Diamo il foglio di via a Giani e Meloni!
Venerdì 14 marzo è stata una giornata nera per i nostri territori a partire dall’osceno teatrino mediatico messo in moto dal presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, dalla sindaca di Firenze Sara Funaro (PD) e da quello di Pisa, Michele Conti (Lega) che cercavano di mostrare quanto avessero il polso della situazione. Il governo Meloni si è limitato a un trafiletto di falsissima solidarietà sull’ANSA, a ulteriore dimostrazione che del destino delle masse popolari gli importa meno di niente. Le macchiette e marchette via social, le tute della protezione civile indegnamente indossate da questi personaggi e i messaggi “rassicuranti” si schiantano contro i fatti dell’alluvione in Mugello e nella Valdisieve, del centro di Sesto Fiorentino e nella provincia pisana.
La classe dominante, per cercare di giustificare quel misto di incapacità criminale e totale disinteresse a gestire ordinariamente la società (figuriamoci le emergenze), continua a spacciare tali eventi come “eccezionali”, ma non lo sono per due motivi: il primo è il loro ripetersi con frequenza sempre maggiore e quindi di eccezionale ormai hanno ben poco, il secondo è che le precipitazioni sono state certamente molto intense, ma “in linea” con quelle di altri disastri come l’alluvione del 1966 (fonte: Consorzio Lamma). Se pensiamo che il terreno cementificato solo nella Piana fiorentina all’epoca era circa il 30% in meno, si fa presto a immaginare cosa succederà se non si inverte quanto prima la rotta. Quindi che fare? La prima risposta la vediamo nelle squadre di volontari che sono già sul campo per i primi soccorsi e a spalare il fango, con la GKN che sta nuovamente tornando punto di riferimento per il territorio: l’ennesima dimostrazione della pubblica utilità di quella fabbrica. Anche stavolta, ci sono tantissimi studenti e giovani che si stanno mobilitando nelle squadre, alla faccia di coloro che li giudicano bamboccioni affogati nei mondi virtuali: quando le masse popolari hanno bisogno, loro rispondono! Il loro impegno va considerato nelle ore di messe a disposizione della collettività altro che alternanza mandarli a rischiare di farsi male in qualche officina!
Infine, c’è il Lavoro utile e dignitoso. Smottamenti, frane e allagamenti non sono frutto del destino, ma del sempre maggiore abbandono di boschi, campagne e città alla speculazione edilizia e alla cementificazione, territori abbandonati dai lavoratori che per campare sono costretti ad andare a farsi sfruttare nel turismo predatorio e al nero, nelle grandi opere spesso inutili e dannose e dai tempi infiniti come il sottoattraversamento TAV di Firenze o la pista di Peretola, che le larghe intese vogliono raddoppiare impermeabilizzando in modo micidiale la Piana.
Bisogna cacciare le Larghe Intese che sono al governo di questa regione e delle nostre città, loro sono i responsabili politici principali. Una buona occasione per farlo sono anche le prossime elezioni regionali creando un ampio fronte comune che raccolga e dia sbocco politico alle tante vertenze, lotte e organizzazioni popolari e di lavoratori già in movimento dall’Amiata alle Apuane, da Piombino ai crinali del Mugello: tutti territori già colpiti e ancora di più minacciati dallo sfruttamento indiscriminato e dalle speculazioni edilizie, minerarie e delle cosiddette “energie rinnovabili”, dallo smantellamento di interi settori produttivi come la siderurgia e l’Automotive.
Ci sono tante cose da fare: dobbiamo prendere in mano la situazione e imporre un governo che investa tutte le risorse necessarie, sia alla Regione toscana che a livello nazionale fino ai Comuni.
La bugia che “i soldi non ci sono” è del tutto smascherata dal piano di riarmo promosso dalla UE e sostenuto a spada tratta da quel PD che amministra la Toscana, che lo ha avallato al Consiglio Europeo. Quei soldi, che sono i nostri soldi e non certo i loro, devono prendere questa via e tanto meno questo avviene, tanto più ci dobbiamo adoperare per cacciarli tutti e imporre la governabilità che serve ai territori e a tutto il paese!
Approfittiamo delle mobilitazioni già indette dal Comitato No Comando NATO per il 4 e 5 aprile contro la guerra e la NATO (della cui fondazione il 4 aprile ricorrerà il 76° anniversario) per dare una spallata a Giani e Meloni, per avanzare nella direzione di sostituire questo governo con un governo di emergenza popolare che abbia la volontà e la forza di adottare tutte le misure necessarie alla tutela dei territori, dei servizi, dei posti di lavoro, che investa le risorse necessarie a rimettere in piedi il paese e non per la corsa al riarmo promossa da Von der Leyen e i suoi burattini!
Le sette misure del programma del Governo di Blocco Popolare
1. Assegnare a ogni azienda compiti produttivi utili e adatti alla sua natura, secondo un piano nazionale. Nessuna azienda deve essere chiusa.
2. Distribuire i prodotti alle famiglie e agli individui, alle aziende e a usi collettivi secondo piani e criteri chiari, universalmente noti e democraticamente decisi.
3. Assegnare a ogni individuo un lavoro socialmente utile e garantirgli, in cambio della sua scrupolosa esecuzione, le condizioni necessarie per una vita dignitosa e per la partecipazione alla gestione della società. Nessun lavoratore deve essere licenziato, a ogni adulto un lavoro utile e dignitoso, nessun individuo deve essere emarginato.
4. Eliminare attività e produzioni inutili o dannose, assegnando alle aziende coinvolte altri compiti.
5. Avviare la riorganizzazione di tutte le altre relazioni sociali in conformità alla nuova base produttiva e al nuovo sistema di distribuzione.
6. Stabilire relazioni di solidarietà e collaborazione o di scambio con gli altri paesi disposti a stabilirle con noi.
7. Epurare gli alti dirigenti della Pubblica Amministrazione che sabotano la trasformazione del paese, conformare le Forze dell’Ordine, le Forze Armate e i Servizi d’Informazione allo spirito democratico della Costituzione del 1948 e ripristinare la più ampia partecipazione dei cittadini alle attività militari a difesa del paese e a tutela dell’ordine pubblico.
Federazione Toscana del Partito dei CARC