, ospedali, ASL, agenzie dell’amministrazione pubblica, prigioni, caserme, ecc. Esse per molti aspetti possono avere un ruolo sociale e anche specificamente politico analogo a quello delle aziende capitaliste.
Gli operai oggi devono dirigere i proletari addetti ai mille piccoli lavori, spesso precari e frequentemente esuberi (disoccupati), spesso finti lavoratori autonomi e ‘imprenditori di se stessi’. Sono gran parte delle masse popolari che la classe operaia deve trascinare con sé a fare la rivoluzione socialista. Hanno preso il posto che nel 1945 o nel 1950 era occupato dai contadini poveri e medi e dai braccianti. Ma con il grande vantaggio, ai fini della loro mobilitazione a fare la rivoluzione socialista, che sono concentrati nelle zone urbane e meno sottoposti all’oscurantismo clericale, mentre i contadini erano dispersi nelle campagne e in ogni villaggio il curato era un’autorità civile come l’agrario, il campiere (o capo mafia) e il carabiniere, oltre a essere un’autorità morale e culturale. Ma allora nessun comunista avrebbe detto che la classe operaia non era in grado di mobilitare i contadini a fare la rivoluzione (…)” da La Voce del (nuovo)PCI n. 54, “Dice che non esiste più classe operaia chi in realtà è contro la rivoluzione socialista”.

Lotte spontanee e lotta politica rivoluzionaria. Imparare e insegnare la scienza della lotta politica rivoluzionaria è la sintesi di questa campagna. Le organizzazioni operaie e le organizzazioni popolari sono decisive nella costituzione del Governo di Blocco Popolare, sono la spina dorsale della governabilità dal basso del paese, combinano la forma e il contenuto della trasformazione delle masse popolari da classe oppressa a classe dirigente della società, cioè, in definitiva, il loro sviluppo è decisivo per la costruzione del nuovo potere, per l’avanzamento della rivoluzione socialista e per l’instaurazione del socialismo come in Russia lo furono i Soviet.

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