Riforma della Costituzione e politica rivoluzionaria per gli operai e le masse popolari

Riformare la costituzione è interesse della classe dominante: lo disse chiaramente nel 2012 la JP Morgan (“troppo antifascista”), lo ricordano oggi in campagna referendaria l’ambasciatore USA, la Merkel, Marchionne, giornali, opinionisti e leccapiedi della borghesia imperialista. Con la propaganda catastrofista (“se vince il NO le ripercussioni saranno tremende per tutto l’assetto politico italiano ed europeo”) cercano di far diventare la riforma costituzionale interesse delle masse popolari (“siamo tutti sulla stessa barca “), come se fosse interesse delle masse popolari mantenere l’assetto politico così come è (una melma) o se non potessero fare altro che affidarsi alla classe dominante per cambiarlo.

E’ pur vero che difendere la Costituzione così come è e per farne ciò che fino ad oggi è stato fatto dai vertici della Repubblica Pontificia della sua parte progressista e democratica, nemmeno questo è interesse dei lavoratori e delle masse popolari. Perchè dovrebbero difendere un guscio vuoto?

Se molti operai, lavoratori, elementi delle masse popolari non rispondono con entusiasmo all’appello a difendere la Costituzione, non sono loro che se ne fregano, è chi lancia l’appello che o non ha ancora capito che le masse popolari non hanno interesse e volontà di tenere le cose come sono andate fino ad oggi e come stanno ancora andando oppure fanno i finti tonti e giocano al ribasso, chi per dimostrare che le masse popolari sono “pecoroni apatici” – lo fanno i radical chic della sinistra borghese – chi perché cerca in qualche modo di usare le masse popolari come massa di manovra – le vogliono svegliare, ma non troppo, le vogliono attivare, ma non fino in fondo…. Solo quello che basta ai loro interessi di bottega.

Dunque il 4 dicembre Renzi ha deciso che si voterà per il referendum costituzionale. Da quando scriviamo alla data del voto mancano circa 2 mesi. Come impiegarli? A fare propaganda per il NO? A Cercare di convincere qualcuno che la Costituzione va difesa perché altrimenti viene intaccata la democrazia? Ma perchè, da quanto è intaccata la democrazia senza che la Costituzione fosse apertamente manomessa, ma semplicemente violandone e omettendone le parti progressiste?

Ricapitoliamo: votare SI’ al referendum costituzionale è nell’interesse della JP Morgan, di Marchionne, degli imperialisti USA e degli imperialisti UE. Perciò è nell’interesse di Renzi e della sua cricca. Limitarsi a votare NO per difendere la Costituzione, però, non è neppure quello negli interessi della classe operaia e delle masse popolari. Cioè non basta schierarsi contro in una campagna di opinione. Applicare la parte progressista e democratica della Costituzione, imporla dal basso con la mobilitazione alle autorità e istituzioni della Repubblica Pontificia, invece, è pienamente negli interessi immediati e di prospettiva della classe operaia e delle masse popolari. E’ nei loro interessi immediati, perché si tratta di mobilitarsi per far rispettare esattamente quei diritti che permetterebbero alle masse popolari di stare a galla di fronte agli effetti della crisi, che invece le investono e le travolgono (lavoro, diritto alla casa, all’istruzione, alla sanità, sovranità nazionale e divieto di interventi militari, requisizione di proprietà private che non hanno finalità di utilità sociale, ecc.) che unilateralmente le autorità borghesi insabbiano, omettono, dimenticano. Un esempio pratico? La Costituzione, in qualità di sintesi del compromesso politico fra la forza del movimento comunista cosciente e organizzato che aveva sconfitto il fascismo e il nazismo e il potere del Vaticano e dei capitalisti, sancito dall’occupazione militare USA del paese, racchiude una miriade di contraddizioni. Ad esempio riconosce e sancisce tutta una serie di diritti che se fossero perseguiti sistematicamente (come la Carta recita) tenderebbero la società verso il socialismo e ne riconosce altri esattamente opposti che inchiodano la società al regime capitalista. Il diritto alla libertà di impresa e alla proprietà privata sono in aperta contraddizione con il diritto a un lavoro utile e dignitoso e a un salario adeguato a garantire una vita dignitosa. Nessun tribunale della Repubblica Pontificia perseguirà un padrone (Marchionne!) perché viola la Costituzione. Nessuna autorità impedirà mai, con ogni mezzo, la chiusura di un’azienda e la delocalizzazione della produzione. Eppure è un diritto costituzionale che quegli operai lì impiegati continuino a lavorare. Se non lo fa il tribunale, se non lo fanno le autorità e istituzioni borghesi, lo devono fare gli operai e i lavoratori stessi! Applicare la Costituzione, dal basso, attraverso le lotte per attuare nella pratica quei diritti sanciti e stracciati al tempo stesso.

Basta questo per far fronte alla crisi? Per invertire il senso delle cose? Non scherziamo! Per applicare sistematicamente e su ampia scala la parte democratica della Costituzione serve un governo deciso a farlo, il Governo di Blocco Popolare (GBP), che nelle sei misure immediate che qualificano il suo programma assume i principali diritti costituzionali come guida e obiettivo della sua azione.

La relazione fra l’applicazione dal basso della parte democratica e progressista della Costituzione da parte delle organizzazioni operaie e popolari e l’applicazione su vasta scala della Costituzione ad opera del GBP è la seguente: la prima è campo e ambito di mobilitazione, organizzazione, lotta, esperienza attraverso cui le masse popolari (classe operaia in testa) fanno la loro politica, perseguendo i loro interessi, definendoli via via meglio, più chiaramente e distintamente e contrapponendoli a quelli della classe dominante. E’ un processo pratico che non avviene in un indeterminato futuro, avviene qui e oggi, in questa campagna referendaria in modo da farne la mobilitazione attraverso cui costituire il GBP. Altro aspetto della relazione è che, e si tratta adesso degli interessi di prospettiva della classe operaia, dei lavoratori e delle masse popolari, questa esperienza pratica dimostrerà, più di mille parole, che la Costituzione va cambiata, sì, ma nei loro interessi: eliminare le parti, i principi e la concezione borghese che la permea e la caratterizza per scriverne nuove parti adeguate al processo che la società sta compiendo e compirà compiutamente e più speditamente man mano che avanza verso il socialismo.

Socialismo, che c’entra con la Costituzione? Ogni “riforma” è espressione del rapporto fra le classi in un dato momento e dell’interesse della classe in quel momento dominante. Oggi la riforma della Costituzione è promossa dalla borghesia imperialista e dal suo clero. La riforma che è negli interessi della classe operaia e delle masse popolari non può avvenire per referendum, non trova grandi parrucconi o prezzolati opinionisti a sostenerla. Va fatta con la rivoluzione socialista di cui quelle stesse classe operaia e masse popolari, protagoniste dell’applicazione dal basso della parte progressista della Costituzione, colonna portante della mobilitazione per la costituzione del GBP e spina dorsale del GBP stesso, sono protagoniste.

fca-no22 settembre 2016 – Nasce il Comitato lavoratrici e lavoratori FCA per il NO!

Si è costituito il comitato di lavoratrici e lavoratori degli stabilimenti italiani FCA per il no alla riforma costituzionale, tanto voluta da Renzi, dall’Europa e dagli speculatori industriali.

Abbiamo pensato di far sentire la nostra voce su un tema importante, che ci vede coinvolti come cittadini di questo Paese, sempre più governato da persone che nulla hanno a che fare con l’identità storica di tutti noi. Per questo motivo abbiamo deciso di far partire questo appello, con la sottoscrizione di tutti i colleghi FCA, perché sentiamo la necessità e il dovere di difendere la nostra storia ma soprattutto la carta costituzionale messa in discussione da chi già adesso ne fa un uso improprio per interessi personali.

Difendiamo la costituzione e onoriamo in questo modo la memoria di chi per donarla a noi ha rinunciato in battaglia alla propria vita.

In poche ore sono già tante le adesioni arrivate dai diversi siti dislocati sul territorio nazionale. Invitiamo tutti i lavoratori FCA a firmare l’appello.

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