Nell’80° anniversario della vittoria della Resistenza sul nazifascismo, si pone con chiarezza e urgenza la necessità di una nuova liberazione del paese: non dalle armate naziste in camicia nera, ma dalla cricca di servi degli Usa e della Nato, dell’UE e dei sionisti, del Vaticano e delle organizzazioni criminali, dai capitalisti italiani e dai fondi di investimento stranieri che stanno spolpando il paese e fanno delle masse popolari carne da macello e da cannone.
La mobilitazione contro la terza guerra mondiale, così come quella contro la guerra di sterminio non dichiarata contro le masse popolari nel nostro paese, deve diventare un rivolo della più ampia lotta contro il governo Meloni e il suo programma di lacrime e sangue per lea classe operaia e il resto delle masse popolari del nostro paese.
Quanto più il governo Meloni procede nell’attuazione di tale programma, tanto più suscita la resistenza delle masse popolari. Lo sviluppo di questa resistenza va di pari passo con l’aumento della repressione e l’introduzione di leggi liberticide come l’ex DDL 1660, varato sotto forma di decreto legge dal Governo Meloni.
Il vortice di crisi, guerra e repressione in cui ci trascina la classe dominante si esprime nel nostro territorio con i progetti di ulteriore militarizzazione che relegano Pisa a un vero e proprio fortino di guerra per la presenza della base USA Camp Darby, i numerosi poligoni di tiro su tutto il perimetro, l’areoporto militare adiacente a quello civile, università di eccellenza riconosciute al mondo per i propri accordi con aziende a funzione bellica, l’introduzione di Forze Armate e apparati militari all’interno delle scuole, a cui si aggiungono il progetto NATO di ampliamento del canale Navicelli e quello di costruzione della nuova base militare per il reggimento Tuscania a San Piero e l’autodromo a Pontedera. Si traduce con l’acuirsi del processo di morte lenta delle aziende che ha visto le principali fabbriche del territorio estromesse dalla produzione con l’uso e abuso della Cassa Integrazioni per mesi interi negli ultimi periodi. Si riversa nelle condotte antisindacali e repressive perpetrate verso chiunque provi ad alzare la testa come accaduto alle operaie di Biancoforno, o lavoratori Amazon di Montacchiello. Significa peggiori condizioni in termini di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro come dimostrano gli ultimi gravi episodi di infortunio che si sono succeduti anche nel nostro territorio, tagli ai servizi essenziali come quelli all’assistenza specialistica e al personale vigili del fuoco. Porta a minare diritti fondamentali come quello alla salute come ne è esempio, di recente, che nel nostro ospedale di “eccellenza” sono stati negati trattamenti a pazienti oncologici per mancanza di medici. Si riflette nell’utilizzo arbitrario di misure repressive dispiegate come quella dell’istallazione della Zona Rossa nei pressi della stazione. A tutto ciò vi è già una risposta che impegna organizzazioni operaie e popolari, movimenti, organizzazioni sindacali e politiche a resistere agli effetti della crisi, opporsi allo stato di cose presenti e trovare soluzioni.
Quest’anno, in occasione dell’80°anniversario della Resistenza, si svolgeranno mobilitazioni in tutto il paese. Anche a Pisa verranno messe in campo molteplici iniziative. Come Partito dei CARC abbiamo lanciato, sin dal 4 aprile, la piazza “Per una nuova liberazione: fuori i guerrafondai dalla nazione!” (dalle ore 10:00 in piazza S. Caterina) con microfono aperto. Il fatto che in questi giorni (precisamente ieri 15 aprile) sia stato lanciato un corteo cittadino (vedi qui) per la giornata del 25 aprile lo giudichiamo estremamente positivo: è indicativo della necessità di incanalare il mal contento e la ribellione in attività che non riducano l’anniversario alle sole celebrazioni ma rappresentino momenti di riscossa e di protagonismo popolare! Al contempo evidenzia l’importanza di costruire anche sul nostro territorio, un fronte delle organizzazioni operaie, popolari, sindacali, delle forze politiche e che si battono contro le Larghe Intese e le loro politiche di macelleria sociale.
Cosa significa costruire un fronte, un Fronte anti Larghe Intese, che converga su obiettivi particolari e specifici come, in questo caso, promuovere un 25 aprile all’insegna della lotta contro il governo Meloni, contro le politiche dell’amministrazione di Pisa, contro la guerra e la repressione e PER costruire un movimento unitario, popolare e continuativo che operi nella nostra città per far fronte alla crisi? Cosa deve fare il fronte per andare in questa direzione? Sostanzialmente significa iniziare a mettere in sinergia e in concatenazione le mobilitazioni, le proteste, le lotte rivendicative che sono già in corso sul nostro territorio: fare in modo che una rafforzi l’altra, che una apra le porte all’altra. Significa unirsi su tutto quello che può vederci uniti e non su altro. Chi partecipa al fronte non dev’essere d’accordo su tutto, le singole realtà non devono abdicare alla loro identità, al loro piano d’azione. Il fronte dev’essere e può essere l’ambito che contribuisce allo sviluppo del movimento popolare contro il nemico comune: contro il governo Meloni, contro lo sviluppo della Terza Guerra Mondiale che certamente non possiamo affrontare pensando di contare ognuno sulle proprie forze. E’ in virtù di questo orientamento che abbiamo deciso di aderire al corteo “80 volte no guerra, no fascismo, no sionismo!” (concentramento ore 11:00, piazza Garibaldi) e chiamiamo le realtà promotrici e aderenti a prendere in considerazione di confluire nella piazza S. Caterina che abbiamo annunciato da tempo, costruendola insieme. Riteniamo poco auspicabile, politicamente, lo scenario di due piazze sullo stesso argomento e a poche centinaia di metri l’una dall’altra! Inoltre riteniamo importante dare un segnale: promuovere processi di convergenza in una fase in cui, per far fronte alla terza guerra mondiale in corso, alla crisi sistemica in cui siamo immersi, al continuo peggioramento delle condizioni di vita dei lavoratori e il resto delle masse popolari è necessario unire le forze sviluppando fronti comuni, popolari, progressisti e anti Larghe-Intese per dare alle mobilitazioni, alle proteste e alle rivendicazioni uno sbocco politico unitario.
Per noi la via d’uscita è imporre un Governo di Emergenza Popolare. Un governo che conferisca ai programmi e alle rivendicazioni delle organizzazioni operaie e popolari il valore e la forza di legge, che attui le parti più progressiste della nostra Costituzione, che rompa la sottomissione all’UE, agli USA e alla NATO, estirpando le oltre 116 basi militari USA e NATO che si trovano in Italia. Riteniamo che la strada per avanzare nella costruzione dell’alternativa che serve alle masse popolari non sia una prerogativa di un’organizzazione anzichè di un’altra: la critica, il confronto, l’unità in ogni caso e contesto è in cui è possibile sono ingredienti importanti per giungere a un risultato unitario. I comunisti hanno questa responsabilità. Dunque, pensiamo che condividere il 25 aprile possa essere anche un’occasione di confronto tra organizzazioni che hanno linee e proposte diverse sul che fare. Quindi ben venga: marciamo uniti anche se divisi e “Che cento fiori fioriscano, che cento scuole di pensiero gareggino”.
Coalizzare le forze operaie e popolari e fare del prossimo 25 Aprile una giornata di lotta e di liberazione: dalla NATO, dai sionisti, dai partiti e organismi fautori del riarmo dell’UE, dal governo Meloni!
P.CARC sez. Pisa