Non si può essere marxisti – leninisti senza essere maoisti

Bicentenario della nascita di Marx

La crisi generale del capitalismo, entrata nella sua fase acuta e terminale nel 2008, spinge il mondo verso la guerra imperialista e rende impossibile la vita alle masse popolari. I tratti distintivi della situazione complessiva sono quelli stessi che Lenin indicava nel 1915 come qualificanti di “una situazione rivoluzionaria”. La principale differenza con quel periodo, ciò che determina che la situazione rivoluzionaria sbocchi nella rivoluzione socialista o meno, attiene alla forza del movimento comunista cosciente e organizzato, che oggi è ancora debole rispetto alle esigenze e ai compiti della situazione.

Prendendo spunto dalla ricorrenza del bicentenario della nascita di Marx, che ha acceso su vasta scala l’interesse per la sua figura e, probabilmente non a livello adeguato, per la sua opera, trattiamo in questo articolo un aspetto dirimente per tutti coloro che aspirano alla rinascita del movimento comunista e vi vogliono concorrere: parafrasando le conclusioni di Stalin in Principi del leninismo (“non si può essere marxisti senza essere leninisti” – 1924), affermiamo e poniamo alla discussione la tesi che non si può essere oggi marxisti-leninisti senza essere maoisti. E’ una sintesi comprensibile solo a patto di considerare la concezione comunista del mondo per ciò che è, una scienza (e questa è una delle basi del marxismo).

“Quali sono, in generale, i sintomi di una situazione rivoluzionaria? Certamente non sbagliamo indicando i tre sintomi principali seguenti: 1. l’impossibilità per le classi dominanti di conservare il loro dominio senza modificarne la forma; una qualche crisi negli ‘strati superiori’, una crisi nella politica della classe dominante che apre una fessura nella quale si incuneano il malcontento e l’indignazione delle classi oppresse. Per lo scoppio della rivoluzione non basta ordinariamente che ‘gli strati inferiori non vogliano’, ma occorre anche che gli ‘strati superiori non possano’ più vivere come per il passato; 2. un aggravamento, maggiore del solito, dell’angustia e della miseria delle classi oppresse; 3. in forza delle cause suddette, un rilevante aumento dell’attività delle masse, le quali, in un periodo ‘pacifico’ si lasciano depredare tranquillamente, ma in tempi burrascosi sono spinte, sia da tutto l’insieme della crisi, che dagli stessi ‘strati superiori’, ad un’azione storica indipendente.
Senza questi elementi oggettivi, indipendenti dalla volontà non soltanto di singoli gruppi e partiti, ma anche di singole classi, la rivoluzione – di regola – è impossibile. L’insieme di tutti questi cambiamenti obiettivi si chiama situazione rivoluzionaria” – da Il fallimento della II Internazionale – Lenin 1915

Il riconoscimento della necessità della rinascita del movimento comunista sta alla base dei tanti e continui appelli all’unità dei comunisti e dei tentativi di ricostruire un “vero partito comunista” che nel nostro paese si susseguono. Perseguire la via di “ricostruire il vecchio partito comunista” (o, genericamente, “il vero” partito comunista), tuttavia, è una strada senza sbocchi: tutti i vecchi partiti comunisti sono stati infiltrati, disgregati e dissolti ad opera della borghesia. Non per il tradimento dei dirigenti, ma perché la sinistra non ha saputo elaborare e attuare una linea che consentisse al movimento comunista di avanzare oltre i successi che la prima ondata della rivoluzione proletaria aveva ottenuto, una linea da opporre efficacemente a quella dei revisionisti moderni.

Ricostruire il partito comunista senza individuare e superare i limiti di concezione (ideologici) che caratterizzavano la sinistra del vecchio movimento comunista, è un’ambizione velleitaria. Solo partendo dal punto più alto raggiunto dall’elaborazione dell’esperienza della prima ondata della rivoluzione proletaria è possibile individuare quei limiti e superarli.

Molti marxisti del secondo millennio sono guidati da una concezione ben diversa da quella, scientifica, materialista-dialettica, che ha guidato Marx nell’analisi della società capitalista e nella sintesi che il comunismo è il futuro dell’umanità. Ma anche fra i marxisti dello scorso millennio (caratterizzato dalla vittoria della Rivoluzione d’Ottobre e dalla prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale che ha interessato tutto il mondo) solo Lenin e Stalin furono capaci di assimilare il marxismo e usarlo, il primo per guidare vittoriosamente la rivoluzione socialista e il secondo per costruire la società socialista.

Molti marxisti-leninisti del secondo millennio sono guidati da concezioni ben diverse rispetto a quella che ha guidato Lenin nella costruzione della rivoluzione socialista in Russia, ma anche fra i marxisti-leninisti dello scorso millennio, solo Mao Tse-Tung fu capace di elaborare una strategia organica della rivoluzione socialista e di individuare la lotta di classe che continuava in una società socialista.

La sintesi è che la scienza della lotta di classe, la concezione comunista del mondo, si evolve nella combinazione di due fattori: le condizioni oggettive in cui i comunisti promuovono la lotta di classe per il socialismo, il bilancio dell’esperienza pratica. L’aspetto dirigente rimane comunque la concezione del mondo con cui i comunisti analizzano  le condizioni oggettive, fanno il bilancio dell’esperienza e definiscono le linee di sviluppo della lotta di classe, fase per fase.

I marxisti-leninisti-maoisti del secondo millennio possono facilmente confutare tesi sbagliate di cui pure lo stesso Marx (ed Engels) era promotore, come quella che la rivoluzione scoppia come frutto di un movimento insurrezionale della classe operaia. Questa tesi è stata rigettata dallo stesso Engels  (Introduzione a Le lotte di classe in Francia dal 1848 al 1850 di K. Marx, 1895), ma è ancora in voga (sia come teoria, ma soprattutto come risvolto pratico, come metodo per l’azione) fra i marxisti-leninisti del secondo millennio.

Marx ha dato un contributo inestimabile, essenziale, al movimento comunista facendone scienza. Lenin fornendo i mezzi ideologici e organizzativi al movimento comunista cosciente e organizzato per condurre la rivoluzione socialista in modo vittorioso (la natura dell’imperialismo, la situazione rivoluzionaria in sviluppo, il ruolo e le caratteristiche del partito comunista, la fermezza strategica e la flessibilità tattica); Mao tse-Tung analizzando l’esperienza integrale che la prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale aveva sviluppato fino a quel punto e sintetizzandola al massimo grado in principi e criteri, sia per quanto attiene la costruzione della rivoluzione, sia per quanto attiene la costruzione del socialismo.

“Il passaggio dal marxismo-leninismo al marxismo-leninismo-maoismo è un salto di qualità. Quando si ha un salto di qualità, nel movimento comunista avviene una lotta tra la sua parte più avanzata e la sua parte più arretrata. La parte più avanzata afferma il carattere indispensabile del nuovo termine: quindi sottolinea ciò che è nuovo, afferma che il nuovo è principale e dirigente. La parte arretrata rifiuta o attenua la novità, cerca di ridurre il nuovo al vecchio, afferma che “il presunto nuovo è in realtà sbagliato”, oppure che “non c’è niente di sostanzialmente nuovo”, che “il nuovo è piccola cosa”. Ma il salto di qualità si realizza perché corrisponde alle esigenze pratiche, diventa teoria guida e poi pratica rivoluzionaria proprio tramite la lotta della parte avanzata contro la parte arretrata. La parte avanzata diventa in un primo tempo la guida del movimento comunista e in un secondo tempo il nuovo movimento comunista. La parte arretrata diventa in un primo tempo un elemento di freno del movimento comunista (interno al movimento comunista, un aspetto della lotta al suo interno tra il nuovo e il vecchio e tra il vero e il falso) e in un secondo tempo passa ad essere uno strumento della lotta della borghesia contro il movimento comunista” – da “L’ottava discriminante” – La Voce n. 9.

I sei apporti del maoismo
Il leninismo non fu “una negazione del marxismo (inteso in senso stretto), come sostenevano i suoi avversari che a volte opponevano a Lenin alcune frasi di Marx (“la lettera” del marxismo)”, ma “la filiazione necessaria del marxismo di fronte alla nuova fase e ai nuovi compiti del movimento comunista. Il marxismo se non generava il leninismo degenerava, si svuotava della sua vita rivoluzionaria, diventava prima un arnese inutile e sterile, poi un arnese utilizzabile dai nemici del movimento comunista” (“L’ottava discriminante” – La Voce n. 9), allo stesso modo il maoismo non è una negazione del marxismo-leninismo, ma il suo sviluppo e la sua prosecuzione. Il contributo di Mao tse-Tung alla scienza della rivoluzione socialista si sintetizza in sei punti (vedi: “L’ottava discriminante” – La Voce n. 10 e “ L’ottava discriminante e il sesto apporto” – La Voce n. 41):

  1. la strategia della Guerra Popolare Rivoluzionaria,
  2. le rivoluzioni di nuova democrazia,
  3. la lotta di classe nella società socialista,
  4. la linea di massa,
  5. la lotta tra le due linee nel partito,
  6. il partito comunista non è solo soggetto (promotore e dirigente) della rivoluzione socialista, ma anche oggetto della rivoluzione socialista; che ogni suo membro è non solo soggetto ma anche oggetto della rivoluzione socialista.

Il contributo della Carovana del (nuovo)PCI al marxismo-leninismo-maoismo
La Carovana del (nuovo)PCI ha condotto fin dalla sua nascita una battaglia ideologica nel movimento rivoluzionario nazionale e internazionale per affermare il marxismo-leninismo-maoismo come la superiore tappa del pensiero comunista e, usandolo, nel corso della sua storia ha apportato dei propri contributi per quanto attiene la rivoluzione socialista nei paesi imperialisti (un’opera inedita, non compiuta nel corso della prima ondata della rivoluzione proletaria mondiale). Essi, esposti nella rivista Rapporti Sociali (1985-2008), nella rivista La Voce del (nuovo)PCI (1999-in corso) e nel 2008 fissati in modo organico nel Manifesto Programma del (n)PCI, si riassumono nei seguenti punti:

  1. l’analisi sull’origine e sulla natura della crisi in corso (seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale);
  2. la suddivisione dell’epoca imperialista in tre fasi (1900-1945: prima crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale e prima ondata della rivoluzione proletaria iniziata con la Rivoluzione d’Ottobre; 1945-1975: fase di ripresa dell’accumulazione di capitale e dell’affermazione del revisionismo moderno; 1975: inizio della seconda crisi generale per sovrapproduzione assoluta di capitale e avvio della seconda ondata della rivoluzione proletaria);
  3. le basi economiche, le condizioni oggettive, che hanno permesso l’affermazione del revisionismo moderno nei primi paesi socialisti e nei partiti comunisti dei paesi imperialisti (ossia la fase di ripresa dell’accumulazione di capitale iniziata nel 1945 e conclusa nel 1975 con l’entrata del sistema capitalista nella seconda crisi generale);
  4. il carattere universale della strategia della Guerra Popolare Rivoluzionaria di Lunga Durata (tesi che già il Partito Comunista del Perù aveva indicato agli inizi degli anni ‘80);
  5. il regime vigente nei paesi imperialisti a partire dagli anni ‘20-’30 (il regime di controrivoluzione preventiva);
  6. la natura del regime vigente nel nostro paese dal 1945: la Repubblica Pontificia (imperialisti USA, Vaticano, Organizzazioni criminali e industriali);
  7. la necessità dell’esistenza di due partiti di comunisti che operano nel nostro paese (il (n)PCI e il P.CARC), entrambi funzionali alla strategia per la costruzione della rivoluzione socialista;
  8. la tattica del Governo di Blocco Popolare come strada per la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato e per la rivoluzione socialista nel nostro paese.

Conclusioni
Ai tanti compagni che cercano la strada per la rinascita del movimento comunista cosciente e organizzato e che si avvitano nel tentativo di incasellare la realtà di oggi nelle citazioni acritiche del passato e nei dogmi, facciamo presente che il marxismo-leninismo-maoismo ha dato risposte a molte delle problematiche che il marxismo-leninismo non aveva risolto; studiandolo, assimilandolo e applicandolo troveranno la strada per fare la rivoluzione socialista in un paese imperialista, un’opera che il vecchio movimento comunista non è riuscito a compiere. Percorrerla fino in fondo è l’obiettivo della Carovana del (nuovo)PCI.

“Quelli che oggi vogliono restare semplicemente marxisti-leninisti (…) Non riescono a venire a capo dei problemi che abbiamo di fronte, i loro discorsi sono giusti, ma insufficienti. Parlano ancora dell’infanzia ad un uomo che ha già i problemi dell’adolescenza. (…) È l’esame della fase politica che noi affrontiamo, dei compiti politici che i nuovi partiti comunisti devono assolvere che ci obbliga a concludere che i nuovi partiti comunisti non devono essere solo marxisti leninisti, ma marxisti-leninisti-maoisti” da “L’ottava discriminante” – La Voce n. 9

Le tesi espresse in questo articolo sono una sintesi parziale di quelle che la Carovana del (nuovo)PCI ha trattato e affermato nella sua ricca letteratura. Indichiamo di seguito alcuni dei testi principali utilizzati per la stesura di questo articolo: “L’ottava discriminante” – La Voce n. 9; “L’ottava discriminante” – La Voce n. 10; “L’ottava discriminante e il sesto apporto” – La Voce n. 41.
Un testo che approfondisce i limiti della sinistra del vecchio movimento comunista nei paesi imperialisti è “Pietro Secchia e due importanti lezioni” – La Voce n. 26.
Per una sintesi della concezione del mondo che guida il (nuovo)PCI e la sua Carovana, dell’analisi, della strategia e della linea per fare dell’Italia un nuovo paese socialista rimandiamo a Il Manifesto Programma  del (nuovo)PCI – Ed. Rapporti Sociali (2008), 320 pagine. Tutto il materiale indicato è a disposizione sul sito del (nuovo)PCI (http://www.nuovopci.it), il formato cartaceo può essere richiesto ai recapiti nazionali e locali del P.CARC.

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